«La proposta che il Forum delle associazioni familiari ha presentato è l’esito di un lavoro lungo un anno e mezzo, un progetto sul tema della conciliazione famiglia-lavoro che ultimamente abbiamo voluto accelerare per poter in qualche modo intercettare le linee culturali della riforma del mercato del lavoro che si è discussa in questa settimana nel Paese». Il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, descrive in questa intervista il documento presentato la scorsa settimana nella sala stampa della Camera. Si tratta di uno dei quattro pilastri della “vertenza famiglia” (insieme al sistema fiscale, welfare e scuola), con cui viene chiesto alle istituzioni un coerente impegno a sostegno di una seria politica familiare. «Lo spirito di fondo che guida questa proposta – ci spiega Belletti – è che nessuna riforma del mercato del lavoro sarà equa ed efficace se non incorpora come linea strategica la relazione tra famiglia e lavoro, e in particolare il tema della conciliazione. Crediamo che tutte le riflessioni svolte in questi mesi abbiano dimenticato che l’esperienza lavorativa è qualificata dalla dimensione familiare, quindi in principio la nostra attenzione era particolarmente rivolta a introdurre un elemento di qualificazione delle politiche aziendali. Questo riguarda certamente la gestione delle risorse umane, ma anche quella ricerca di nuovi modelli di welfare aziendali che un poco alla volta stanno crescendo e che potrebbero costituire un welfare plurale a livello decentrato. Siamo quindi entrati in sintonia con questa logica di una contrattazione sempre più decentrata, sempre più vicina ai luoghi di lavoro, che quindi non blindi il tutto con meccanismi rigidi a livello nazionale».
Entriamo quindi nel dettaglio del documento presentato, e vediamo che «la proposta è costituita essenzialmente da due capisaldi: il primo è l’istituzione di un fondo paritetico integrativo di misure per la conciliazione; si tratta di un fondo volontario con cui, a partire da contributi dei lavoratori, dei datori di lavoro e da agevolazioni fiscali, è possibile ampliare le opportunità di conciliazione e sostenere strumenti di flessibilità ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla legge». Il secondo caposaldo su cui si basa la proposta, continua a spiegarci Belletti, è «la valorizzazione del part time: si tratta di una sollecitazione che riguarda anche le forze sindacali, che troppo spesso considerano questo strumento penalizzante nei confronti dei lavoratori. Credo che oggi il part time possa essere uno strumento strategico per dare flessibilità, anche sulla scorta di altri paesi europei, come l’Olanda, dove viene utilizzato dal 75% delle donne che lavorano. Il part time non è un binario morto, non è l’anticamera della cassa integrazione, ma crediamo che, se fosse naturalmente meno costoso, possa essere uno strumento convincente».
Secondo Belletti, la riforma del mercato del lavoro che il governo ha proposto nell’ultima settimana va nella direzione opposta a quella di una maggiore conciliazione famiglia-lavoro, e per questo «deve assolutamente migliorare. La parola “conciliazione” è emersa proprio negli ultimissimi giorni del confronto con le parti sociali, ma l’unico strumento approvato in via sperimentale è stato solo quel piccolo congedo obbligatorio di tre giorni per i padri, di cui peraltro non si garantisce la copertura finanziaria. Se tutte le altre misure sono date come decisioni prese, mentre di questa è stata approvata solo una fase sperimentale, è certamente indice di una eccessiva marginalità del tema conciliazione tra gli elementi sostanziali della riforma del mercato del lavoro».
Passiamo quindi agli altri tre pilastri che compongono la “vertenza familiare”, che da anni caratterizza l’iniziativa dell’associazionismo familiare. Come ci dice il presidente Belletti, «le altre tre “gambe” sono la riforma del fisco, quella del welfare e il tema dell’educazione e della scuola. Su queste tre partite si giocano delle riforme di sistema nel nostro Paese in cui la famiglia non può non esserci. In breve, direi che se queste riforme non saranno a misura di famiglia, saranno inique. Sono tutte partite che il governo ha dichiarato di voler sistemare in termini di riforme strutturali, ma una riforma strutturale che non comprende la famiglia rappresenta un modello di sviluppo del Paese che non ci piace».
(Claudio Perlini)