Che voto darebbe Elsa Fornero al Jobs Act di Renzi? “Se fossi in università 18 glielo do, ma sulla fiducia. Vorrei sapere molto di più, perché vedo ancora molto poco”. Lo ha detto l’ex ministro ai microfoni di “24 Mattino” su Radio 24. La questione legata all’articolo 18 non è “un falso problema”, ha aggiunto Fornero, secondo cui si tratta anzi di “una salvaguardia. Perché noi non possiamo sempre rappresentare il mondo del lavoro sbilanciato a favore di lavoratori magari poco interessati”. Infine l’ex ministro è tornata sulla vicenda esodati, definendo “profondamente ingiusto” il fatto di essere ricordata solo per questo: “Io devo dire che vado molto all’estero e all’estero sono conosciuta come la persona che ha fatto la riforma delle pensioni e ha messo il sistema pensionistico italiano in grado di essere sostenibile. Rifarei il ministro? In un governo politico certamente no, ma se mi ritrovassi nelle circostanze in cui mi sono trovata direi di sì. Quella è stata un’occasione storica drammatica e io mi auguro che non ci sia mai più. In sintesi ho già dato”.
Se la proposta del governo di mettere il Tfr in busta paga dovesse effettivamente andare in porto, ai lavoratori andrebbero dai 40 agli 82 euro al mese. E’ quanto emerge dai calcoli effettuati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: in particolare, si tratterebbe di 40 euro al mese in caso di Tfr erogato al 50%, di circa 62 euro al mese in caso di Tfr erogato al 75% e di circa 82 euro in caso di Tfr erogato al 100%. Se invece si decidesse di mantenere l’odierna agevolazione fiscale, “l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso”. Nel documento viene spiegato che a beneficiarne dovrebbero essere “esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni di lavoratori rispetto agli oltre 3 milioni del settore pubblico”. Per il settore privato, “ogni anno vengono erogate 315 miliardi di retribuzioni contro i 115 miliardi per quelle dei lavoratori pubblici, per un totale di circa 430 miliardi di retribuzioni l’anno. Il Tfr maturato ogni anno è circa 21 miliardi, 451 milioni di euro. Sapendo che per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, questa proposta riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti”. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ricorda infine che il Tfr, “sia che venga corrisposto al termine del rapporto sia che venga in parte anticipato durante il rapporto, gode di un’agevolazione fiscale e previdenziale. La prima riguarda un regime di tassazione agevolata che va dal 23 al 25% della somma percepita; la seconda è invece la totale esenzione, in quanto la somma del Tfr non alimenta il trattamento pensionistico dei lavoratori”.