Cinquecentomila firme per cancellare la riforma delle pensioni di Elsa Fornero. Sono state raccolte dalla Lega nord, e ora entro il mese di dicembre si saprà se la Consulta darà l’autorizzazione per tenere il referendum nella primavera 2015. La campagna era stata lanciata a giugno da Matteo Salvini, che aveva presentato la campagna per ben cinque referendum definendoli un “vero programma di governo” alternativo a quello di Renzi. Abbiamo chiesto a Massimiliano Fedriga, parlamentare della Lega nord, ci spiegarci il significato di questa campagna referendaria.
Perché chiedete di abolire la riforma Fornero?
Noi vogliamo ritornare a un’età equa per l’accesso ai benefici previdenziali, abolendo l’aumento fino a otto anni introdotto dalla riforma Fornero, che non soltanto ha colpito i lavoratori che devono andare in pensione, non soltanto ha creato la fattispecie dei cosiddetti esodati, tra 190 e 200mila persone, ma ha anche impedito il ricambio generazionale dei posti di lavoro e contribuito a creare più del 44% di disoccupazione giovanile. In un momento di contrazione economica andare a impedire il ricambio generazionale significa aumentare la disoccupazione.
Come pensate di andare a coprire dal punto di vista finanziario questo ritorno al sistema precedente?
Noi abbiamo presentato un pacchetto completo e per quanto ci riguarda il problema vero è che non si può continuare a sottostare a vincoli stupidi, controproducenti e dannosi per il nostro Paese e imposti dall’Europa. In un momento di recessione economica, è una follia fare questa politica restrittiva che porta a un aumento della recessione e non a fuoriuscire dalla crisi.
La Legge di stabilità può dare delle risposte anche per le pensioni?
Se ciò avvenisse ovviamente saremmo contenti. Non credo però che le intenzioni del governo siano queste, perché più volte il presidente del consiglio Renzi si era detto favorevole alla riforma delle pensioni Fornero. La Lega nord e milioni di cittadini hanno firmato per il referendum, e l’unica via possibile è quella della voce della gente. Attraverso il referendum per il quale abbiamo raccolto le firme, la gente potrà finalmente abolire quella riforma vergognosa che è stata fatta non per mettere in ordine i conti dell’Inps, ma per sanare il buco dell’Inpdap.
Lei ritiene che con il vecchio sistema pensionistico i conti fossero in ordine?
Un rapporto della commissione Ue del 2009 ha certificato che il nostro Paese è da prendere come esempio, perché è l’unico che è riuscito a diminuire il costo per la previdenza. Con la riforma delle pensioni di Elsa Fornero, oltre ad aumentare l’età per l’accesso alla pensione, Inps e Inpdap sono state accorpate. Peccato che Inpdap ha un buco da 9 miliardi di euro che sarà fatto pagare con i soldi presi dalle tasche dei cittadini.
La riforma Fornero ha abolito il doppio binario tra sistema retributivo e contributivo. Non ritiene che abbia reso il sistema pensionistico più equo?
Io ritengo che il sistema contributivo in sé, quello cioè su cui si basa la riforma Fornero, non sia equo. È infatti una menzogna che con questo sistema uno riceva quanto versa, se uno fa i calcoli vede che riceve di meno di quanto ha versato. Il nostro è un sistema solidaristico e vengono considerate delle possibilità che ci sono, come le pensioni di reversibilità e determinate forme di assistenza messe in conto nell’indice di conversione. Chi prende 1.200-1.300 euro al mese con il sistema retributivo, e magari mantiene il figlio disoccupato, precario o che lavora per 600 euro al mese, non lo ritengo un privilegiato.
(Pietro Vernizzi)