Alla fine le parole che tutti i tifosi della Juventus non volevano sentire, e che temevano forse anche peggio di uno scudetto perso all’ultima giornata, sono arrivate. “Non so se ho la forza di andare avanti” e “la squadra non è migliorabile”. Antonio Conte si è svelato: questi tre anni sono stati intensissimi, ha detto. Un ritornello già sentito. Precisamente dalle parti del Camp Nou: aprile 2012, a poche settimane dal termine della stagione Pep Guardiola annunciava in via definitiva il suo addio al Barcellona. Chiamando in causa la stanchezza e lo stress, la pressione di dover vincere sempre e le energie spese. Si era preso un anno sabbatico, decidendo con calma e dunque firmando con il Bayern Monaco. A distanza di due anni, è chiaro quel che accade: Guardiola aveva capito che quel ciclo era finito, che la squadra non sarebbe cresciuta più di così, e abbandonò. Un po’ lo stesso concetto di José Mourinho: due, tre anni al massimo nello stesso club, poi l’addio. Ed è quello che sta pensando anche Conte: ha ragione nel dire che i tre anni trascorsi sono irripetibili, ha ragione quando afferma che la situazione, almeno in Italia, non è migliorabile. Come potrebbe? La Juventus ha fatto 96 punti e mancano ancora due giornate, domina da tre stagioni, e ormai anche i tifosi – che pure non si stancano mai di festeggiare scudetti – chiedono a gran voce le vittorie in Europa. Già: l’Europa. Il problema sta proprio qui. Ancora Conte: “Per vincere in Europa ci sono tante cose da capire, ma non è una cosa semplice”. Ha ragione anche qui: pensiamo al Real Madrid, uno squadrone sempre al vertice che però ci ha messo 12 anni per tornare in finale. Pensiamo al Chelsea, che nonostante l’avvento di Roman Abramovich ha giocato solo due finali, vincendone una. Pensiamo agli sceicchi del Manchester City, che per ora hanno garantito un misero ottavo dopo due fallimenti al primo turno. Rispetto a queste situazioni, i bianconeri hanno anche evidenziato una mentalità internazionale tutta da costruire e un sistema di gioco che cozza contro le ambizioni della società; il discorso – ampiamente affrontato – che riguarda il budget lascia il tempo che trova. L’Atletico Madrid ha costruito una squadra da finale con i soldi della cessione di Radamel Falcao, peraltro non reinvestiti al 100%. Il Borussia Dortmund è ripartito dall’orlo del fallimento facendo crescere i giovani (Reus) e andando a pescare giocatori semisconosciuti (Lewandowski) che adesso valgono una fortuna. E allora, certamente o Real Madrid possono spendere di più; certamente le big possono garantire stipendi ben più elevati (dipende anche dalla situazione in cui versa il calcio italiano);
Ma la storia insegna che con una società solida alle spalle e la ferma convinzione di provarci si può emergere. E allora, perchè Conte lascia? E’ una questione di ambizione? Sa di avere offerte per panchine più prestigiose e redditizie (sportivamente parlando) nell’immediato? Oppure davvero ha capito che con questo gruppo in Europa non si vince a breve? Eppure questa squadra, anzi quella senza Tevez e Llorente, ha raggiunto i quarti di finale di Champions League. D’accordo, ha perso senza mai essere pericolosa contro il Bayern Monaco; ma i tedeschi poi ne fecero sette al Barcellona. E’ più probabile che Conte, il cui orgoglio è ormai conosciuto, stia pensando in cuor suo che lasciare la Juventus con l’immagine del vincente sia tremendamente meglio di un addio (che inevitabilmente ci sarà, e non tra vent’anni) avendo assaggiato nuovamente il fallimento europeo. Non è per forza è un’ammissione di inferiorità dei bianconeri, è semplicemente il voler lasciare da eroe (che sarà sempre rimpianto) con una porta aperta su un possibile ritorno, e andare altrove a confermarsi. E’ una scelta legittima, che però lascia un po’ perplessi: lascia intendere che il tecnico salentino ragioni maggiormente con in testa budget e spese più o meno folli e non con l’idea di un progetto anche a lungo termine. Proprio lui, che ha saputo rialzare una squadra in crisi profonda e l’ha portata a prevalere sul Milan di Ibrahimovic e Thiago Silva. Sarebbe un peccato se lasciasse, anche perchè – esattamente come Guardiola, un’altra volta – fuori dall’ambiente Juventus sarebbe tutta da testare.
(Claudio Franceschini)