Nessuna novità: le richieste dei sindacati sulla flessibilità pensionistica sono praticamente rimaste inascoltate dal governo. Lo scorso 17 dicembre Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato a Torino, Firenze e Bari per chiedere una modifica sostanziale della legge Fornero. Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, si è limitato a constatare: “Abbiamo detto che nel 2016 valuteremo se e come, cioè attraverso quali soluzioni, introdurre forme ulteriori, rispetto a quelle oggi previste, di flessibilità in uscita”. Mentre il sottosegretario Paola De Micheli ha aggiunto: “A marzo sono previsti nuovi interventi. La nostra sfida dei prossimi mesi si chiama flessibilità”. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti, segretario confederale Uil con delega alle politiche previdenziali.
Dopo le vostre iniziative a favore della flessibilità pensionistica, avete ricevuto risposte dal governo?
No, al momento non ci sono risposte se non le solite indiscrezioni che emergono periodicamente, come le dichiarazioni del viceministro Morando e del sottosegretario De Micheli. Noi abbiamo presentato una proposta precisa lo scorso 17 dicembre, realizzando tre grandi iniziative a Torino, Firenze e Bari. Chiediamo di introdurre la flessibilità pensionistica e di sanare i molti errori commessi con la legge Fornero. Pensiamo che non si debba perdere altro tempo: già è stato un errore gravissimo il fatto di non affrontare il tema della flessibilità nella Legge di stabilità. Bisogna consentire a tutti i lavoratori di andare in pensione al compimento dei 62 anni.
Da un mese promettete di mobilitarvi. Quanto è seria questa minaccia?
Non userei il termine minaccia. Noi abbiamo detto che in assenza di un’iniziativa seria e concreta del governo, continueremo la mobilitazione. Nelle prossime settimane pensiamo a manifestazioni, sit in, incontri con i gruppi parlamentari, per sottolineare la validità delle nostre posizioni.
Che cosa vi aspettate dal governo?
Noi chiediamo che entro gennaio il governo definisca in modo chiaro un percorso per affrontare i problemi della legge Fornero. In assenza di questo prenderemo iniziative adeguate. Stiamo naturalmente riscuotendo grande consenso tra i lavoratori, perché ogni volta che prendiamo posizione su questo tema le reazioni sono sempre molto partecipate, come è avvenuto lo scorso 17 dicembre.
Un tema che il governo non tocca mai è quello dei lavoratori precoci, quelli cioè che hanno iniziato a lavorare a 15 o 16 anni. Che cosa si può fare per loro?
Intanto dobbiamo porci una domanda: quanto deve lavorare una persona? E quanti contributi deve versare? Io ritengo che dopo 41 anni di contribuzione si debba andare in pensione. Anche su questo ci aspettiamo dal governo una parola chiara.
E per i cosiddetti “Quota 96”?
L’esecutivo deve risolvere il tema che riguarda tanti lavoratori del mondo della scuola, noti come “Quota 96”. Si è trattato di uno degli errori più grossolani della legge Fornero, in quanto ci si è dimenticati che nella scuola l’anno finisce il 31 agosto. Gli altri lavoratori hanno avuto la possibilità di accedere alla pensione, mentre quelli della scuola sono rimasti fuori.
Per i giovani invece che cosa si può fare?
La legge Fornero ha bloccato completamente il turnover. È chiaro che per rilanciare l’occupazione c’è bisogno di molti investimenti. Però anche meccanismi che ristabiliscono un turnover nel mercato del lavoro favoriscono i giovani.
Le vostre proposte sono compatibili con la necessità di ridurre la spesa pubblica?
Bisogna tagliare la spesa pubblica improduttiva, e non invece le pensioni delle persone più deboli. Si è fatta una gigantesca operazione di cassa sulle pensioni perché non si sono volute tagliare altre voci di bilancio. Mi riferisco, per esempio, ai costi della politica e alle aziende municipalizzate che ancora sono le stesse di tre anni fa. Se per ogni Regione si facesse un’unica azienda di trasporti, noi risparmieremmo delle somme ingenti. E come ha ricordato di recente il capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’Italia è il Paese con la più alta evasione fiscale in Europa.
(Pietro Vernizzi)