Se il prossimo governo decidesse di metter mano alla riforma Fornero delle pensioni sarebbe un pessimo segnale a livello europeo e internazionale. Ne è convinto il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che, dialogando con i giornalisti a margine di un convegno presso il Meeting di Rimini, ha spiegato che tale riforma “è stata un punto d’arrivo di un percorso lungo, durato vent’anni. Credo che come segnale del nostro Paese davanti all’Europa e agli organismi internazionali riformare la riforma non sarebbe positivo. Bisognerà fare delle doverose manutenzioni, ma riformare non credo sia una cosa positiva né nel nostro Paese, né che si debba raccontare all’Europa”. La pensa diversamente l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano (Pd), che a inizio mese ha presentato alla Camera un ordine del giorno che impegna il governo a favorire l’iter parlamentare del testo di riforma della riforma già varato dalla commissione Lavoro. Il testo, consegnato successivamente al parere delle altre commissioni, propone non solo un ulteriore ampliamento della platea dei cosiddetti “esodati” da salvaguardare, ma intende riportare l’età pensionabile a 58 anni. «Non inseguo le parole “manutenzione” o “riforma” della riforma – risponde a Mastrapasqua tramite IlSussidiario.net l’onorevole Damiano – A me interessa andare alla sostanza del problema: la riforma del ministro Fornero ha creato situazioni socialmente inique, vale a dire lavoratori che rimangono per molto tempo, anche quattro o cinque anni, senza stipendio perché si sono licenziati prevedendo di andare in pensione a breve, e purtroppo anche senza una pensione».
Quindi, continua Damiano, «per iniziativa del Parlamento e attraverso una larga alleanza delle forze che sostengono questo governo, abbiamo ottenuto già dei risultati: il primo è quello di aver “salvaguardato” 120mila lavoratori che altrimenti sarebbero rimasti senza reddito, ma sappiamo bene che questa misura non risolve comunque il problema. Vogliamo continuare questa battaglia, non importa se si tratta di manutenzione o di riforma».
Quello che viene chiesto al governo, conclude l’ex ministro Damiano, «è di stanziare una quota anche minoritaria delle risorse che intende reperire con la spending review al fine di risolvere il problema. Del resto, su questo stesso argomento, c’è stato un autorevole impegno proprio del presidente del Consiglio Monti nel suo discorso tenuto alla Camera nel mese di giugno, quando è stata votata la fiducia sulla riforma del mercato del lavoro: in quell’occasione chiese ai partiti che lo sostengono di poter arrivare al Consiglio europeo con la riforma varata, ma con la promessa che sarebbe intervenuto su ammortizzatori, flessibilità in ingresso e sulla questione “esodati”. Ecco, i primi due temi sono stati risolti, mentre il terzo è un capitolo ancora decisamente aperto su cui è ora di intervenire».
(Claudio Perlini)