Il braccio di ferro tra governo e sindacati continua. Nell’incontro di ieri con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il ministro Fornero ha fatto sapere che entro maggio verrà emanato il decreto interministeriale sui 65 mila lavoratori “esodati”, che secondo i piani del governo potranno andare in pensione nel prossimo biennio con i vecchi requisiti. Sono 5 miliardi gli euro che il governo ha messo a disposizione fino al 2019 con i decreti Salva-Italia e Milleproroghe, soluzione che le parti sociali hanno definito “insoddisfacente”. Il ministro Fornero però tira dritto, e annuncia che “il vincolo risorse non può essere messo in discussione. Per quelli che sono fuori dal decreto si vedrà”. Proprio su questo “si vedrà” i sindacati hanno mosso le maggiori opposizioni: “L’accordo non va bene, va cambiato perché non dà garanzie a tutti”, ha detto il leader della Cgil Susanna Camusso, che ha quindi annunciato il proseguo della mobilitazione. Il governo ha preso le sue decisioni, ma i dubbi restano: cosa accadrà allo scadere dei due anni di copertura promessi dalla Fornero?
I sindacati chiedono garanzie anche per i cosiddetti “esodandi”, vale a dire tutti quei lavoratori che, dopo aver firmato accordi per lasciare il posto di lavoro, rischiano di restare senza alcuna tutela una volta esauriti gli ammortizzatori sociali. Per loro, all’interno della bozza del decreto che il ministro Fornero ha illustrato, non c’è alcuna copertura. IlSussidiario.net ha quindi chiesto un commento a Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro, secondo cui dall’incontro di ieri «non è emersa una vera soluzione. Il governo ha preso una decisione per i prossimi due anni, allo scadere dei quali se ne riparlerà. Quella dei lavoratori esodati è certamente una situazione da risolvere, ma non è il maggior problema di questo Paese». Cazzola lancia quindi una provocazione: «Alzi la mano chi può contare su una sicurezza di due anni come quella degli esodati. Il problema è risolto per 65 mila persone, a cui nel prossimo biennio è stata garantita una maggiore tranquillità. Come detto, successivamente si penserà a una nuova soluzione».
Cazzola continua a spiegare che a suo giudizio ci sono casi ben più gravi degli esodati tra tutti i lavoratori che necessitano di una tutela, «come tutti coloro che sono in cassa integrazione o in mobilità. Molti operai di Termini Imerese sono fuori dalle coperture perché il decreto copre solamente coloro che sono in cassa integrazione o in mobilità dal 4 dicembre, mentre gli esodati delle Poste hanno ricevuto un cospicuo incentivo che potrebbe coprire diversi anni». Per quanto riguarda invece i cosiddetti “esodandi”, anche Cazzola vede «una vero problema. Il governo deve provvedere a riguardo nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali, anche se l’idea pur precaria di istituire dei fondi di solidarietà, se rafforzata e consolidata può rappresentare la giusta risposta».
Chiediamo infine a Giuliano Cazzola se, nonostante le proteste e vivaci opposizioni, considera l’atteggiamento dei sindacati quanto mai timido e improntato sulla difensiva: «In effetti è vero, spesso con il governo Berlusconi si faceva fatica ad attraversare piazza Montecitorio, mentre adesso è sempre vuota. L’atteggiamento dei sindacati è certamente diverso, ma è anche vero che quando a dicembre è passato il Salva-Italia siamo stati tutti presi in contropiede: il governo ha fatto un vero e proprio blitz sulle pensioni, su cui non c’è stato neanche il tempo di riflettere, e i sindacati si sono ritrovati in una situazione in cui potevano solo prendere o lasciare».
(Claudio Perlini)