Il programma “Garanzia Giovani” è una sorta di Cenerentola delle politiche del lavoro: è operativo da anni, ha ottenuto dei risultati che – il giudizio si basa sul confronto con altre iniziative – non sono da buttare, è stato rifinanziato in sede Ue, ma nessuno ne parla. Come la giovane della fiaba sta relegato nelle cucine del ministero del Lavoro (ora dell’Anpal), in attesa di una buona fatina che lo metta in condizione di recarsi al ballo del Principe. Oddio, nel nostro caso non sarà una gran festa, ma comunque un momento più sereno di quelli – sempre tragici – a cui ci hanno abituati i talk show sfasciacarrozze.
Ricordiamo innanzitutto di che cosa si tratta. L’istituzione del programma Garanzia Giovani è derivata dalla Raccomandazione della Commissione europea dell’aprile 2013, finalizzata a contrastare l’inattività giovanile e a favorire un più agevole ingresso nel mercato del lavoro. In Italia il Programma Garanzia Giovani è stato avviato il 1° maggio 2014 e si rivolge ai 15-29enni disoccupati o inattivi al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (Neet – Not in Education Employment or Training).
È stato pubblicato nei giorni scorsi dall’Anpal il terzo rapporto trimestrale (del 2017) sull’attuazione del programma (co-finaziato a livello Ue e nazionale e gestito insieme con le regioni che – come è noto – sono titolari delle politiche attive del lavoro). Prima di passare all’illustrazione dei dati è opportuno rammentare le procedure e i differenti stadi del Programma (il cui obiettivo è quello di “stanare” i neet dando loro la possibilità di compiere un’esperienza di lavoro). Il percorso in Garanzia Giovani inizia con la registrazione al Programma da parte del giovane. Entro 60 giorni dall’adesione il servizio competente (Centri per l’impiego o Agenzie per il lavoro) di una delle Regioni scelte dal giovane lo contatta per fissare un appuntamento: dopo la fase di accoglienza (servizi di informazione, orientamento e supporto) avviene la presa in carico del giovane e si procede alla stipula del Patto di servizio.
È questa la fase in cui viene definito il percorso personalizzato per l’inserimento lavorativo o per il rientro in formazione/istruzione, in coerenza con le caratteristiche personali, formative e professionali dell’utente definite attraverso l’elaborazione di un profilo. Entro 4 mesi dal momento della presa in carico il sistema dei servizi competenti offre al giovane servizi di orientamento e di accompagnamento al lavoro individualizzati, interventi di inserimento e reinserimento in percorsi di istruzione e formazione o un’esperienza di lavoro. Al 30 settembre 2017 sono state 1.239.833 le registrazioni, al netto di tutte le cancellazioni di ufficio. Rispetto alle registrazioni, le prese in carico da parte dei servizi competenti sono risultate pari all’81,1%. Il 55% delle prese in carico si riferisce a giovani con un’età compresa nella fascia 19-24 anni, il 34,7% è rappresentato dagli over 25 e il restante 10,3% sono giovani fino a 18 anni. Il 57,7% dei presi in carico ha conseguito un titolo di scuola secondaria superiore.
Il numero di utenti che è stato preso in carico dai Centri per l’impiego pubblici è nettamente più elevato in confronto a quanto registrato per le Agenzie per il lavoro private (rispettivamente 79,7% e 20,3%), ma nelle Regioni del Nord-Ovest questa distribuzione si inverte: il 22,4% dei giovani è stato preso in carico dai Centri per l’impiego contro il 77,6% dalle Agenzie per il lavoro. E questo la dice lunga sulle difficoltà dei Centri per l’impiego laddove vi è un’economia dinamica. Per quanto riguarda l’attuazione, il 52,4% dei giovani presi in carico dai servizi è stato avviato a una misura di politica attiva. Gli interventi complessivamente erogati sono 573.076, di cui il 61,5% è rappresentato dal tirocinio extra-curriculare. Seguono gli incentivi occupazionali con il 21,2%. La formazione è il terzo percorso più diffuso (12,6%).
Con riferimento ai soli interventi gestiti a livello nazionale, i volontari avviati al Servizio civile nazionale sono 7.974, impegnati soprattutto in progetti nell’ambito dell’Assistenza (45,7%) e dell’Educazione e promozione culturale (35%). In “Crescere Imprenditori”, uno specifico sottoprogramma, sono 1.986 i giovani avviati al percorso di formazione finalizzato all’imprenditorialità (dati al 27 settembre 2017). Il Fondo Selfiemployment ha ammesso a finanziamento 530 domande per l’avvio di impresa, impegnando il 17,2% del totale del Fondo rotativo. Rispetto agli incentivi occupazionali le assunzioni incentivate con il Bonus occupazionale sono state 63.858, quelle con il Super bonus 10.945 (la differenza tra le due forme di sussidio sta nel grado delle condizioni di svantaggio presentate dal giovane). Per l’Incentivo occupazione giovani le domande di assunzione confermate sono state 46.763.
Il 48,6% di coloro che hanno concluso un intervento risulta occupato e il 68,3% ha comunque avuto un’esperienza lavorativa successivamente alla conclusione dell’intervento. Il tasso di inserimento occupazionale è cresciuto in relazione al titolo di studio: dal 52,8% dei giovani occupati in possesso di una laurea, al 40,3% di coloro che hanno la sola licenza media. Dal punto di vista contrattuale, il 41% dei giovani è occupato con un contratto di apprendistato, seguito dal 29,7% di giovani con contratto a tempo indeterminato. Il 36,9% dei giovani risulta aver trovato la prima occupazione entro il mese successivo alla conclusione dell’intervento: percentuale che sale al 54,6% entro un semestre.
Nel complesso, il tasso di inserimento occupazionale mostra un trend positivo passando dal 35,3% a un mese dalla conclusione dell’intervento al 45,8% trascorsi sei mesi. Con riferimento al tirocinio extra-curriculare, il 29,2% dei giovani ha trovato un impiego entro un mese dalla conclusione, percentuale che sale al 48,2% a sei mesi dalla conclusione. Entro un mese dalla conclusione il 22,4% dei tirocinanti risulta occupato presso la stessa impresa dove ha svolto il tirocinio. Nel complesso, il tasso di inserimento occupazionale passa dal 28,2% a un mese dalla conclusione del tirocinio al 41,2% a sei mesi.
Il rapporto è ricco di una mole di dati settoriali, regionali (caratterizzati dai soliti divari) e di genere (su questo ultimo aspetto emerge una situazione abbastanza equilibrata). Ma queste statistiche essenziali sono la prova – ad avviso di chi scrive – che il programma Garanzia Giovani non è certamente quello che nella XVII legislatura ha dato prova peggiore. Alla faccia di una campagna elettorale che (s)parla d’altro.