Sarà anche calcio d’agosto, ma ogni allenatore degno di questo nome a perdere non ci tiene mai. Si può tendere a minimizzare, dire che quello che conta è come si inseriscono i nuovi e come la squadra recepisce gli schemi, porre l’accento su altri aspetti, ma alla fine uscire senza “punti” dall’impegno, pur se si tratta di calcio d’agosto, non piace a nessuno. Se poi questo allenatore si chiama Antonio Conte e la squadra che guida è la Juventus beh, allora il concetto raddoppia. Una volta il salentino perse ad Ascoli con il Siena: i toscani erano già promossi in serie A, andarono in vantaggio di due gol e si fecero rimontare fino a perdere. In zona mista, Conte divenne una belva. Questo per far capire di che personaggio stiamo parlando; e per premettere che il personaggio va preso per quello che è (recentemente gli è saltata la mosca al naso per delle parole di Pep Guardiola, evidentemente male interpretate). Eppure, anche tenendo conto del carattere di Conte, uno che compete anche nel giardino di casa, non si può non far scattare un lievissimo campanello d’allarme nel leggere le parole pronunciate a margine della sconfitta della sua Juventus contro i Los Angeles Galaxy, la seconda consecutiva (anche se tecnicamente contro l’Everton si era trattato di un pareggio). “Dobbiamo aumentare la concentrazione. Dobbiamo essere bravi sul campo, non accontentarci di farcelo dire”. E ancora: “Serve più fame”. La fame: un concetto che i bianconeri avevano trasformato in una campagna pubblicitaria, per chiamare tutti allo stadio. Per dire: abbiamo vinto uno scudetto, ma non siamo sazi. Già, perchè la fame era stato il leit motiv del , quando Conte era arrivato in panchina e doveva risollevare la squadra da due settimi posti consecutivi. Ecco: con queste parole, il tecnico ha proprio voluto dire questo. Ovvero: la fame, la voglia di vincere, la determinazione, deve sempre essere la stessa, che si arrivi da un disastro o da un trionfo. Ora forse si capiscono di più quelle “invettive” all’indirizzo di Guardiola: Conte vuole una Juventus operaia, nella teoria e nella pratica; una Juventus che non si siede sugli allori, che aggredisce chiunque perchè se non lo fa non vince, una Juventus che vince non perchè spende milioni, ma perchè sul campo non ha paura di nessuno e azzanna tutti. Il Conte-pensiero è tutto qui; per questo le sue parole non devono suonare come un segnale che fa capire o intuire che la sua squadra è in crisi (siamo ad agosto e che non si sia brillanti ci può stare, ed era già successo) ma di certo devono essere una sveglia per qualche giocatore. Chi? Tutti, in generale: ma in particolare per Carlos Tevez e Fernando Llorente, che stanno cercando di recuperare la condizione migliore. Hanno ricevuto tanti elogi da quando sono a Torino e il tecnico non vuole assolutamente che si considerino “arrivati” o certi del posto, perchè si è già visto che con lui nessuno può dirsi titolare inamovibile. Ma deve anche essere una sveglia per gli attaccanti che si giocano il posto: solo con la fame di vittorie e di minuti in campo possono conquistarsi la vittoria. E deve, infine, essere uno schiaffo in faccia al gruppo tutto: vinti due scudetti non bisogna pensarsi più forti per diritto, ma partite e vittorie vanno sudate, dalla prima all’ultima, in agosto come in maggio. Il Conte-pensiero è questo: nessun allarmismo, ma guai se la Juventus affronterà la prossima partita senza il sangue agli occhi.