Proviamo a dire, a credere che il Milan e Ambrosini si siano lasciati bene, da rose e fiori, come un capitano rossonero meriterebbe. Proviamo a dire, a credere che si siano trovati nella sala delle coppe di via Turati, senza telecamere, senza foto, Adriano Galliani, Massimo e Moreno Roggi (l’agente), e che tra scherzi e qualche attimo di commozione abbiano ricordato tutte le vittorie che hanno riempito quella bacheca alle loro spalle dal 1996 ad oggi. Sforziamoci: perché potrebbe essere l’unico pensiero lieto di questa vicenda. Solo dodici mesi fa, Clarence Seedorf veniva salutato con tanto di appuntamento stampa, con giornalisti pronti a carpire ogni parola d’addio e con un amministratore delegato dai larghi sorrisi di circostanza. Non gli stessi, tanto per intenderci, dei tempi recenti in cui lo spettro dell’olandese si avvicinava pericolosamente alla panchina di Allegri. Tempi recenti, ma già lontani. Con i rinnovi di Christian Abbiati e Daniele Bonera ufficializzati da settimane, si poteva già intuire il destino del capitano del dopo Maldini. C’è, però, un retroscena: la società aveva già chiaro in testa il fatto che avrebbe rinnovato a un solo over 30 in difesa, Bonera o Yepes. L’entourage di Ambro (compreso lo stesso giocatore) credeva che la riconferma del bresciano agevolasse anche quella di Massimo, ipotesi tramontata in poco tempo. Dispiaciuto (tradito?) Ambro, dispiaciuto Roggi: “Magari questa ufficialità poteva essere data con maggiore riguardo verso chi è stato il Capitano del Milan. Massimo ha aspettato fino alla fine, non è stata una scelta consensuale. Lo ha deciso la società in maniera unilaterale“. La pista Fiorentina è sempre più percorribile: la Viola infatti è pronta a cedere Migliaccio al Livorno e a salutare anche Pizarro e Massimo sarebbe una soluzione ideale. Va detto che in casa Milan le alternative in quel ruolo non mancano: ricordiamo il recupero di Nigel De Jong e l’integrazione in rosa del Primavera Bryan Cristante. Ma è naturale che il mercato dovrà attivarsi anche per quella posizione, se non altro per evitare di affidarsi, in caso di indisponibilità dell’ex City, a un giovane di grande prospettiva ma che ha ancora tutto da dimostrare.
Resta l’amarezza per un commiato abbastanza in controtendenza rispetto allo “stile Milan”: salutiamo un capitano che ha vissuto forse gli anni più difficili della gestione Berlusconi (e in molti lo dimenticano), quello che alzò l’indimenticabile Supercoppa Europea col Siviglia in onore di Puerta. La più toccante. Ciao, grande Ambro: leader onesto, mai sopra le righe, vecchio cuore fino alla fine.