Mentre la scena è occupata dallo sciopero generale dei metalmeccanici a sostegno della vertenza contrattuale del settore, il futuro della contrattazione sembra sempre più legato alle scelte di palazzo Chigi. Ma, andando con ordine, l’iniziativa delle tute blu – e il fatto che sia unitaria è già una notizia – merita attenzione perché riguarda un rinnovo contrattuale di un asset strategico del nostro sistema produttivo e, per la precisione, 1,6 milioni di lavoratori, di cui il 70% ha aderito allo sciopero (fonte sindacale).
L’obiettivo, spiegano i sindacati, è far cambiare idea a Federmeccanica rispetto alla proposta sul salario, ritenuta da loro inaccettabile perché riconoscerebbe aumenti del contratto nazionale solo al 5% dei lavoratori, e quindi di riprendere al più presto la trattativa per il rinnovo. Dal canto suo, Federmeccanica smentisce che si tratti solo del 5%, ma siamo sicuri che – al di là delle legittime prove di forza di ciascuno – il rinnovo non è lontano e sarà firmato tra la soddisfazione generale.
Tuttavia, venendo alle intenzioni del Governo, peraltro già annunciate nel Def come abbiamo riportato su queste pagine, la proposta è quella di permettere agli accordi aziendali di derogare ai contratti nazionali anche in materia di retribuzione. A parte i minimi tabellari, la contrattazione aziendale potrebbe derogare agli standard retributivi (gli scatti di anzianità, per esempio), come a dire il vero ciò già avviene nel settore chimico dal 2009. Non si tratta quindi di una novità assoluta.
I sindacati non sono entusiasti della prospettiva, piuttosto guardano con favore a quanto proposto nel Manifesto per le Relazioni Industriali di Federmeccanica che, dal punto di vista retributivo, “cede” alla contrattazione aziendale il solo salario di produttività.
A proposito di contrattazione decentrata, proprio in questi giorni la Cisl ha diffuso i dati sul “secondo livello”: 5.050 accordi monitorati dal 2009 a oggi, la quota di intese che hanno riguardato il salario è scesa dal 23% del 2012 al 17% nel 2014, mentre quelle sulla gestione della crisi sono passate dal 54% del 2012 al 67% nel 2014. L’andamento del secondo livello non è così facilmente prevedibile. È vero che ci sono gli incentivi, ma la contrattazione aziendale riguarda solo il 30% delle nostre imprese. Diciamo anche che il Ccnl conserverà una sua funzione importante per la piccola impresa in particolare e che gli attori del secondo livello hanno bisogno di accrescere le loro competenze. In sintesi: sulla carta un nuovo scenario; sarà domani quello reale?
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