Mauro Icardi è sicuramente un giocatore molto importante per la rinascita dell’Inter targata Roberto Mancini. Il calciatore argentino ha presentato il derby di domenica sera ai microfoni di Sky Sport 24: “Sarà una partita speciale, però penso che sia una partita come le altre del nostro campionato. Se vinci una gara prendi tre punti, altrimenti sono zero. Anche se giochi con l’ultima squadra in classifica è lo stesso. E’ ovvio che vuoi vincerlo un derby e sei più nervoso. Sarà la prima partita di Mancini e sarà importante. Stiamo lavorando più sul lavoro di squadra che sul lavoro personale. Stiamo curando bene la fase difensiva, attiva come squadra tutti insieme. Non abbiamo lavorato mai singolarmente. Dobbiamo stare molto calmi per arrivare alla partita concentrati e poi in campo quello che succede succede”.
E’ Bobo Vieri il protagonista assoluto delle cronache calcistiche di oggi. L’ex stella di Inter, Milan e Juventus ha rilasciato una splendida intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, in cui si è soffermato in particolare con il suo rapporto quasi di amore e odio nei confronti della maglia dell’Inter e di Massimo Moratti. Secondo Vieri la vicenda si è chiusa in maniera negativa, complice quelle famose intercettazioni: «È davvero un peccato che sia finita in un determinato modo. Amavo l’Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. Agli allenamenti ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. Sono stato il bomber più prolifico dell’era Moratti. Però, mi dicevano: vai in campo, resta lì davanti anche fermo, che per noi va bene così. E io accettavo, perché ci tenevo davvero, anche a costo di fare figure di m***…». E ancora: «Il rapporto con Moratti? Era speciale, forte, decisamente forte. Ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche alle 3 del mattino, ci confrontavamo su ogni cosa. Mi faceva sentire uno di famiglia. Insomma, stavo bene professionalmente e umanamente, e davo ogni mia energia per la squadra. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi…». Il rammarico più grande di Vieri, oltre ad aver saltato il mondiale del 2006, è stata la Champions League del 2003, quella della famosa semifinale contro il Milan chiusasi con il doppio pareggio: «Nel 2003 in Champions segnai i due goal qualificazione contro il Valencia, – ha ricordato Vieri – poi proprio al Mestalla mi feci male al ginocchio e addio doppia sfida col Milan. Ancora oggi non perdono Materazzi e Carew: mi cascarono addosso e mi ruppero. Incredibile, infortunio assurdo. Eravamo maturi per quella Coppa e io stavo benissimo. Potevamo vincerla». Un periodo fantastico quello all’Inter, vissuto anche a fianco di Ronaldo: «Ancora oggi mi arrivano su Twitter foto di me e Ronaldo insieme. Che tempi! Ecco, uno dei grandi rimpianti è non aver giocato più a lungo assieme al Fenomeno. Eravamo i più forti, e che attesa c’era attorno a noi. Mi ricordo Inter-Verona, arrivammo allo stadio un’ora e mezza prima, eppure dentro c’erano già 85.000 persone che urlavano il nostro nome. Roba da brividi, impossibile da spiegare. Comunque, di una cosa vado fiero: ho dato davvero ogni energia per quella gente». Vieri non ha comunque rancore: «Ne ho sentite dire tante in giro, ma io non potrei mai odiare l’Inter, questo sia chiaro a tutti. È impossibile, sono stati i miei migliori anni, mi sono spaccato per quella maglia, ho segnato quasi un goal a partita, ho sofferto, gioito e provato emozioni che non ho mai più avvertito da altre parti. E tutto ciò nonostante le poche vittorie. Quelle emozioni erano uniche, perché vissute in simbiosi coi tifosi». In chiusura un commento anche sul Milan, squadra in cui lo stesso Vieri ha giocato una sola stagione dopo l’addio all’Inter in scadenza: «Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio, e ringrazio in particolare Alessandro Spagnolo, Mauro Tavola e Flavio Farè».