LE PROMESSE ELETTORALI PIÙ CREDIBILI
Le pensioni compaiono nei programmi elettorali dei principali partiti in corsa per le politiche del 4 marzo. L’Istituto Noto ha realizzato un sondaggio per il Fatto Quotidiano per misurare il tasso di credibilità delle promesse elettorale di Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Va subito detto che in generale, stando ai dati riportati da termometropolitico.it, vengono ritenute più credibili le proposte pentastellate (tasso medio complessivo di credibilità del 19,3%), seguite da quelle forziste (17,1%) e dem (13,4%). Vedendo le promesse in campo previdenziale, l’aumento delle minime a 1.000 euro promesso da Berlusconi ha un tasso di credibilità dell’8%, mentre nel caso delle pensioni alle casalinghe si scende al 7%. Più credibile (15%) la promessa di una pensione di garanzia per i giovani del Pd, mentre l’estensione dell’Ape ha un tasso di credibilità del 5%. Tra le promesse pentastellate non compare nulla circa le pensioni. Vi si potrebbe associare il salario garantito di stabilità, che ha un tasso di credibilità del 5%.
BERLUSCONI: 270 MILIARDI DI COPERTURE
Silvio Berlusconi è tornato a parlare di aumento delle pensioni, ma non solo minime. Ospite di Tagadà, trasmissione di La7, ha infatti detto che sarebbe giusto adeguare anche gli importi degli assegni fino a 1.500 euro, che sono state penalizzate, dal 2001 in poi, con l’introduzione dell’euro. L’ex Premier ha anche spiegato che Brunetta ha verificato le coperture di questi interventi utilizzando anche la banca dati dell’Inps. Tra gli interventi che sarebbero necessari a liberare risorse per attuare tutto il programma, Berlusconi ha spiegato che c’è anche la revisione delle tax expenditures. Complessivamente, attraverso anche il lavoro di venti economisti, sono stati trovati 270 miliardi di possibili coperture. Numeri che dovrebbero consentire di poter realizzare tutte le promesse contenute nel programma di Forza Italia e del centrodestra.
L’APPELLO DEL CUPLA AI CANDIDATI
Il Comitato unitario pensionati lavoro autonomo, costituito da Cna Pensionati, Anap Confartigianato, Associazione pensionati Cia, 50&più Confcommercio, Federpensionati Coldiretti, Fipac Confesercenti, Fnpa Casartigiani e Anpa pensionati Confagricoltura ha presentato un appello in vista delle elezioni politiche che, si legge su gazzettadellavaldagri.it, è stato chiesto ai candidati lucani di firmare. Il Cupla chiede “provvedimenti ponderati e credibili, come l’allargamento del bonus Irpef 80 euro alle pensioni basse e una riformulazione degli assegni familiari; la revisione del paniere di spesa sui cui si basa l’indicizzazione delle pensioni più aderente alle necessità dei meno abbienti, con un peso maggiore dei beni alimentari, energetici e farmaco-sanitari; l’accesso universale ed uniforme dei servizi sanitari e di assistenza in tutto il territorio nazionale; la realizzazione dell’innovativa riforma dei Lea (livelli essenziali d’assistenza) in tutte le regioni, affinché si trasformino in diritti esigibili da parte di tutti, anziani e cittadini”.
BOCCIA DIFENDE ANCORA IL SISTEMA PENSIONISTICO
Gli ultimi dati sul Pil diffusi dall’Istat per Vincenzo Boccia sono una prova che “il Paese ha potenzialità rilevanti”. Secondo quanto riporta Radiocor, il Presidente di Confindustria ritiene che occorra quindi “fare i conti con i provvedimenti che hanno effetti sull’economia reale e far prevalere il buon senso e il pragmatismo e non smontare quello che di buono si è fatto nel Paese. Tra l’altro altri Paesi vogliono imitarci: la Francia vuole imitare il Jobs act, la riforma pensioni e vuole realizzare il Piano industria 4.0”. Un nuovo intervento, quindi, quello del leader degli industriali, a difesa dell’attuale sistema pensionistico, nonostante, come lui stesso ha ammesso qualche giorno fa, come imprenditore avrebbe un giovamento da un intervento che favorisse lo “svecchiamento” della forza lavoro mediante, per esempio, l’abbassamento degli attuali requisiti pensionistici.
LA NOVITÀ DELL’APE AZIENDALE
L’Ape volontario è finalmente utilizzabile, rendendo quindi disponibile una delle novità più attese nel sistema previdenziale. Tuttavia Stefano Patriarca, dalle pagine del Sole 24 Ore, ricorda che l’innovazione certamente più interessante è quella dell’Ape aziendale, “cioè la possibilità per il datore di lavoro o per un fondo di solidarietà o per un ente bilaterale (ad esempio i fondi interprofessionali) di erogare una somma equivalente almeno ai contributi pensionistici che il lavoratore avrebbe percepito negli anni per i quali prende l’Ape”. Il consulente di palazzo Chigi ricorda che questa somma va ad aumentare il montante contributivo del lavoratore, in modo da incrementare l’importo dell’assegno che andrà a incassare al momento del pensionamento. “In tal modo il lavoratore potrà lasciare l’attività fino a tre anni prima, avere per quel periodo il reddito-ponte e la rata che pagherebbe limitata al rimborso del capitale già percepito, senza oneri per il finanziamento. In definitiva avrebbe un prestito a costo zero”.
Patriarca evidenzia anche un vantaggio per le imprese, visto che versando i contributi direttamente all’Inps potrebbero detrarli integralmente dal reddito d’impresa. Dunque si ha a disposizione uno strumento “per agevolare l’uscita dal lavoro e per gestire i problemi legati alla ristrutturazioni aziendali che necessitano di interventi di sostegno al reddito dei lavoratori anziani o per gestire il turnover senza penalizzare i redditi dei lavoratori più anziani, creando uno spazio per l’occupazione dei giovani”. Vedremo se l’Ape aziendale verrà effettivamente utilizzato.
BERLUSCONI NON ESCLUDE ADEGUAMENTO PENSIONI FINO A 1.500 EURO
Parlando davanti alla platea degli associati della Coldiretti, Silvio Berlusconi ha ribadito la volontà, in caso di vittoria alle elezioni, di alzare le pensioni minime a 1.000 euro al mese, “anche per tutte le mamme d’Italia, che lavorano tutti i i giorni, comprese la notte e le domeniche”. Secondo quanto riporta il sito del Giornale, l’ex Premier ha però aggiunto che verrà compiuta una valutazione per “vedere se sarà possibile un adeguamento delle pensioni sopra ai mille euro, diciamo fino ai 1.500 euro al mese”. Un nuovo passo in avanti, quindi, rispetto alla promessa iniziale, che era appunto quella di portare le minime a 1.000 euro. Berlusconi ha anche ricordato l’impegno per varare un reddito di dignità da destinare a circa 10 milioni di persone che sono sotto la soglia di povertà. Una misura in grado anche di far aumentare i consumi, specie di beni alimentari.