La richiesta degli esodati è semplice. Chiedono di esser derogati dalla nuova disciplina e che a loro siano applicate le vecchie regole sulle pensioni. Una pretesa eccessiva? Secondo il governo, sì. Per una ragione di reperimento delle risorse necessarie per farvi fronte. Ma difficilmente si può negare che abbia una sua logica. Migliaia di esodati, mobilitati, lavoratori in prosecuzione di contribuzione volontaria, fino a prima della riforma delle pensioni sapevano che sarebbero andati in pensione a una certa età. Nell’arco di pochi anni. A queste condizioni avevano sottoscritto con i propri datori di lavoro degli accordi per uscire dall’azienda anzitempo, in cambio di un congruo indennizzo. Firmato l’accordo, la riforma ne ha cambiato le condizioni. A esclusione di 65mila salvaguardati dal governo, qualche altro centinaio di migliaio di lavoratori si ritroverà senza pensione e senza salario per parecchi anni, prima di poter accedere al trattamento previdenziale.
Il comitato esodati e mobilitati uniti ha inviato, a riguardo, una propria proposta di emendamento alla commissione Lavoro del Senato. IlSussidiario.net ne ha parlato con il senatore Paolo Nerozzi. «Il problema degli esodati – afferma – di sicuro, va risolto. Deve esser consentito loro di andare in pensione o di godere di ammortizzatori sociali sino al raggiungimento dell’età prevista per l’accesso al trattamento pensionistico». Tuttavia, il meccanismo procedurale non è così immediato. «Non si può, semplicemente, emendare la riforma, introducendo una deroga che consenta a tutti i soggetti coinvolti di mantenere le regole precedenti. Né, tantomeno, lo si può fare all’interno della riforma del mercato del lavoro. Un’operazione del genere lascerebbe senza risposta il problema principale. Ovvero, quello del reperimento delle risorse necessarie per salvaguardare tutti. Una siffatta proposta sarebbe bocciata. E, per l’ennesima volta, sarebbero mandati al massacro».
In sostanza, «servono i soldi; ma i soldi per gli esodati, nella riforma del mercato del lavoro, non sono stati previsti». Diverso è il caso del Ddl sulle pensioni, ove, con la semplice introduzione di un emendamento, si determinerebbe un problema contabile. Essa, infatti, pur producendo ingenti accantonamenti, non li destina a un particolare utilizzo. Trattandosi di leggi dello Stato, tutti i passaggi vanno esplicitati per filo e per segno. «Per questo, serve un provvedimento ad hoc. Collegato al Ddl sulle pensioni e che da esso recuperi le risorse finanziarie necessarie». Il senatore è scettico anche rispetto alla recente proposta ipotizzata dalla Fornero. Quella di ricollocare parte degli esodati che nei prossimi anni transiteranno dalla cassa integrazione speciale alla mobilità in un mix tra part time e pensione. Il “part-pension”.
«Stiamo attenti, dice Nerozzi: una proposta del genere rischia di farci tornare al punto di partenza. In queste condizioni, considerando il numero elevato di disoccupati in Italia, non mi sembra una strada percorribile». In ogni caso, il senatore ha una certezza: «Le risorse vanno trovate. Punto e basta. Non si può continuare a lasciare in ansia tante famiglie e tanti lavoratori. Il ministro ha promesso un provvedimento per risolvere la situazione. Si decida, finalmente, a incontrare i sindacati, come loro hanno chiesto, ed emani questo provvedimento. E in fretta».
(Paolo Nessi)