Come di consueto, anche quest’anno Raffaele Bonanni è stato ospite del Meeting di Rimini. Atteso da molti giornalisti, ha rilasciato dichiarazioni sui temi della politica più scottante che hanno fatto il giro dei telegiornali. Ci è parso però che su un punto – che tra l’altro lo stesso protagonista ritiene cruciale – nessuno abbia dato risalto alle sue parole. Tutti preoccupati di chiedere al Segretario della Cisl cosa si attende dal prossimo consiglio dei ministri, cosa pensa dell’articolo 18, quanto caldo vede l’autunno. Pare però che non interessi a nessuno quanto il Segretario ha detto in merito alle vere sfide del Paese, ai problemi interni al sindacato e al ruolo che questo può avere nell’agognata ripresa.
Un antipasto di tutto ciò lo ha offerto Il Corriere della Sera nel botta e risposta tra il suo Vicedirettore Dario Di Vico e lo stesso Segretario del Sindacato di via Po. In realtà, Bonanni dice queste cose da molto tempo e da circa un anno si è fatto piuttosto insistente sui problemi della rendita finanziaria in cui vede risiedere gran parte dei “poteri forti” di questo tempo. Ma, andando con ordine, il Sindacato è “antidoto al populismo” e non è impopolare, come lo ha invece definito Di Vico. Il populismo, secondo Bonanni, è quello di Renzi e della politica, immobile ormai da tempo sulle questioni più importanti: nessuna riforma importante, ma naturalmente un linguaggio volto a nascondere quest’inerzia.
Ma come le realtà collettive a vario titolo possono partecipare alla ripresa? “Non ho mai creduto che una persona valente e coraggiosa che sia possa tirarci fuori dai guai. La storia insegna, i processi veri di cambiamento o sono collettivi o non sono. Per cui bisogna mettersi d’accordo su come affrontare un percorso di guerra… nessuno ha voluto e vuole prendere per le corna i problemi, e questo è il motivo della diffidenza che il mondo ha nei nostri confronti. Se non interverremo sui nostri problemi, consegneremo il Paese al populismo. La stagione nuova si aprirà se lo decideremo insieme, se lo sceglieremo insieme. L’unica via è la trasparenza: vorremmo sapere se è vero che negli ultimi 5 anni c’è stato un abbattimento della spesa pubblica di circa il 10%… che fine hanno fatto questi soldi? I soldi vengono bruciati dal sistema delle concessioni e delle esternalizzazioni. Altro che il dipendente fannullone, che è stato il paravento per coprire tutte le malefatte della pubblica amministrazione”.
Bonanni vuole trasparenza, da tempo insiste sulla nostra economia della corruzione e degli appalti. Certamente se il sindacato su questo punto fosse coeso, la discussione potrebbe essere affrontata. Ma il problema è proprio questo: il sindacato nel suo insieme è d’accordo su tutto ciò? Per quanto riguarda invece i “poteri forti” della rendita, Bonanni ci insiste da tempo, anche su queste pagine. Sta forse indicando una nuova via per le forze sociali?
Del resto durante questa recessione in Italia si è quanto mai capito che è l’impresa a creare lavoro, prima qualcuno non aveva le idee così chiare. Persino Susanna Camusso un anno fa ha detto “bisogna salvare l’impresa per salvare il lavoro”. Forse è attorno alla rendita che il Sindacato potrebbe fare quadrato.
In collaborazione con www.think-in.it