La questione della riforma delle pensioni è quanto mai di stretta attualità. Il Governo Gentiloni ha completato i decreti attuativi che di fatto regolamentano la messa in atto dei vari strumenti nati dalla cooperazione tra le parti sociali ed il precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi. In particolare il focus è rivolto nei confronti del cosiddetto Ape (Anticipo pensionistico) per mezzo del quale sarà consentito a lavoratori in possesso di determinati requisiti di andare in pensione in anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero. Nello specifico sarà possibile presentare domanda a partire dal prossimo 1 maggio. Facile ipotizzare che soprattutto per l’Ape Social che prevede un tempo massimo di presentazione fissato per il 30 giugno, ci possa essere una abbondante arrivo di domande con conseguente rischio ‘ingorgo’ che andrebbe a rallentare tutto l’iter negli uffici Inps. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Ogni volta che parla, Tito Boeri riesce a scatenare reazioni, soprattutto quando propone una riforma delle pensioni che tagli gli assegni più alti. Nel corso di un convegno a Milano, a inizio settimana, il Presidente dell’Inps ha proposto di usare un prelievo sulle pensioni sopra i 5.000 euro e il ricalcolo dei vitalizi col sistema contributivo per reperire le risorse necessarie a finanziare una decontribuzione per le assunzioni dei giovani, migliorando così le loro possibilità occupazionali e, di conseguenza, previdenziali. Paolo Padoin, in un intervento, ritiene che “non sono i pensionati, che hanno pagato contributi d’oro per 40 anni e oltre, a dover risolvere il problema”. “Pensi, caro professor Boeri, a recuperare la montagna di contributi evasi, forse con quelli potrebbe finanziare agevolmente gli interventi assistenziali da Lei auspicati”, scrive l’ex Prefetto di Firenze.
È un periodo piuttosto importante per quanto concerne la riforma delle pensioni con il Governo Gentiloni alle prese con diverse questioni che vanno dai decreti attuativi fino alle prime dispute per quanto concerne la cosiddetta fase due. Intanto il Movimento Cinque Stelle sta portando avanti una personale battaglia per cercare di alleggerire la casse dell’INPS dal peso dei vitalizi che deputati ed onorevoli percepiscono nonostante abbiano prestato servizi per lo stato per lassi tempi decisamente marginali. Nel corso della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, il noto presentatore televisivo Gerry Scotti ha fatto presente come lui, avendo un trascorso nel mondo della politica, percepisca un vitalizio da 1400 euro al mese. Durante il mandato come Presidente del Consiglio di Matteo Renzi, Scotti ha sottolineato di aver contatto lo stesso segretario del PD per togliersi il vitalizio ma sembra che la cosa non sia fattibile. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
I lavoratori precoci saranno in piazza l’11 maggio per chiedere ancora una volta una riforma delle pensioni che contenga la Quota 41 per tutti. Tuttavia non tutto sembra stia procedendo come previsto. Antonina Cicio, una dei membri più attivi del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, ha infatti espresso in un post su Facebook la propria delusione per il fatto che, dopo le grandi proteste e la richiesta di scendere in piazza da parte dei tanti precoci, solo in pochi finora abbiano garantito la loro presenza a Roma. Il post ha ricevuto molti commenti e qualcuno sostiene che forse un bilancio si potrà trarre trascorse le feste pasquali. Certo è che sarebbe davvero importante che davanti a Montecitorio ci fossero tanti manifestanti, per far capire in quanti tengono davvero alla Quota 41.
Orietta Armiliato, attraverso il Comitato Opzione donna social, continua a chiedere una riforma delle pensioni che tenga conto delle difficoltà che le donne hanno, non certo per “colpa” loro, a raggiungere i requisiti per la quiescenza. Tuttavia sembra che ci sia qualcuno che non gradisce il lavoro che svolge il suo comitato, sostenendo che “remi contro” la possibilità di ottenere una proroga di Opzione donna. È la stessa Armiliato, in un post sulla pagina Facebook del Comitato, a spiegare la situazione, evidenziando che forse a “remare contro” alla possibilità di un pensionamento anticipato per le donne è chi si ostina a chiedere di prorogare una misura che è ormai giunta al termine della sua sperimentazione e “non ha trovato conferme di continuità”.