Dopo la bocciatura di oggi della Uil alla riforma pensioni proposta dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, il mondo dei sindacati di fatto si compatta sui dubbi e polemiche attorno alle novità pensionistiche del Governo e dell’istituto di previdenza nazionale sociale. Come scrive il Sole 24 ore, il prossimo 2 aprile 2016 Cgil, Cisl e Uil si mobiliteranno con manifestazioni in tutta Italia a sostegno della loro piattaforma sulla previdenza, a favore della flessibilità in uscita. Il commento di Uil segue a ruota quello della Camusso, segretario Cgil, che settimana scorsa aveva dichiarato: «Non mi sembra un buon inizio la proposta di Boeri, bisogna cambiare prima la Legge Fornero su più aspetto a partire dal tema di quale prospettiva previdenziale avranno i giovani e poi bisogna ridiscutere del tema dell’anzianità». L’unica più cauta verso una possibile apertura, è la segretaria di Annamaria Furlan, Cisl, per la quale Boeri “quando dice che bisogna mettere mano alla riforma delle pensioni dice una cosa assolutamente giusta. Ma l’onere di questa proposta spetta al Governo, è da lì che deve assumere questa responsabilità”.
La Uil boccia la proposta di riforma delle pensioni di Tito Boeri, che prevede la pensione anticipata fino a tre anni con una penalizzazione del 3% sull’assegno pensionistico per ogni anno di anticipo. Domenico Proietti ha spiegato infatti che ci sarebbe un costo troppo alto per i lavoratori. Il Segretario confederale della Uil ha in particolare snocciolato alcuni dati derivanti da calcoli del suo sindacato: la flessibilità graverebbe in particolare su chi riceverà le pensioni più basse. Infatti, si dovrebbe rinunciare a 135 euro al mese nel caso di una pensione di 1.500 euro lordi, che è il livello minimo per chiedere la pensione anticipata secondo la proposta di Boeri.
Prima della sosta pasquale, la commissione Lavoro della Camera, in un comitato ristretto, continuerà ad analizzare le proposte di legge relative a possibili interventi sulle pensioni d’oro. Ciò avverrà domani. Del tema si discute da tempo, ma non è ancora stata trovata la giusta modalità per intervenire sulle pensioni più elevate senza incorrere in una bocciatura da parte della Corte Costituzionale. C’è poi da sciogliere il nodo sulla destinazioni delle risorse eventualmente reperite con un taglio delle pensioni più alte: dovrebbero servire ad aumentare gli assegni più bassi o a finanziare interventi sul sistema previdenziale come l’introduzione della flessibilità?
La direzione nazionale del Partito democratico è stata annullata. Cesare Damiano era però pronto ad affrontare dei temi ritenuti importanti da diversi cittadini che hanno dato il loro supporto a un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’ex ministro. L’esponente della minoranza del Pd scriveva infatti ieri, in vista proprio dell’appuntamento del partito: “Vorrei che il 2016 fosse dedicato a realizzare la flessibilità delle pensioni e risolvere il problema dei lavoratori ‘precoci’”. Le modalità con cui vorrebbe che questi interventi fossero fatti sono note da tempo. Quel che manca è la volontà politica di cambiare la Legge Fornero. E questo nonostante Damiano non sia l’unico del suo partito a volere una riforma delle pensioni.
La Rete dei Comitati degli esodati continua la sua battaglia per un’ottava salvaguardia che possa dare tutela a quei 24.000 italiani che ancora ne sono privi, nonostante l’ultimo intervento del Governo con la Legge di stabilità 2016. Alcuni rappresentanti hanno incontrato Debora Serracchiani, Vicepresidente del Partito democratico, cui hanno consegnato l’appello al Premier Renzi. La Serracchiani ha garantito il suo impegno a portare il tema in direzione Pd e a organizzare presto un incontro per discutere dell’ottava salvaguardia degli esodati, che il partito del Premier sembra ritenere necessaria.
Cesare Damiano si appella al Governo perché apra un confronto sulla riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro fa infatti notare che nell’opinione pubblica sta aumentando il consenso verso la flessibilità, che è anche al centro della proposta di legge che dal 2013 sta aggiornando insieme ai colleghi della commissione Lavoro della Camera per arrivare a un testo unificato e sottoscritto da tutti i partiti. Oltre alla pensione anticipata di 4 anni, con una penalizzazione massima dell’8%, la proposta prevede la Quota 41 per i lavoratori precoci. Per Damiano l’occasione migliore per approvare questa riforma è la prossima Legge di stabilità, in vista della quale il Governo dovrebbe appunto avviare un confronto.
