È di soli pochi giorni fa l’approvazione, in Consiglio dei Ministri, della proposta di Legge Delega in maniera di contrasto alla povertà e di riordino delle prestazioni e del sistema degli interventi e dei servizi sociali. Una norma, precisa l’esecutivo, strettamente connessa a quanto previsto dalla Legge di stabilità del 2016, che ha istituito un Fondo specificamente dedicato alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale stabilendo che queste risorse dovranno essere, tuttavia, utilizzate nell’ambito un più complessivo, e ambizioso, “Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”.
La proposta dell’esecutivo introduce così nel nostro sistema di welfare una misura, disponibile su tutto il territorio nazionale, finalizzata al contrasto alla povertà. Questa, individuata peraltro come livello essenziale delle prestazioni, si basa sul principio dell’inclusione attiva, ossia sulla necessità della predisposizione, per i beneficiari della misura, di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa.
La bozza di legge delega razionalizza, inoltre, le prestazioni di natura assistenziale nel suo complesso, introducendo il principio, noto in dottrina da ormai molti anni, di “universalismo selettivo”, che prevede di subordinare l’accesso a queste misure di sostegno alla valutazione della condizione economica del beneficiario in base al proprio Indicatore della situazione economica equivalente (il “famoso” Isee). Il governo, quindi, opera un’azione di complessivo riordino, o almeno questa è la volontà, della normativa in materia di interventi e servizi sociali, al fine di superarne l’attuale frammentarietà delle misure e degli interventi secondo principi di equità ed efficacia nell’accesso e nell’erogazione delle prestazioni.
Il Ministro Poletti, in particolare, nell’illustrare la proposta di legge dell’esecutivo ha voluto sottolineare come questo non si limita a immaginare un nuovo strumento finanziario di sostegno e a creare una, speriamo efficiente, infrastruttura organizzativa preposta a gestire queste politiche. L’ambizione del Governo di Matteo Renzi è, infatti, quella di ripensare, addirittura, un intero impianto culturale, superando così, una volta per tutte, la logica dell’assistenza passiva.
Lo sforzo è certamente encomiabile. È opportuno, in ogni caso, ricordare come l’unico modo, tuttavia, per “rottamare” veramente la povertà, o perlomeno il principale, è quello di far tornare a crescere il nostro Paese creando così, almeno lo si spera, nuovi posti di lavoro per i tanti (troppi) ancora esclusi, o ai margini, dal mercato del lavoro nonostante il Jobs Act.