Il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, ha parlato nuovamente della questione relativa alla flessibilità in uscita dal mondo del lavoro rimarcando come sia un aspetto focale, utile anche per risolvere il problema del lavoro nei giovani. Damiano in una recente intervista ha sottolineato come: “Il Governo se vuole contribuire a risolvere il problema dell’occupazione dei giovani, deve affrontare il tema della flessibilità del sistema pensionistico.
Anticipare l’uscita del lavoro a partire da 62 anni, contribuisce allo svecchiamento delle aziende e, con il turnover, a favorire l’ingresso delle giovani generazioni nel mondo del lavoro”. Le parole di Damiano sono state pronunciate per commentare il risultato di un sondaggio secondo il quale per il 66% degli italiani il lavoro sia tema fondamentale anche nel 2016.
Chiaro che le parole di Boeri sulla riforma delle pensioni hanno avuto ieri un effetto devastante quasi sull’intero apparato di comunicazione e dentro alla società italiana che su questo tema si “scalda” in un amen anche e soprattutto per motivi ragionevoli. La riforma delle pensioni è necessaria da anni ma non riuscire a trovare un accordo o peggio una modalità per non tagliare con le cesoie le già esigue pensioni di molti italiani fa restare la situazione da anni in uno stallo. Boeri ieri nell’intervista che riportiamo in stralci qua sotto tratta da SkyTg2 ha lanciato l’ipotesi molto caldeggiata dall’Inps che tra l’altro lui stesso dirige per cui ci dovrà essere una decisione sulle pensioni anticipate. Il vero punto che ancora però non si riesce a chiarire è la questioni assegni: si andrà in pensione prima ma con dei pagamenti esigui? Secondo Boeri scardinare ora la riforma Fornero avrebbe effetti negativi nell’immediato ma a lungo andare non ci sarebbe una ulteriore ricaduta negativa.
Flessibilizzare il pensionamento con una penalizzazione commisurata all’anticipo rispetto alla data di uscita dal lavoro prevista è il vero sogno di Boeri, commentano anche i colleghi de Il Giornale questa mattina. Il piano prevede tagli a vitalizi e pensioni sopra gli 80mila euro all’anno e progressivamente un ricalcolo con il sistema contributivo di tutte le pensioni, ma rimane il nodo degli assegni bassi o quantomeno più bassi di adesso. Si troverà una quadra?
Molto ricca l’intervista di Tito Boeri, presidente del Inps sul tema riforma pensioni 2016: ogni giorno presenta alcune novità e possibili idee su come affrontare forse il vero problema nazionale assieme a quello, tra l’altro collegato, del lavoro. Durante il dialogo con Maria Latella ieri a Sky Tg24 , il presidente Inps ha elogiato il governo sul Jobs Act ma d’altro canto ha sottolineato che non basta con la grave emergenza povertà, specie tra gli over 55: «Se è vero che il lavoro per i giovani deve essere una priorità, e il Jobs Act su questo è promosso e avrà buoni effetti in futuro, dall’altra ci sono persone che prendono una pensione da 5mila/6mila euro al mese e questo dice che quel meccanismo non funziona bene. In Italia manca un sistema di assistenza sociale di base come negli altri Paesi». Alla domanda poi in conclusione che viene posta a Boeri sulle famose buste arancioni che ancora non sono arrivate nelle caselle degli italiani, ha risposto così: «C’era un emendamento nella Legge di Stabilità che per due volte è stato eliminato e che avrebbero invece dato un semplice spostamento di risorse Inps alla voce spese postali, voci dicono che sia stato fatto perché noi abbiamo proposto di tagliare i vitalizi e se fosse vero sarebbe un fatto gravissimo».
Con la riforma delle pensioni, l’Italia è costantemente sottoposta al giudizio pressante dell’Unione Europea, come per le altre riforme principali di questo Paese, da quella del lavoro alla tanto discussa Legge di Stabilità. In una intervista oggi a Maria Latella su Sky Tg24 ha parlato Tito Boeri che ha rivelato un’anticipazione interessante su possibili modalità di riformare l’intera struttura delle pensioni in Italia, forse il tema più delicato di tutti. «Si potrebbe ottenere dall’Unione Europea quella flessibilità necessaria per poi poterla usare in un altro modo, ovvero per favorire pensionamenti anticipati, così da liberare finalmente spazi al lavoro dei giovani». Così è intervenuto il presidente di Inps, Tito Boeri, che ha inoltre sottolineato che l’emergenza italiana, oltre all’occupazione giovanile, è la povertà e la situazione degli over 55 che perdono lavoro. La Latella poi gli ha rivolto la domanda sul mancato invio da parte dell’istituto di previdenza delle famose “buste arancioni” ovvero quelle con l’estratto contro sulla pensione futura, così ha risposto Boeri, allargando le braccia: «per due volte è stato cancellato in extremis un emendamento alla Legge di Stabilità che consentiva di spostare risorse Inps e destinarle proprio alle spese postali necessarie».
La questione della riforma pensioni in questo anno ma come negli altri rimane il nodo forse più spinoso all’interno della legge diatriba politica. Da noi la questione sicuramente non è risolta ed ogni giorno, come vi documentiamo, gli aggiornamenti e le notizie sono numerose e trattano, dalla Riforma Fornero in poi, la possibilità per le pensioni attuali e sopratutto per quelli degli anni a venire, vero problema sul campo. Bene, ma l’Italia non è certamente l’unica con un problema del genere e guardando agli ultimi aggiornamenti dalla Grecia di certo le notizie non sono buonissime. Negli ultimi giorni il premier Alexis Tsipras ha dovuto effettuare una nuova riforma delle pensioni che prevede tagli dal 15 al 30% di tutti i futuri assegni: la proposta del governo greco, a pochi mesi dal rischio fallimento e default che ha tenuto l’Europa sotto scacco per vario tempo, prevede una massimale mensile di 2300 euro ed un limite di 3mila per chi somma più di un trattamento. Le parole del portavoce del premier, Olga Gerovassili, non sono certo rassicuranti: “stiamo cercando di evitare il collasso”, ma il problema è che questa sforbiciata potrebbe generare ulteriore disoccupazione come già in molti accusano dalla Grecia.
Dal 1° gennaio è scattata una novità per i pensionati forse sfuggita ai più, ma ricordata dall’Inps con un messaggio del 5 gennaio. In pratica sono cambiati i tassi soglia Taeg da utilizzare per i prestiti con cessione del quinto della pensione fino al 31 marzo 2016. Questo in seguito all’indicazione di fine dicembre, da parte del ministero dell’Economia e delle finanze, dei tassi effettivi globali medi (Tegm) praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari. L’Inps ha quindi ricordato che per importi fino a 5.000 euro il tasso medio dei prestiti contro cessione del quinto dello stipendio e della pensione è del 12,2%, mentre il tasso di soglia usura al 19,25%. Per gli importi oltre i 5.000 euro, invece, il tasso medio è del 10,99% e il tasso soglia usura del 17,7375%.
Da ciò derivano i tassi soglia Taeg da utilizzare per i prestiti con cessione del quinto della pensione, suddivisi per classi di età dei richiedenti (intesa a fine piano) e somma erogata. Cominciamo dai pensionati con meno di 59 anni: il tasso soglia Taeg è del 9,09% per importi fino a 5.000 euro, mentre diventa dell’8,71% in caso di importo superiore. Per chi ha tra i 60 e i 69 anni, il tasso soglia è del 10,69% fino a 5.000 euro e 10,31% sopra tale importo. Infine, per la fascia 70-79 anni, i tassi sono rispettivamente 13,29% e 12,91%.