Il nodo dei cosiddetti Quota 96 – il personale scolastico allontanato dalla pensione a causa della riforma Fornero – sta per sciogliersi: è arrivato il via libera dalla Camera dei deputati all’emendamento, all’interno del decreto PA, che garantirà ai 4mila interessati di andare in pensione a partire dal giorno 1 settembre. Ma l’ultima parola spetta al Senato: il testo dovrebbe arrivare a Palazzo Madama tra lunedì e martedì. Nel frattempo, Francesco Boccia (presidente della Commissione Bilancio della Camera che si è occupato approfonditamente della questione) risponde su Twitter agli appunti circa lo sblocco di Quota 96; il deputato del Partito Democratico replica al giornalista Antonio Polito, che sul social, all’indirizzo dello stesso Boccia, aveva scritto: “Sono riusciti a far passare per esodati gente che lavora e che ha lo stipendio” e “Non è che il parlamento sceglie come spendere i risparmi, siete vincolati a usarli per tagliare le tasse. Basta spese”. Il dem chiosa così: “@antoniopolito1 l’ingresso di 4000 giovani insegnanti è ridistribuzione. Mai abbassata l’età! rispettata l. Fornero senza errore calendario”.
Nonostante l’approvazione alla Camera dell’emendamento al decreto legge sulla pubblica amministrazione che sblocca la vicenda degli insegnanti della cosiddetta Quota 96, l’intera vicenda “lascia un po’ di amaro in bocca”. Lo ha detto Massimo Di Menna, segretario generale di Uil Scuola contattato da Ilsussidiario.net. Ciò che è avvenuto dimostra infatti “che la questione che noi avevamo sollevato fin dall’inizio, parlando di un errore tecnico e di un modo arrogante di affrontare i problemi senza ascoltare le osservazioni di chi conosce il mondo della scuola, era reale. Se ci avessero dato retta prima si sarebbe potuto evitare un danno alle persone e questa lungaggine nella ricerca della soluzione”. Un altro aspetto che Di Menna non condivide “è il rinvio del pagamento delle liquidazioni, perché una volta riconosciuto che il calcolo dell’anzianità per il personale della scuola va fatto al 31 agosto e non al 31 dicembre, dovrebbero esserci tutte le conseguenze”. Anche il Trattamento di fine rapporto “dovrebbe avvenire secondo le modalità che sono previste per tutti gli altri lavoratori dipendenti – spiega ancora il segretario di Uil Scuola -. Sarebbe quindi ingiusto prevedere un rinvio di due anni solo per il personale della scuola, soprattutto perché dopo due anni ci sarebbe la stessa modalità prevista dalle rateizzazioni in ragione del reddito. Permane quindi questo vulnus solo per il personale della scuola”. Clicca qui per leggere il testo integrale dell’intervista
Carlo Cottarelli non lascia. “Il lavoro continua, non ho niente da segnalare”, ha detto il commissario alla spending review smentendo quindi la notizia delle sue imminenti dimissioni dopo aver criticato le “nuove spese non coperte” che non permetterebbero di tagliare le tasse. “Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali”, ha scritto Cottarelli sul suo blog riferendosi anche al pensionamento dei lavoratori arrivati alla cosiddetta “quota 96” e tenuti in servizio dopo la riforma Fornero. In tutti i casi, con o senza Cottarelli, la spending review sarebbe comunque andata avanti: “Non so cosa farà Cottareli, lo rispetto e lo stimo, farà quello che ritiene. Ma la spending review la facciamo lo stesso, anche se Cottarelli va via. Non è che se va via non la facciamo. E dicendo che i numeri restano quelli”, ha detto il premier Matteo Renzi. “Si fa comunque, sia che c’è un commissario sia che ce ne sarà un altro”.
Già un mese fa il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, aveva preannunciato le garanzie sulla copertura finanziaria per il pensionamento dei cosiddetti “Quota 96”, gli insegnanti rimasti in servizio dopo la riforma Fornero. A ricordarlo è il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, contattata dall’Ansa dopo i rilievi del commissario alla spending review Carlo Cottarelli. L’iter, ha assicurato la responsabile del dicastero, “è avvenuto tutto alla luce del sole”. Sulle coperture la pensa diversamente lo stesso Cottarelli, come chiaramente spiegato nel suo blog: “Il totale delle risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate per effetto di queste decisioni ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015 – ha scritto il commissario – Intendiamoci: tecnicamente, la copertura c’è. Ma questa è in realtà costituita da tagli lineari perché la promessa di future operazioni di revisione della spesa non può essere accettata come copertura sul piano giuridico”. Questo, in prospettiva, significa che “le risorse che deriveranno dalla revisione della spesa per il 2015 non potranno essere usate per la riduzione della tassazione (o del deficit o per effettuare altre spese prioritarie). Oppure che si dovranno attivare i sopracitati tagli lineari”. Secondo Cottarelli si tratta di una “tendenza preoccupante” perché “continuando così nuove spese saranno finanziate o tramite risparmi che non sono stati ancora approvati a livello politico o attraverso i famigerati tagli lineari che la revisione della spesa vorrebbe evitare”.
