Anche da Firenze, dove ha partecipato a un’iniziativa sui referendum proposti dalla Cgil, Maurizio Landini è tornato a insistere sulla necessità di una riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Fiom, per la terza volta nell’arco di una settimana, insieme ai temi dei voucher e degli appalti, ovviamente centrali negli incontri cui partecipa dato che è su di essi che vertono i quesiti referendari, ha indicato quindi come priorità del sindacato quella di cambiare la legge sulle pensioni. E questo pur essendoci già stati degli interventi nell’ultima Legge di bilancio. Segno che sono ritenuti non soddisfacenti. Su questo fronte sembra quindi quasi che Landini abbia una posizione ancora più netta di Susanna Camusso, che pure non ha risparmiato critiche all’esecutivo. In particolare sull’Ape, di cui ancora non sono noti i testi dei decreti attutativi, nonostante sia passata ormai una settimana dall’ultimo confronto tra Governo e sindacati.
I lavoratori precoci non mollano certo il colpo e sono pronti a mobilitarsi per far sì che venga varata una riforma delle pensioni con Quota 41 per tutti. Domani saranno presenti a Torino davanti a palazzo San Daniele, dove Giuliano Poletti parteciperà a un convegno. Sulla pagina Facebook del gruppo 41xtutti lavoratori uniti un post ricorda l’appuntamento per un presidio e volantinaggio a partire dalle ore 9:00. Non è escluso che il ministro del Lavoro si fermi a parlare con i manifestanti, cosa del resto già avvenuta in altre occasioni e anche a Torino, in occasione della convention organizzata da Matteo Renzi al Lingotto. Va detto che al convegno parteciperà anche Gigi Petteni, Segretario confederale della Cisl e può darsi che i precoci vogliano anche un confronto con un rappresentante sindacale.
In attesa di novità sui decreti attuativi sull’Ape, torna a farsi caldo il tema della riforma delle pensioni dei parlamentari. Tito Boeri ha infatti evidenziato che sarebbe necessario procedere a un ricalcolo dei vitalizi col sistema contributivo. “Abbiamo invitato gli attuali e futuri percettori di vitalizi a darci tutte le informazioni per procedere a questo ricalcolo a livello individuale. Ma sin qui nessuno, dico nessuno, ha raccolto il nostro invito”, ha detto il Presidente dell’Inps secondo quanto riporta Askanews. Boeri ha anche ricordato che la spesa per i vitalizi continuerà a risultare superiore ai contributi versati da deputati e senatori di circa 100 milioni di euro l’anno. Con il ricalcolo contributivo, si potrebbero risparmiare circa 57 milioni di euro l’anno.
È possibile aumentare l’importo della pensione? Negli ultimi giorni si sta parlando di diritti inespressi e di una domanda per ottenere un aumento dell’assegno pensionistico, ma la vicenda è stata finora trattata con toni allarmistici e complottisti. Questo aspetto normativo non è stato censurato né dall’Inps né dal Governo, del resto si protrae da diversi anni. Come riportato da Investire Oggi, non si tratta d’altro che di maggiorazioni sociali, importi aggiuntivi, assegni al nucleo familiare, prestazioni a favore degli invalidi civili e integrazioni sui trattamenti minimi. Sono chiamati inespressi perché l’erogazione non è automatica: bisogna farse esplicita richiesta, altrimenti il diritto viene ignorato. Il sindacato dei pensionati italiani della Cgil ha spiegato, ad esempio, che in questa categoria rientrano i diritti sorti dopo la liquidazione della pensione. L’aumento comunque non è uguale per tutte le pensioni e quasi sempre sono inferiori ai 300 euro. Secondo i sindacati, le cifre recuperabili sono tra 40 e 50 euro mensili, che comunque possono fare la differenza per chi ha una pensione molto bassa. Circa un terzo dei pensionati potrebbe ottenere un aumento, ma occorre verificare cosa include il proprio assegno pensionistico prima di recarsi presso gli sportelli dell’Inps e i centri di assistenza fiscale (Caf). Le richieste possono essere anche retroattive, quindi non ci sono scadenze e si può agire con calma.
In attesa dei decreti attuativi e delle relative novità sulla riforma delle pensioni, l’Inps ha diffuso i nuovi dati dell’osservatorio sulle pensioni, i quali segnalano che all’inizio del 2017, senza considerare le gestioni dei dipendenti pubblici e dell’ex Enpals, le pensioni in essere ammontavano a poco più di 18 milioni di unità, con una forte concentrazione nella classi basse. Tanto che il 63,1% degli assegni ha un importo inferiore ai 750 euro. Dato che si alza al 76,5% se si considerano le sole donne. L’Inps ricorda che ci sono pensionati che godono di più di una prestazione pensionistica o che hanno un’altra fonte di reddito. Dunque non si può dire che quasi due terzi dei pensionati percepisce meno di 750 euro. Anche perché, non sono prese in considerazione tutte le gestioni.
