In un’intervista al “Corriere della Sera” il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha spiegato a proposito dell’articolo 18 che non serve abolirlo, ma che basta il contratto di inserimento. “Dobbiamo uscire dal vecchio conflitto impresa-lavoro e ragionare su partecipazione responsabile, condivisione, cooperazione”, ha detto il ministro, che ha aggiunto: “Se avessimo voluto togliere l’articolo 18 lo avremmo fatto con il decreto col quale siamo intervenuti su contratti a termine e apprendistato. Invece noi abbiamo scelto una strategia in due tappe: il decreto appunto e il disegno di legge delega nel quale affronteremo tutti gli aspetti del mercato del lavoro, riscrivendo lo statuto, come ha detto Renzi, dagli ammortizzatori alla revisione dei contratti, compresa l’introduzione del contratto di inserimento a tutele crescenti”. Si tratta del contratto che dovrebbe consentire il licenziamento nei primi tre anni. Ncd ha chiesto un emendamento alla legge delega affinché venga strutturato da subito questo contratto: «Nel disegno di legge delega il contratto di inserimento è previsto in forma sperimentale. Credo che sia sufficiente. E anche i tempi previsti sono rapidi. I decreti di attuazione della delega arriveranno al massimo entro sei mesi». E sul programma europeo Youth Guarantee, il ministro risponde che da maggio si sono già iscritti 160mila giovani. Poi, sulla possibilità di intervenire anche con un ammortizzatore sociale universale per chi resta senza lavoro e pensione, il ministro ha spiegato: «Nella delega stiamo lavorando su un ammortizzatore universale. Ma va risolto il problema di chi lo paga. Dovrebbero farlo le imprese, anche quelle che finora non lo hanno fatto, ma poi ci vorrebbe un intervento a carico della fiscalità generale. E qui torniamo al problema delle risorse». In più il ministro ha detto di essere favorevole a un intervento sulle pensioni alte a sostegno dei lavoratori che rischiano di essere esodati (Serena Marotta).