“Carlo Cottarelli stia sereno”. Così Francesco Boccia, deputato del Partito Democratico e presidente della Commisione Bilancio della Camera dei deputati risponde alle parole del commissario alla spendind Review, secondo il quale il pensionamento dei cosiddetti Quota 96 – andando ad utilizzare risorse provenienti dai risparmi sulla spesa – aumenterebbe la spesa. Boccia risponde ai dubbi avanzati da Cottarelli circa le coperture per mandare in pensione i 4mila insegnanti ingabbiati dalla riforma Fornero. Intervistato da La Stampa, il dem etichetta come inammissibile il richiamo di Cottarelli, sottolineando come spetti alla politica decidere su come utilizzare le risorse.
Quota 96 in pensione a settembre. In una seduta notturna la Camera dei deputati ha dato l’ok – con fiducia – al decreto 90 sul riassetto della Pubblica Amministrazione garantendo così, di rimbalzo, il via libera agli insegnanti ingabbiati dalla Riforma Fornero. Manca, in realtà, ancora un passaggio, ovvero l’approvazione anche da parte di Palazzo Madama: il testo dovrebbe passare all’esame in Senato tra lunedì e martedì prossimo. Da sottolineare però i dubbi, le perplessità e la contrarietà della Ragioneriadi Stato e del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan circa l’effettiva esistenza delle coperture necessarie per garantire la pensione ai circa 4 mila Quota 96. Per quanto concerne i dipendenti pubblici è stata confermati la mobilità volontaria per coloro che hanno figli sotto i tre anni/affetti da grave disabilità; rimane anche il limite di trasferimento entro il raggio di 50 chilometri per i dipendenti ritenuti in eccesso negli organici degli enti. A definire invece la possibilità di ricorrere al turnover – e dunque alle nuove assunzioni nell’apparato statale – non saranno più i ruoli lasciati scoperti da eventuali uscite, ma si prenderanno in considerazione anche i parametri economici e la capacità di spesa delle amministrazioni.
Nuovi dubbi si aggiungono sugli emendamenti del decreto di Riforma della Pubblica amministrazione sulla scuola, che riguardano in particolare il blocco delle proroghe di contratto dei dirigenti delle scuole statali e lo sblocco della questione dei “Quota 96” del personale scuola. Secondo l’Associazione dirigenti scolastici, l’approvazione del decreto andrebbe a ledere la scuola perché sia i dirigenti scolastici sia i docenti andati in pensione non verrebbero sostituiti nell’immediato. “Complessivamente quasi 1200 istituti scolastici su 8.038 – spiegano – si troveranno così dal prossimo 1° settembre privi di guida autonoma (senza contare i 475 istituti sottodimensionati che, per legge, non possono avere un preside titolare)”. In pratica “questa uscita dal servizio dei dirigenti scolastici anziani non viene assolutamente, né immediatamente bilanciata dall’ingresso di nuove leve, perché nessuna nuova assunzione è stata autorizzata dal Tesoro. Infatti dal 2011 il MEF non ha cambiato il numero di nuove assunzioni di dirigenti scolastici, oltre quelli previsti dall’ultimo concorso nazionale. Neanche potrebbe risolvere il problema l’indizione di un nuovo concorso per la copertura dei posti vacanti, tenuto conto che la sua conclusione ottimisticamente potrebbe veder insediati nuovi presidi non prima dell’1° settembre 2016”. Alla mancanza di dirigenti va ad aggiungersi quella dei docenti: “Se a questo si unisce il fatto che il nuovo pensionamento consentito ai docenti non verrà coperto neppure questo da nuove nomine in ruolo, c’è da dubitare seriamente dell’intererse reale per la scuola”, aggiungono.
