A volte per digerire una scelta difficile ci vuole un bicchiere di vino. E così, in attesa del supervertice con Silvio Berlusconi, presidente, anima e “portafoglio” di questo Milan, ieri sera Adriano Galliani e Massimiliano Allegri si sono visti per cercare di buttare giù con un buon bicchiere i bocconi piu indigesti. Possibile che la trattativa resti aperta almeno fino a lunedì perchè (vuoi per questo, vuoi per altre situazioni spinose legate alla politica, o semplicemente per il bel clima) è praticamente certo che Berlusconi non lascerà la sua villa in Sardegna prima della prossima settimana. Intanto il tarlo del futuro rode la dirigenza. La scelta tra Massimiliano Allegri e Clarence Seedorf, infatti, ripropone a livello più concreto la diversità di vedute tra Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Meglio, tra Silvio Berlusconi e il resto del Milan. In questo momento il presidente rossonero è solo contro tutti, e con la sua decisione, che però più di tutti conta, dalla sua. Una preferenza illogica, quella verso l’olandese che ancora non ha smesso di inseguire e giostrare la palla sul campo. Cosa c’è dietro? L’esigenza, più che la semplice voglia, di tornare in alto. Il Milan può farlo con Allegri, che significa un uomo serio, un allenatore capace, un progetto più lento ma -forse- inesorabile verso l’aristocrazia del calcio, che da qualche anno fa cenno ai rossoneri dall’alto. Oppure può farlo in fretta, ma il pertugio del tutto e subito è strettissimo: Berlusconi, che non vuole vincere, ma dominare e ha deciso di provarci con Seedorf, sulla scia dorata di Capello e di Arrigo Sacchi prima di lui. Seedorf poi significherà altro, perché c’è da scommettere che il presidente sosterrà col denaro la sua scelta, senza abbandonarla ad eventi di Stramaccioniana memoria. Perché l’olandese e non Donadoni allora (o Rijkaard, o…)? Si entra in spazi che non ci competono, come la mente del Cavaliere e i suoi perché. E i fatti gli hanno negli anni dato ragione, anche se certamente agli impulsi “imprenditoriali” del Cavaliere, si sono alternate le abilità di mediazione e gestione di Galliani e di uno staff medico e tecnico di ottimo livello, capace di mantenere il Milan ad altissimi livelli nel ventennio (e ormai più) di maggior prestigio della storia del club. Ora non resta che capire se Galliani sta esercitando i suoi buoni uffici per ricomporre lo “strappo” presidenziale, e anzi rilanciarne gli entusiasmi con qualche investimento su un progetto che in qualche mode sentirebbe un po’ meno suo, oppure per convincere Allegri a mollare la presa sulla buonuscita, visto che la Roma è pronta ad accoglierlo a braccia aperte. Staremo a vedere, ma una cosa è certa, marcare un numero 10 come Berlusconi è roba da mal di testa. Non ci credete? Chiedete a Bersani…