Secondo la segretaria generale della funzione pubblica della Cgil, Susanna Sorrentino, la firma sui contratti statali dopo anni di critiche, polemiche e battaglie perse è un elemento assolutamente positivo: «Dopo 9 anni arrivano più tutele, soprattutto su permessi, congedi, malattia e pari opportunità, e si introducono adeguamenti salariali che consolidano le retribuzione tabellari, il tutto insieme a nuove relazioni sindacali che danno più poteri alla contrattazione e alle Rsu di incidere sulle condizioni di lavoro», spiega la Sorrentino il giorno dopo alla firma in Aran con i primi settori – i comparti centrali – ad ottenere pieno rinnovo del contratto e aumento stipendiale già dal prossimo mese. «Una pubblica amministrazione che guarda all’innovazione ha bisogno di puntare sulla formazione e sulle competenze dei lavoratori e sulle professionalità, in grado di garantire migliori servizi ai cittadini. Per questo per noi sono molto importanti gli interventi sul diritto allo studio, sull’aggiornamento del personale e la formazione continua, la commissione paritetica che dovrà rivedere l?ordinamento professionale», rilancia ancora nel comunicato Cgil Susanna Sorrentino. Chiusura sul prossimo futuro nelle trattative Pa: «Da oggi siamo al lavoro per garantire in tempi brevi anche il rinnovo di tutti i contratti integrativi e avviare il confronto con le lavoratrici e i lavoratori per il rinnovo del triennio 2019/2021. Abbiamo conseguito ciò che ci eravamo impegnati ad ottenere: ora vogliamo da subito porre le condizioni per far crescere salari, partecipazione e valorizzazione professionale dal prossimo contratto».
ACCORDO E FIRMA FINALE SUGLI STATALI
È arrivata la firma finale del contratto per gli Statali della Pa Centrale: il via libera della Corte dei Conti e l’accordo all’Aran mettono questi comparti come capofila degli altri rinnovi siglati negli ultimi giorni e che vedranno dunque gli aumenti scattare dal mese di marzo e aprile. L’avviso arriva dall’Ansa con la sottoscrizione giunta dopo l’accordo del 23 dicembre 2017 e le successive firme in CdM e Corte dei Conti: «Hanno siglato Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal (è invece mancata la sigla di Usb e Cgs). Per il governo ha firmato l’Aran, l’agenzia che ha trattato per conto della ministra della P.A, Marianna Madia». Per i comparti centrali lo scatto di aumento sarà di 85 euro medi dal mese di marzo mentre gli arretrati (tra i 370 e i 712 euro) arriveranno già a fine febbraio. Per quanto riguarda invece gli aumenti previsti per le altre categorie ci saranno di sicuro gli 84 euro di media per i Vigili del Fuoco e la forbice tra 63 e 117 euro mensili per la funzione pubblica e l’intero settore degli enti ministeriali.
FUORI ANCORA SANITÀ ED ENTI LOCALI
Oggi alle ore 15 dovrebbe tenersi finalmente la firma definitiva sul contratto dei comparti Pa, dopo il via libera della Corte dei Conti: coinvolti quasi 2 milioni di dipendenti statali tra cui appunto tutti quelli che hanno visto l’accordo sbocciare nelle ultime settimane. 1,2 milioni del mondo scuola, il contratto rinnovato più “fresco”, poi Vigili del Fuoco (circa 35mila), Polizia e Forze Armate (450mila), reparti centrali (250mila dipendenti). Al momento restano fuori i dipendenti degli Enti locali e della sanità anche se il governo punta a definire pure questa ultima tranche di aumenti entro la legislatura, per completare l’operazione di aumento stipendi Pa appena prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Oggi intanto il ministro Madia ha convocato per le 15 tutti i sindacati all’Aran per poter porre la firma conclusiva del contratto della Pubblica Amministrazione. Come spiega Repubblica Economia, «Gli arretrati saranno pagati con lo stipendio di febbraio mentre gli aumenti medi di circa 85 euro, dovrebbero spuntare a marzo nelle buste paga dei dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, Inps e Inail». Per tutti gli altri se ne parla tra aprile e maggio.
RIBELLIONE USB SCUOLA, “SCIOPERO IL 23 FEBBRAIO”
Non c’è pace per il mondo scolastico: dopo il rinnovo “improvviso” dei contratti statali per tutti i dipendenti Ata e docenti del comparto Scuola, i sindacati che non concordano per nulla con le scelte fatte dalle sigle presenti al tavolo dell’Aran sono sempre di più. In particolar modo furiosa è la reazione dell’Unione Sindacale di Base (Usb): il segretario Luigi Del Prete in una lunga nota ha espresso tutta la contrarierà alla firma sul rinnovo del contrato nazionale. «Sullo schema già sperimentato con le funzioni centrali, ieri abbiamo assistito alla ormai consueta accelerazione della trattativa ferma da settimane e mai veramente decollata, che ha portato nell’arco di 18 ore alla firma dell’ennesimo contratto a perdere per i lavoratori pubblici», si legge nel comunicato. L’Usb ha espresso nelle precedenti settimane dure e continue denunce, chiedendo ai confederali a non accettare le parti più irricevibili del nuovo contratto (tutoraggio e formazione nella funzione docente, aumento dei carichi a parità di salario). «Abbiamo cercato di portarli sulle nostre posizioni e condizionando la trattativa; questo li ha spinti a dare vita ad una trattativa vergognosa svolta su due tavoli: uno con le confederazioni complici di CGIL CISL e UIL e le loro organizzazioni della Scuola e l’altro ritenuto dall’ARAN marginale, con tutte le altre organizzazioni sindacali», conclude l’Usb, rilanciando lo sciopero totale della scuola il prossimo 23 febbraio. «Un’altra rappresentanza sindacale è possibile: siamo certi che i lavoratori della scuola daranno una sonora risposta alle prossime elezioni politiche, ma anche alle prossime elezioni RSU. Lo sciopero del 23 febbraio rimane e lo confermiamo a gran voce nella consapevolezza che è necessaria più di prima una presenza forte e numerosa dei lavoratori in piazza», chiude Del Prete.