Dopo la conquista alla Commissione Bilancio, la Riforma delle Pensioni della Pa attende il voto di fiducia previsto per questa sera e poi rimarrà solo l’ultimo scoglio da superare, ovvero l’approvazione da parte del Senato: in quel caso i 4000 docenti e assistenti tecnici e amministrativi che erano rimasti bloccati a causa della Riforma Fornero, nel 2011, potranno finalmente andare in pensione a settembre. Oltre a Maria Marzana, portavoce M5S, che ha lavorato assiduamente su questo versante, su Twitter sono partiti i ringraziamenti di Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio alla Camera nei confronti di Manuela Ghizzoni, Parlamentare PD e anche per Barbara Saltamartini, portavoce nazionale del NuovoCentrodestra. Quest’ultima, infatti scrive: “Oggi grande giornata! In commissione bilancio, con @ManuGhizzoni e @NCD_tweet abbiamo rispettato impegno, sbloccata #quota96”. Anche Manuela Ghizzioni tweetta per l’occasione, ringraziando i colleghi e ricordando il successo “#Quota96scuola Nonostante la Rds, la Bilancio ha detto si. Grazie a @mariannamadia @megamalp @F_Boccia @BSaltamartini”.
Si procede sul fronte Riforma Pensioni Pa per tutti i 4000 docenti e assistenti tecnici e amministrativi che erano rimasti intrappolati nell’assurda gabbia della Riforma Fornero, i cosiddetti “Quota 96”. E’ arrivata l’approvazione da parte della Commissione Bilancio della Riforma delle Pensioni della Pa, dove viene riconosciuta la pensione con quasi tutte le regole risalenti al periodo pre-Fornero. Maria Marzana, portavoce del Movimento 5 Stelle, scrive “La Commissione Bilancio vota favorevolmente all’emendamento anche se il parere del Governo è contrario. Per una volta il Parlamento afferma la sua centralità nella nostra Repubblica e non subisce le decisioni del governo”. Già la stessa Marzana, in precedenza, si era espressa sull’argomento, per il quale il Movimento 5 Stelle si è battuto ardentemente, affermando “Il Movimento 5 stelle, che sin dall’inizio della legislatura ha lottato con determinazione a fianco del personale interessato presentando una proposta di legge, emendamenti e ordini del giorno, esprime soddisfazione per il passo in avanti compiuto ma precisa che il diritto è stato ripristinato con due anni di ritardo e solo in parte. Infatti l’emendamento accolto in Commissione Affari Costituzionali in occasione dell’esame del decreto sulla pubblica amministrazione, pur prevedendo il pensionamento del personale scolastico interessato sin dal prossimo settembre, dispone che la liquidazione del trattamento di fine servizio venga differita e non erogata dopo sei mesi dalla data di cessazione del rapporto lavorativo così come previsto dalla legge pre-Fornero.” Proprio rispetto a questa questione, Maria Marzana ha dichiarato che il M5S si è astenuto rispetto al Comma in cui si definisce la differita della liquidazione di trattamento di fine servizio, esprimendo un chiaro disaccordo sulla decisione presa in merito.
“Quando il dipendente pubblico raggiunge il massimo dell’anzianità contributiva possibile, cioè i 42 anni e sei mesi prescritti dalla legge Fornero, l’amministrazione può unilateralmente dire al lavoratore di andare in pensione d’ufficio”. Lo ha detto Marianna Madia, Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione del governo Renzi, in un’intervista rilasciata a La Stampa. “Nessuna deroga, nessun pensionamento generalizzato a 62 anni – ha aggiunto – Abbiamo solo applicato una misura che già esiste nel privato”. Il bilancio sulla discussione in Commissione Affari Costituzionali “è molto positivo – ha spiegato ancora Madia – Temevo che in Parlamento si potessero manifestare forze che si facevano portatrici delle tante resistenze e dei tanti interessi particolari che sono stati toccati. Invece in Commissione c’è stato un dibattito molto onesto, che ci ha permesso di migliorare il testo anche in punti in cui oggettivamente era poco equilibrato”.
Insegnanti e personale Ata facenti parte della cosiddetta “Quota 96” hanno ottenuto finalmente il riconoscimento del diritto ad andare in pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero: una battaglia durata quasi tre anni risolta grazie a un emendamento inserito nel decreto di riforma della Pubblica amministrazione. Se da un lato 4.000 lavoratori della scuola “esultano”, dall’altro i professori universitari vedono un alzarsi l’asticella per accedere al trattamento previdenziale. La stessa riforma della Pa ha infatti portato a 68 anni (dai 65 precedenti) la soglia per il pensionamento d’ufficio. Una modifica che riguarda anche i medici primari. L’emendamento a firma di Emanuele Fiano (Pd) fissa anche la regola per cui per ogni professore comandato a riposo si debba procedere all’assunzione di un nuovo docente. Una norma che, come facile intuire, contiene luci e ombre. La battaglia dei quota 96 non sembra comunque conclusa, visto che in gioco c’è anche il calcolo del loro Trattamento di fine rapporto. Inoltre, finché il decreto non sarà convertito in legge dal Parlamento non potranno ritenersi ancora del tutto garantiti.