È passata una settimana, ma sul fronte dei decreti attuativi relativi all’Ape nulla è cambiato. Tito Boeri ha parlato di “questione di ore” per la loro emanazione. Giuliano Poletti lo ha “corretto” spiegando che “nei prossimi giorni” sarebbe arrivato il momento tanto atteso. Tra tanta incertezza c’è da chiedersi se la dimensione temporale, nei palazzi romani, sia la stessa dei comuni cittadini. L’Anticipo pensionistico dovrà partire il 1° maggio e a poco più di 30 giorni da questa data che si annuncia importante non c’è uno straccio di certezza su chi e in che modo potrà accedere all’Ape social, la pensione anticipata “per i più deboli”, pensata da un governo di centrosinistra. E in fondo che sarà mai un ritardo di un mese rispetto ai tempi inizialmente previsti (il termine per l’emissione dei decreti attuativi era stato inizialmente indicato nel 1° marzo)?
E così, mentre si lavora da mesi sugli “ultimi dettagli”, ad andare spedite sono solo le indiscrezioni delle “fonti vicine al dossier”, che arrivano dritte dritte sulle pagine dei giornali. Il Governo si guarda bene dal smentirle o dal confermarle. Le ultime dicono che per l’accesso all’Ape social verrà assegnata una priorità in base all’età. Ovvero, più si è avanti con gli anni, maggiori saranno le possibilità di avere la pensione anticipata “a costo zero”. Il che potrebbe anche avere una logica, se solo l’Ape social fosse strutturale e non sperimentale. I più “giovani”, rimasti esclusi, potrebbero infatti consolarsi sapendo che prima o poi saranno loro a risultare i più vecchi e quindi con priorità più alta. Invece, visto che dopo il 2018 potrebbe non esserci più alcun Anticipo pensionistico (né gratis, né a pagamento), una mossa del genere non farebbe altro che confermare i sospetti di Susanna Camusso: il Governo sta solo cercando di spendere il meno possibile.
Del resto la scelta di far accedere all’Ape social le persone più avanti con l’età andrebbe proprio in questa direzione. Come sappiamo bene per il caso dell’Anticipo pensionistico volontario, più anni di anticipo si devono coprire, più il prestito bancario da rimborsare è alto. Con la stessa logica capiamo bene che più si è vicini ai requisiti pensionistici, meno lo Stato ci rimette. Il criterio della calcolatrice avrebbe quindi la meglio su ogni altra logica in un provvedimento che dovrebbe avere una funzione sociale, come si deduce dal nome stesso. Tuttavia il Governo non smentisce, non conferma, continua, imperterrito a mettere a punto gli ultimi dettagli dei decreti attuativi.
Ovviamente con questo lavoro certosino sui dettagli siamo certi che non ci saranno problemi né con le procedure per la presentazione delle domande, né con i criteri di individuazione delle platee dei beneficiari dei provvedimenti. Mica si ripeteranno gli errori del 2011, quando si è dovuta fare una riforma delle pensioni in pochi giorni che ha creato migliaia di esodati?