Lavoratori anziani in attesa della riforma delle pensioni che, come annunciato più volte dal governo, partirà nel corso del 2017. Mentre si aspetta di sapere come sarà delineato il nuovo sistema pensionistico con la flessibilità in uscita, una prima novità è già prevista dal ddl Cirinnà votato dal Senato e in attesa di approvazione da parte della Camera dei Deputati. Lo spiega Carlo Alberto Nicolini, avvocato e professore di Diritto all’Università di Macerata. La nuova norma estende infatti alle unioni civili le norme sulle pensioni di reversibilità e sulle eredità in vigore per i matrimoni. Anche se il testo della legge delega sul contrasto alla povertà, che prevede forme di razionalizzazione delle misure previdenziali e assistenziali, teoricamente potrebbe essere utilizzato proprio per tagliare le stesse pensioni di reversibilità.
Professore, quello della legge delega sul contrasto alla povertà è solo un testo generico o con esso si intendono tagliare le pensioni di reversibilità? Nella misura in cui il testo è generico, è chiaro che dà la possibilità al governo di agire e poi di modulare i propri interventi inserendo o non inserendo le pensioni di reversibilità o i trattamenti pensionistici indiretti in attuazione alla delega. Quest’ultima parla di una razionalizzazione delle prestazioni di natura previdenziale, e quindi è chiaro che in teoria è possibile intervenire sulle pensioni di reversibilità. Bisognerà vedere in pratica che cosa intende fare il governo.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è impegnato a non toccare le pensioni di reversibilità… Se ha fatto questa dichiarazione politica, dicendo che non toccherà le pensioni di reversibilità, probabilmente non andrà a utilizzare gli spazi che comunque gli concede la delega. Per ora quindi chi riceve la pensione di reversibilità dovrebbe stare sereno, anche se fino in fondo non lo si è mai perché le deleghe in generale e in particolare con questo governo sono sempre molto elastiche. Basti pensare alle deleghe sul Jobs Act, di cui abbiamo conosciuto i contenuti solo quando sono venuti fuori i testi.
Più in generale, quali altre novità ci dobbiamo aspettare sul piano previdenziale? Nessuno parla del fatto che ci si avvia a introdurre un importante elemento che probabilmente verrà a incidere sulla spesa previdenziale in modo rilevante nel medio periodo e forse anche nel breve. Un articolo della legge Cirinnà prevede che le unioni civili comportino gli stessi diritti previdenziali e assistenziali che spettano al coniuge. Nella legge non ho visto però nessuna norma di copertura finanziaria di quello che sarà un effetto sicuro.
Chi forma un’unione civile avrà diritto alla pensione di reversibilità?
Sì, e non soltanto alla pensione di reversibilità, ma anche a tutti gli altri trattamenti previdenziali collegati allo status di componente della famiglia. Penso, per esempio, all’assegno e alle integrazioni per il nucleo familiare. Ho l’impressione che in questo momento si stia navigando a vista. Da un lato si introducono norme delle quali non è sicura la copertura, e che comunque nell’ambito delle risorse generali porteranno a un ampliamento dei beneficiari. Dall’altra c’è questa legge delega che non si sa effettivamente come sarà utilizzata dal governo.
Sul piano previdenziale, ritiene che il ddl Cirinnà sia molto costoso?
Bisognerà vedere quale successo avranno le unioni civili. Essendo molto semplice fare un’unione civile andranno aumentate le coperture. Non escludo peraltro che le unioni civili possano essere contratte per motivi che non hanno precisamente motivi affettivi o di affinità sessuale.
In che senso?
Vista la facilità con cui dovrebbero farsi le unioni civili, non escludo che possa esserci anche un loro uso strumentale. In questo momento nella prassi assistiamo, per esempio, a separazioni non vere tra coniugi perché conviene dal punto di vista economico. Non vedo perché non dovremmo andare ad assistere a unioni civili non vere per la stessa convenienza. D’altronde le pensioni di reversibilità ci dimostrano che ci sono stati in tempi anche recenti matrimoni non veri per finalità di carattere economico.
(Pietro Vernizzi)