In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, l’osservatorio Inps sulle pensioni fa emergere come negli ultimi cinque anni il numero delle pensioni sia diminuito del 2,7%. I dati fanno emergere in maniera particolare gli effetti della Legge Fornero: se dal gennaio 2004 al gennaio 2012 il numero delle pensioni è aumentato mediamente ogni anno dello 0,7%, subito dopo si è registrata una decrescita media annua dello 0,6%. L’osservatorio Inps fa emergere anche come nel 2016 siano state liquidate poco più di un milione di pensioni, per un importo totale di 9,4 miliardi di euro. Inoltre, il 53,2% delle pensioni aveva naturale assistenziale.
Il mondo cambia velocemente e forse se ne dovrebbe tenere conto anche nel fare una riforma delle pensioni. Gian Antonio Stella, dalle pagine del Corriere della Sera, ricorda infatti che dieci anni fa Tito Boeri e Vincenzo Galasso, in un loro libro, segnalavano come ogni giovane dovesse dare il 45% dei propri soldi per pagare la pensione di chi aveva versato a suo tempo il 30%. Tutto questo mentre la disoccupazione giovanile era di poco superiore al 20%. Ora che si aggira intorno al 40%, i giovani si ritrovano in un mondo in cui il 46,6% dei poveri ha meno di 34 anni. Invertire la rotta sembra quindi un obbligo. Difficile capire qual è il modo migliore per farlo, visto anche che i giovani rappresentano una “minoranza” nel Paese.
Attraverso il messaggio numero 1366, l’Inps ha fornito le prime istruzioni per dare applicazione a una delle novità della riforma delle pensioni varata con la Legge di bilancio: l’aumento della quattordicesima (chiamata dall’Inps “somma aggiuntiva”). L’Istituto nazionale di previdenza sociale segnala anzitutto qual è la soglia fino a cui si ha diritto alla somma aggiuntiva. Dato che essa è prevista per chi ha una pensione non superiore a una volta e mezza il minimo, viene chiarito che tale soglia è pari a 9.786,86 euro annui. Attraverso una tabella, viene poi specificato l’importo cui si ha diritto, a seconda che si percepisca un trattamento pensionistico come ex lavoratore dipendente o autonomo e a seconda anche degli anni di contribuzione. Per esempio, per un ex lavoratore dipendente con un’età contributiva fino a 15 anni, o un ex autonomo con contributi versati fino a 18 anni, la somma aggiuntiva è pari 437 euro. La quattordicesima raggiunge la cifra massima di 655 euro nel caso si siano versati più di 25 anni di contributi (28 se ex autonomi). Guardando il raffronto con il 2016, la quattordicesima sarà quindi più alta di circa 100 -150 euro. L’Inps ricorda anche che la Legge di bilancio ha previsto che “la somma aggiuntiva sia corrisposta anche in favore dei soggetti in possesso di un reddito compreso tra 1,5 e 2 volte” il minimo, che finora non hanno goduto della quattordicesima. Questo vuol dire che in caso di pensioni fino a 13.049,14 si potranno ricevere tra i 336 i 504 euro in più. Per quanto riguarda il pagamento della quattordicesima, nelle messaggio si legge che “verrà effettuato d’ufficio per i pensionati di tutte le gestioni unitamente al rateo di pensione di luglio 2017 ovvero di dicembre 2017 per coloro che perfezionano il requisito anagrafico nel secondo semestre dell’anno 2017”.
Cresce l’attesa per i decreti attuativi relativi all’Ape. Con i testi definitivi sarà chiaro quali saranno i criteri di accesso all’Ape social e se quindi saranno confermate le indiscrezioni che parlavano di un criterio di priorità legato all’età anagrafica dei richiedenti. A tal proposito Susanna Camusso ha ancora una volta detto di voler vedere i testi definitivi dei decreti attuativi, prima di esprimere un giudizio completo. Tuttavia non le sfugge, viste le indiscrezioni che arrivano in merito, che è come se il Governo stesse cercando di applicare il meno possibile l’accordo che è stato raggiunto e confermato nelle disposizioni varate con la Legge di bilancio. Non certo un buon segnale, considerato anche che si parla di un intervento, l’Ape social, indirizzato ad alcune categorie ritenute meritevoli di un trattamento di “tutela”, vista la loro condizione.
La riforma delle pensioni sta causando diverse proteste in Brasile. Il Governo Temer ha infatti deciso di innalzare l’età pensionabile a 65 anni e, stando a quanto riporta RadioVaticana, la Conferenza episcopale brasiliana, ha diffuso una nota invitando i cristiani a mobilitarsi a difesa dei più deboli, in quanto l’esecutivo “ha scelto la strada dell’esclusione sociale”. I vescovi sottolineano che “la previdenza non è una concessione del governo on un privilegio”, quindi “ogni minaccia a questi diritti” deve essere respinta. Inoltre, evidenziano come non si possano prendere decisioni su un tema così complesso “basandosi su informazioni non sicure”. Parole che in Italia hanno ricevuto molta attenzione da parte di coloro che continuano a battersi per cambiare la Legge Fornero.