A seguito delle novità della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità, l’Inps ha emanato una circolare per spiegare il funzionamento del cumulo contributivo gratuito. Per qualcuno potrà essere davvero un provvedimento vantaggioso, capace di avvicinare l’entrata in pensione grazie al fatto di poter sommare i periodi contributivi versati in diverse casse. Tuttavia la circolare lascia ancora fuori dal cumulo contributivo chi vuole accedere a Opzione donna e all’ottava salvaguardia degli esodati. Elide Alboni, del Comitato licenziati o cessati senza tutele, lo ha fatto notare subito dalla pagina Facebook del Comitato. Da tempo, insieme a Orietta Armiliato del Comitato Opzione donna social, la Alboni chiede che la politica intervenga per far cessare una situazione che genera disparità di trattamento e ingiustizia. Vedremo se il loro appello verrà effettivamente ascoltato.
Silvio Berlusconi sta cercando di mettere a punto un programma per le prossime elezioni e sembra abbia in mente anche una riforma delle pensioni. Lo scrive Il Giornale, spiegando che l’ex Premier, dopo aver partecipato la scorsa settimana a iniziative organizzate dai giovani di Forza Italia, non vuole dimenticare gli elettori più in là con l’età. Per questo sarebbe pronto a rispolverare l’aumento delle pensioni minime, che già aveva realizzato quando è stato al Governo. Inoltre, intende mettere in campo sussidi per le fasce più povere, con anche aiuti per i trasporti, il cinema e persino le cure dentistiche. Secondo il quotidiano milanese, Berlusconi avrebbe in mente di delegare una parte del programma ai “seniores” in modo da indirizzarla specificatamente agli anziani.
L’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni che doveva tenersi lunedì scorso è stato spostato al 20 marzo. “Non ci è dato sapere per quale motivo si continua a rimandare ed allora cominciano ad affiorare retropensieri piuttosto sgradevoli. E allora che sia chiaro al governo che noi non siamo disposti a vedere rimandate o peggio ancora annullate quelle poche migliorie riguardanti la situazione previdenziale di migliaia di lavoratori”, scrive Roberto Occhiodoro in un post sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, in cui tra l’altro invita gli iscritti a partecipare alla manifestazione per chiedere la proroga di Opzione donna prevista per il 23 marzo davanti a Montecitorio. Occhiodoro ricorda, a proposito di mobilitazioni, che i lavoratori precoci saranno in presidio sotto la sede del ministero del Lavoro sia il giorno 20 che il giorno 23, quando sono previsti due incontri ravvicinati tra Governo e sindacati: non è detto che siano entrambi sulla riforma delle pensioni. Certo è che ancora l’esecutivo non ha emanato i decreti attuativi sull’Ape e stanno circolando anche diverse indiscrezioni sui criteri che potrebbero essere modificati per accedere all’Ape social, a partire da una sorta di “corsia preferenziale” concessa a disoccupati, disabili e lavoratori con familiari disabili a carico. Per questo Occhiodoro conclude il suo post ricordando al Governo che non può considerare i lavoratori precoci, come pure gli altri italiani, dei “pupazzi” da poter manovrare e mettere in un angolo a seconda delle convenienze del momento. Per questo i decreti attuativi devono essere emanati il prima possibile.
La riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità ha reso possibile l’accesso a Opzione donna anche alle italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 che erano rimaste escluse a fine 2015 dall’accesso a questo regime sperimentale di pensionamento anticipato. L’Inps, con il messaggio n. 1182, ha sancito che “le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2015 abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni (per le gestioni esclusive dell’Ago 34 anni, 11 mesi e 16 giorni) e un’età anagrafica pari a 57 anni per le dipendenti e 58 anni per le autonome” possono accedere alla pensione, “optando per la liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo”. Dunque viene “sancito” il diritto riconosciuto dalla Legge di stabilità. Ma resta aperto un problema: ancora non si può utilizzare il cumulo contributivo per accedere a Opzione donna (così come all’ottava salvaguardia degli esodati). Occorre quindi un intervento legislativo su questo tema.
Nonostante la riforma delle pensioni targata Fornero abbia alzato i requisiti pensionistici, ci sono degli italiani che preferiscono rimanere al lavoro anche fino a 70 anni. Solo che una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che non possono farlo se l’azienda non è d’accordo. La Federazione nazionale stampa italiana sul suo sito spiega che una giornalista della Rai, che era stata messa forzatamente a riposo raggiunti i 65 anni, ha fatto causa all’azienda perché voleva poter restare al suo posto fino ai 70 anni. La Corte di Cassazione ha ribaltato le due sentenze del tribunale di Milano che avevano dato ragione alla giornalista, costringendo la Rai reintegrala in applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Annamaria Furlan non ha parlato dell’incontro saltato tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, ma ha comunque sollecitato un intervento per far crescere salari e pensioni. Il Segretario generale della Cisl, commentando i risultati della ricerca Ces sui salari europei, ha evidenziato che “se i lavoratori hanno meno da spendere ne soffre tutto il sistema economico e produttivo. Ecco perché ci aspettiamo una svolta positiva dal prossimo vertice europeo del 25 marzo che si svolgerà a Roma in occasione dei sessant’anni dei Trattati europei. Bisogna non solo riscrivere lo statuto economico europeo, ma occorre anche armonizzare il sistema fiscale e rivedere le aliquote dell’Irpef per far crescere i salari e le pensioni”. Dunque un intervento di carattere fiscale, con ricadute anche sulla previdenza, a livello europeo.
Non una riforma delle pensioni, ma una norma che permetta anche a fondi pensione e casse previdenziali di accedere ai Pir, gli strumenti finanziari appena introdotto che hanno un grosso vantaggio: dopo cinque anni vengono completamente detassati. Questo perché si tratta di fondi che investono in azioni e obbligazioni di società italiane o Ue con con stabile organizzazione in Italia, aiutando di fatto l’economia italiana. Tuttavia si tratta di strumenti che possono essere utilizzati dai singoli. Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, ha quindi chiesto una sorta di “apertura” anche a fondi e casse dei Pir. Anche perché così ci si avvicinerebbe al resto d’Europa, dove rendimenti di fondi pensione a casse previdenziali non vengono tassati.