Ricordate Pro Patria-Milan? Era lo scorso 3 gennaio, un mercoledi. I rossoneri erano di scena allo Speroni di Busto Arsizio per un’amichevole contro i Tigrotti padroni di casa, in vista della ripresa del campionato di serie A. Minuto 27: Kevin Prince Boateng gioca un pallone sulla sinistra, punta il difensore ma improvvisamente si ferma, raccoglie la palla con le mani e, girandosi di scatto, lo scaglia con il piede destro verso le tribune. Poi, dopo alcuni attimi concitati, il Milan abbandona il campo. Partita sospesa: cori e insulti razzisti a indirizzo del centrocampista ghanese, ma anche di Sulley Muntari e di M’Baye Niang. Era già successo che un calciatore si rifiutasse di continuare a giocare (Marco André Zoro del Messina, Samuel Eto’o quando giocava nel Barcellona), ma qui si è trattato di una decisione di Massimo Ambrosini, il capitano del Milan che, visto l’andazzo, ha scelto di ritirare la squadra. Gli ultras della Pro Patria non sono nuovi a episodi simili: i Commandos Tigri si erano ufficialmente sciolti dopo che la società aveva ufficializzato l’acquisto di un giocatore di colore, tale Ike Kalu. Qui però la cosa ha avuto molta più rilevanza: c’era di mezzo un club di serie A, un giocatore importante come Boateng – che ha subito manifestato l’intenzione di lasciare l’Italia, tutto rientrato o così pare – e soprattutto quella che doveva essere una giornata di festa si è trasformata in un pomeriggio triste con lo stadio ostaggio di quattro stupidi. Il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli è stato durissimo nei confronti di chi ha insultato Boateng, ha promesso azioni concrete, l’istituzione di una commissione contro il razzismo, e di rigiocare la partita (diciamo subito che in un’intervista su Chi, in edicola domani, ha detto che le due squadre saranno in campo lunedi 28 gennaio, ma il Milan ha già smentito). Si attendeva una presa di posizione da parte del giudice sportivo Gianpaolo Tosel in merito alla decisione dei rossoneri di abbandonare il campo. Ebbene, Tosel ha dato ragione al Milan, adducendo a motivazione il fatto che sebbene una squadra non possa abbandonare il terreno di gioco “se non in conformità alle disposizioni impartite all’arbitro ovvero dall’autorità di Pubblica Sicurezza”, la squadra milanese ha agito in nome degli “essenziali valori che informano lo sport e la civile convinvenza”. Da cui, la mancanza di elementi perchè l’accaduto possa acquisire…
… rilevanza disciplinare, in quanto si è trattato di “un gesto di solidarietà verso un uomo vittima di beceri insulti esclusivamente per il colore della sua pelle”. Il Milan come società non ha perso tempo nel ringraziare il Giudice Sportivo: “Il provvedimento (…) rivela infatti una visione moderna e illuminata del diritto, a tutela dei lavori primari di ogni ordinamento civile”, così si legge in un comunicato. Dal canto suo la Pro Patria, che sta lottando con il Savona per la promozione diretta nella Prima Divisione della Lega Pro, è stata sanzionata con un turno casalingo da giocare a porte chiuse. Attendiamo di conoscere la data del recupero dell’amichevole: è doveroso nei confronti di chi era presente allo Speroni per gustarsi la partita e non ha potuto farlo.