IL PARADOSSO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
L’Economia, il supplemento del Corriere della Sera, ha dedicato un focus alla previdenza complementare, evidenziando un paradosso tutto italiano: chi ne avrebbe più bisogno non ce l’ha. Questo perché, ricorda Enrico Marro, i fondi pensione costano e se non si ha un buon lavoro stabile non ce li si può permettere. Il giornalista cita a questo proposito i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane realizzata dalla Banca d’Italia, secondo cui in circa il 15% delle famiglie almeno un componente ha dichiarato di aderire a fondi pensione o assicurazioni vita per integrare la pensione. “Tra i lavoratori dipendenti, queste forme di previdenza integrativa sono più diffuse tra i dirigenti”.
Infatti, nel 43% dei nuclei dove il capofamiglia è un dirigente, lo stesso è iscritto a un fondo pensione o ha un’assicurazione vita. Si scende al 25% per i capofamiglia impiegati e al 14% per quelli operai. “Non a caso il maggior addensamento di iscritti si trova nelle famiglie più ricche, con il 26% di aderenti nella famiglie con un reddito annuo superiore a 43.720 euro (quinto quintile) mentre la concentrazione minore si riscontra nei nuclei più poveri, quelli con un reddito annuo sotto i 14.932 euro (primo quintile), con appena il 3,4%”. Marro evidenzia che per aumentare l’iscrizione dei giovani si è già immaginata una nuova fase di silenzio assenso per portare i Tfr nei fondi pensione. A suo modo di vedere, tuttavia, questa ipotesi sarebbe percorribile “a patto di accompagnare l’operazione con una campagna d’informazione seria per rendere le scelte consapevoli e a patto che si introduca la possibilità di ripensamento”.