I lavoratori precoci continuano la loro battaglia per Quota 41 e questa sera saranno ospiti nello studio di Mi Manda Rai 3 attraverso due rappresentati, un uomo e una donna, provenienti da Veneto e Lombardia. La trasmissione di Salvo Sottile si è già occupata in passato sia di riforma delle pensioni che della richiesta dei precoci. Vedremo se questa “vetrina mediatica” li aiuterà a far arrivare sempre più forte la loro voce nei palazzi della politica. Intanto, mediante il gruppo Facebook “Lavoratori precoci a tutela dei propri diritti” continua a essere rilanciata la petizione online per chiedere che il ddl Damiano, che oltre a Quota 41 contiene la richiesta di introdurre una flessibilità pensionistica strutturale e diversa dall’Ape. Una notizia importante arriva a proposito di Ape social e Quota 41, novità introdotte dalla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. Anche chi avesse svolto un lavoro a tempo determinato potrà accedervi. Lo ha chiarito Roberto Occhiodoro con un posto sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci a tutela dei propri diritti”, smentendo così le voci secondo cui sarebbe dovuto servire avere un contratto a tempo indeterminato per accedere a questi due canali di pensionamento. Occhiodoro ha anche spiegato che sono state fonte governative a confermargli che “tutti i lavoratori che hanno goduto dell’Aspi o della Naspi o qualsivoglia ammortizzatore sociale, possono accedere alla Quota 41 o all’Ape social anche in presenza di lavori a tempo determinato”. Un chiarimento molto importante, in attesa comunque dei decreti attuativi sull’Ape che ancora non sono stati emanati.
Carmelo Barbagallo è impegnato con la Uil al tavolo di confronto con il Governo sui decreti attuativi dell’Ape e sulla riforma delle pensioni in generale, campo in cui le donne non sono certo avvantaggiate. Tuttavia non trova che lo strumento adatto per affrontare il problema sia lo sciopero che è stato proclamato proprio per la giornata di oggi. Il sindacalista non nasconde l’esistenza di “una disparità di genere anche sul terreno delle pensioni, che si aggiunge all’altra questione del differente salario per eguali mansioni. Noi vogliamo denunciare queste diseguaglianze e fare alcune proposte al mondo della politica e delle istituzioni affinché siano adottate norme che modifichino tale condizione. Sarà questo il nostro impegno concreto per chiedere che siano affermati e attuati, domani come sempre, i principi del rispetto, dell’eguaglianza e delle pari opportunità”.
Servirebbe una riforma delle pensioni che aiuti le donne? A leggere i dati riportati oggi da Il Corriere della Sera sembrerebbe di sì, almeno finché non ci sarà la possibilità di avere un’effettiva parità salariale. Infatti, si calcola che le buste paga delle donne possano essere inferiori anche di circa 300 euro rispetto a quelle di un uomo, a parità di titolo di studio. Questo si riflette anche sulle pensioni, dato che stando ai numeri dell’Inps, mediamente gli assegni delle donne sono inferiori ai 700 euro mensili, mentre quelli degli uomini superano i 1.200. Anche tra le pensioni d’oro, le donne sono poco rappresentante: solo lo 0,2% di esse percepisce più di 41.000 euro l’anno. Secondo i dati della Uil, la differenza di genere tra i pensionati raggiunge un picco del 47% a Roma: 1.350 euro di pensione per gli uomini contro i 716 delle donne.
I lavoratori precoci hanno recentemente avuto modo di incontrare Marco Leonardi, consigliere economico di palazzo Chigi che ha preso il posto di Tommaso Nannicini al tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Secondo quanto era stato riportato sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, i rappresentanti dell’esecutivo avevano fatto capire che non potevano prendere alcuna decisione in merito alla richiesta di approvare Quota 41 per tutti, insieme a un sistema pensionistico contrassegnato dalla flessibilità in uscita tracciata dal ddl Damiano (possibilità di accedere alla pensione con 62 anni di età e 35 di contributi con penalizzazione massima dell’8%), in quanto il Governo stesso non sapeva se e quanto sarebbe rimasto in carica. In pratica non voleva prendere degli impegni non sapendo se l’eventualità di elezioni anticipate è da considerarsi remota o meno. L’incontro è avvenuto il 28 febbraio e da allora parecchie cose sono cambiate in questo senso, perché appare molto più probabile che si arrivi alla fine della legislatura. Lo stesso Matteo Renzi, che insisteva tanto per tornare al voto, ora parla di una legislatura che durerà ancora 12 mesi. Difficile che la sola pressione di Movimento 5 Stelle e Lega Nord possa convincere il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere, tanto più che non sono stati fatti passi avanti sul fronte della legge elettorale e il Partito democratico sarà impegnato nelle prossime settimane sull’elezione del proprio segretario. Dunque il Governo oggi non può più tirarsi indietro rispetto alla richiesta dei lavoratori precoci, i quali possono chiedere all’esecutivo di prendere una posizione netta e chiara su Quota 41.
La riforma delle pensioni ha introdotto la novità del cumulo contributivo gratuito. Tuttavia non è chiaro se potrà essere utilizzato dai lavoratori precoci che risponderanno ai requisiti richiesti da Quota 41. Lo evidenzia pensionioggi.it, spiegando che d”a un esame dei riferimenti normativi tale possibilità rischia di rimanere esclusa anche se sarà opportuno attendere un chiarimento da parte dell’Inps e del ministero del Lavoro”. È invece certo che al momento il cumulo non può essere usato da chi vuol far domanda per l’ottava salvaguardia degli esodati o per accedere a Opzione donna, che tra l’altro pare definitivamente non verrà prorogata. Insomma, il cumulo contributivo gratuito potrà essere usato nella maggioranza dei casi, ma forse non in quelli dove ci sarebbe più bisogno.