Le tasse locali sono aumentate tra il 2013 e il 2015 di oltre 300 euro per una famiglia tipo. Lo ha calcolato la Uil, che ha tenuto conto delle imposte che gravano sulla casa e delle addizionali Irpef. Guglielmo Loy, Segretario confederale, segnala in particolare che se 10 milioni di contribuenti hanno potuto compensare in parte questi aumenti con il bonus da 80 euro in busta paga, questo non è avvenuto per altri 30 milioni di contribuenti. Inoltre la situazione quest’anno potrebbe non migliorare, dato che agli enti locali è stata data la possibilità di aumentare la tassa sui rifiuti e le tariffe dei servizi locali, oltre che l’addizionale Irpef regionale. Per queste ragioni secondo Loy occorre ridare fiato a salari e pensioni con un abbassamento delle tasse già nel 2016.
Nuova dichiarazione del Governo sulla riforma delle pensioni che non aiuta a portare chiarezza sulle reali intenzioni dell’esecutivo, pressato ormai da più parti per varare la flessibilità delle pensioni. Enrico Zanetti ha infatti detto che “non siamo in grado di dire che tutti da un anno all’altro avranno qualcosa di più, ma siamo in grado di garantire che nessuno avrà qualcosa di meno”. Le parole del viceministro dell’Economia sembrano soltanto escludere un intervento sulle pensioni in essere che possa portare a una loro riduzione, ma la Legge Fornero potrà essere cambiata? “Non siamo in grado di garantire marce indietro generalizzate da quello che è il quadro esistente”, ha detto Zanetti. Parole piuttosto ambigue dato che la flessibilità non sarebbe una “marcia indietro generalizzata”, ma si tratterebbe in ogni caso di un cambiamento del quadro esistente.
Nel piano della Proposta Boeri per la riforma pensioni 2016, come già annunciato negli scorsi giorni, vi è il rilancio dell’uscita a 63 anni e 7 mesi, unitamente ad almeno 20 anni di contribuiti a condizione che l’insegno non vada al di sotto di 1500 euro al mese. Ma nel piano del presidente Inps ci sarebbe il rilancio a 63 anni e 7 mesi con una penalità, questa la novità, che è legata al ricalcolo dei montanti determinanti con il sistema retributivo. Tale penalità oscilla entro un range di 10% in corrispondenza del massimo anticipo; ricordiamo tra l’altro che la proposta chiede inoltre un minimo di 20 anni di contribuzione effettiva, ovvero composta dalla contribuzione obbligatoria, volontaria o da riscatto con esclusione della sola contribuzione figurativa, contro i 35 anni della proposta di Cesare Damiano, esperto di politiche del lavoro del Partito Democratico, come ricorda il portale online pensionistico “Pensioni Oggi”.
Anche in questa domenica la riforma pensioni e le possibili novità sullo sfondo del sistema pensionistico italiano in crisi tengono banco nel dibattito politico e commerciale; proprio in questo secondo ambito, arriva una notizia per quanto riguarda la posizioni dei commercianti che hanno dichiarato o stanno per farlo, la chiusura dell’attività. Questo è infatti l’ultimo anno per chiedere l’indennizzo per chiusura dell’attività commerciale: con il 31 dicembre 2016, salvo proroghe, scade l’ultimo assegno per i commercianti che cessano in via definitiva l’attività commerciale. Come riporta il portale online, Pensioni Oggi, il sostegno introdotto dall’articolo 19-ter della legge 2/2009 sino al 31 dicembre 2011 e prorogato poi con la legge di stabilità del 2014 per altri 5 ani, offre un sussidio economico a chi chiude la propria attività e la licenza commerciale sino ala pensione di vecchiaia. È una sorta di ammortizzatore sociale che durante la crisi era stato ritirato in scena per aiutare i commercianti, ma ora viene sospeso forse definitivamente alla fine di questo 2016.
Dall’Inps non sembrano arrivare buone notizie per alcuni esodati, che non potranno accedere alla settima salvaguardia varata con l’ultima Legge di stabilità. Stando a quel che riporta il sito Pensionioggi.it, infatti, nella Circolare Inps 50/2016, pubblicata in settimana, i lavoratori che nel 2011 avevano fruito di tre giorni di permesso mensile per assistere familiari con disabilità gravi non potranno accedere alla salvaguardia. L’Inps avrebbe infatti chiarito che il nuovo provvedimento non presenta più le caratteristiche che in passato avevano consentito ad altri esodati di accedere alla tutela anche se nel 2011 si trovavano in congedo o avevano fruito dei tre giorni di permesso mensili in base alle legge 104/1992. Nella settima salvaguardia è stato infatti precisato che la domanda di accesso può essere presentata solo da coloro che nel 2011 avevano fruito del congedo biennale, “fruibile in modo continuativo o frazionato, di cui all’articolo 42 del Dlgs 151/2001 a condizione, peraltro, che il parente assistito risulti essere un figlio del beneficiario del congedo”.
Il sito Pensionioggi.it ricorda che sono esclusi dalla settima salvaguardia anche i lavoratori agricoli e stagionali che nel 2011 avevano concluso il rapporto di lavoro a tempo determinato senza rioccuparsi successivamente in contratti di lavoro stabile.