Con 283 voti favorevoli, 161 voti contrari e un astenuto, la Camera ha approvato la conversione in legge del decreto lavoro firmato dal ministro Giuliano Poletti. Il testo, che fa parte del piano di riforme per il lavoro (Jobs Act) presentato dal premier Matteo Renzi, passa adesso all’esame del Senato. Ecco quali sono le principali novità del provvedimento.
Il decreto lavoro estende la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato senza causale, quindi senza ragione dell’assunzione, da uno a tre anni. Sono previste cinque proroghe contrattuali in 36 mesi e in ogni azienda i lavoratori a tempo indeterminato non potranno essere più del 20% degli assunti a tempo indeterminato. Una volta superato il limite, i contratti saranno da considerare a tempo indeterminato.
Il testo stabilisce che le aziende con più di 30 dipendenti dovranno obbligatoriamente assumere il 20% degli apprendisti. In realtà la percentuale è addirittura diminuita rispetto al passato, ma nel testo iniziale del governo tale ipotesi era stata proprio cancellata. La commissione ha invece poi deciso per il ripristino.
Il Durc, cioè il “documento unico di regolarità contributiva” che rappresenta “l’attestazione dell’assolvimento, da parte dell’impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di INPS, INAIL e Cassa Edile”, è stato di fatto eliminato. Tale strumento è stato infatti sostituito con un modulo compilabile online.
Le donne che rimangono incinte durante il contratto a tempo determinato, potranno conteggiare anche il congedo maternità come durata del contratto, superando la soglia dei sei mesi che rappresenta il periodo minimo di attività affinché la lavoratrice possa acquisire un diritto di precedenza per contratti successivi nella stessa azienda.
D’ora in avanti sarà possibile rinnovare o prorogare di un anno, ma fino al 31 luglio del 2015, i contratti a tempo determinato del personale scolastico ed educativo di asili e materne comunali.