Il vento è cambiato scriveva Isaac Asimov nel 1983, ma, nella sua serie di racconti fantascientifici, mancava quello che è andato in scena questo fine settimana. Come noto, le organizzazioni sindacali territoriali di Caserta (escluse Cisl-Fp e gli autonomi di Unsa e Flp) hanno denunciato il Responsabile della Reggia Mauro Felicori – “Il direttore lavora troppo” – con un esposto alle loro strutture nazionali e al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
Felicori, bolognese, è da 5 mesi alla guida di uno dei nostri tesori più preziosi. Succede che l’operoso direttore introduca qualche novità gestionale: i custodi non possono più girare per la Reggia in borghese, senza divisa e senza nemmeno un cartellino di riconoscimento; i 150 addetti alla vigilanza non possono più circolare all’interno del parco con l’auto propria, ma devono servirsi di appositi veicoli con lo stemma della Reggia; il tradizionale giorno di riposo del martedì viene abolito, tenendo aperta la Reggia sette giorni su sette. Perdipiù, il direttore si è permesso di spostare qualcuno dei 230 dipendenti e di riorganizzare il servizio allo scopo di attirare più visitatori e di crescere gli incassi.
Tant’è che Felicori dice che oggi i visitatori sono aumentati del 70% rispetto al febbraio del 2015 e gli incassi sono saliti del 105%. Nel 2001 i visitatori paganti erano 371.311, nel 2014 il loro numero era sceso a 217.547. Un calo mortificante, condito da un degrado crescente, con i venditori abusivi padroni che spadroneggiavano, la magnifica area antistante perennemente disseminata di rifiuti, le transenne dappertutto. Per non parlare delle occupazioni abusive rese celebri dai servizi televisivi e l’assurda presenza dell’aeronautica militare fin dentro la stessa Reggia.
Per carità, nessuno ha menato il direttore; in fondo si tratta solo di una garbata lettera di protesta: “Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura”. Così hanno scritto i rappresentanti di sindacati di Cgil, Uil, Ugl, Usb e le Rsu.
In Italia abbiamo più volte constatato quanto i sindacati – in barba a chi al loro interno sta cercando con grande impegno di rinnovarne strutture e apparati -, abbiano in molte situazioni smesso di essere un organismo di garanzia e siano diventati dei veri e propri centri di potere, soprattutto nel settore pubblico. La novità di questa faccenda è che oggi l’Italia si stringe attorno all’encomiabile direttore. Ciò è davvero un fatto nuovo, in passato toni e contenuti di una lettera simile sono stati spesso giustificati. È finita l’era del sindacato intoccabile e induscutibile, si riconoscerà che è una cosa notevole che anche Asimov non poteva prevedere.
I sindacati si scusano, dicono che sono stati fraintesi e che volevano soltanto richiamare l’attenzione del Ministro e delle loro strutture nazionali su un problema di sicurezza. Peccato che si siano dimenticati di sottolineare un aspetto centrale: il direttore è un dirigente esemplare. Questo non è scritto nella lettera, ma è ciò che oggi prevale come sentimento popolare. Anche Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo sono stati costretti ad abiurare: “Sbagliato contestare Felicori”.
Si, il vento è cambiato. W l’Italia!
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