QUOTA 41 CON RICALCOLO CONTRIBUTIVO
Alberto Brambilla ha curato la parte del programma della Lega relativa alle pensioni e Il Sole 24 Ore riporta alcune sue dichiarazioni da cui si capisce che nel caso il Carroccio andasse al Governo, gli strumenti come l’Ape volontario o aziendale verrebbero mantenuti in vita. Inoltre, la Quota 41 prevederebbe un calcolo dell’assegno interamente contributivo a partire dal 1° gennaio 1996 e non più dal 2012, a meno che prima di quella data non si siano già maturati 18 anni di contribuzione. Non è chiaro se anche la Quota 100 prevederebbe questo meccanismo di calcolo. L’Ape social, invece, potrebbe non essere rinnovata una volta scaduta alla fine di quest’anno. Resterebbe invece probabilmente in vigore il meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, introdotto non a caso da un governo di centrodestra.
APE E RITA PER NON VANIFICARE LA LEGGE FORNERO
Stefano Patriarca si è detto convinto che “per non vanificare i sacrifici imposti della riforma Fornero e per dare risposta positiva alle legittime domande di flessibilità dell’età di pensionamento e di equità dei cittadini, occorre sia avere consapevolezza della realtà che c’è dietro ai dati delle previsioni, sia soprattutto migliorare e rendere permanenti le innovazioni introdotte negli ultimi due anni”. Dal suo punto di vista, infatti, “la risposta è li, e la stanno già sperimentando decine di migliaia di lavoratori con il sistema di redditi ponte non pensionistici, l’Ape sociale, l’Ape volontario e la Rita che permettono di uscire prima dell’età di pensionamento dal mercato del lavoro senza che questo aumenti la spesa pensionistica”. In occasione dell’incontro Nuove flessibilità di uscita anticipata dal lavoro da Manageritalia e Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, in programma oggi alle 15:30 a Roma, sicuramente il consigliere economico del Governo potrà tornare sul tema.
L’ALLARME DI DAMIANO SULLE PENSIONI DI REVERSIBILITÀ
Da una parte Lega e Movimento 5 Stelle che chiedono il superamento della Legge Fornero, dall’altra le istituzioni come la Commissione europea che la difendono. Entrambi gli schieramenti, secondo Cesare Damiano, rappresentano però degli estremismi, seppur opposti, “ai quali occorre rispondere con proposte concrete e realizzabili”. Per l’ex ministro del Lavoro bisogna respingere “con forza la pretesa dell’Europa di penalizzare nuovamente i pensionati allo scopo di fare cassa”, anche perché i dati sulla spesa pensionistica in possesso di Bruxelles non sono esatti: essa ammontano al 12% e non al 16% del Pil. Dal suo punto di vista, “chi pretende di spremere altre risorse dalle pensioni è semplicemente folle”. “L’obiettivo è di nuovo la reversibilità, la quattordicesima e il ricalcolo degli assegni di chi è andato in pensione con il sistema retributivo: tutte pretese che vanno respinte al mittente. Sia che si tratti dell’Fmi, sia che si tratti della Commissione europea”, ha aggiunto.
IL PIANO DELLA LEGA NON È ABOLIRE LA LEGGE FORNERO
Nonostante l’ipotesi di un nuovo intervento severo sulle pensioni, su richiesta dell’Ue, paventato da Repubblica, Alberto Brambilla ritiene che si possano fare interventi “chirurgici” sulla Legge Fornero ampliando la possibilità di accedere alla pensione senza mettere a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico, la cui spesa, ricorda il Presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, è in linea con la media europea. Si potrebbe tagliare “quell’assistenza che va ai falsi invalidi e a chi non se la merita, perché mente sui requisiti”, ricavando così 50 miliardi in dieci anni con qui consentire “a chi ha 35-36 anni di contributi e almeno 64 anni di età, oppure 41 anni e mezzo di contributi a prescindere dall’età di andare in pensione”. Dato che, come ricorda Repubblica, ha curato il programma previdenziale della Lega, Brambilla spiega: “Il nostro piano non è abolire la Fornero: toccare la previdenza è dinamite, guai a farlo. Ma di rivederla, questo sì”.
DEROGA ALLA LEGGE FORNERO IN SICILIA
La Regione Siciliana ha approvato la sua legge finanziaria che contiene anche un’importante deroga alla Legge Fornero per i dipendenti di palazzo d’Orleans. L’edizione di Palermo di Repubblica scrive infatti che “nelle pieghe del testo, anche la possibilità di far andare in pensione con le regole pre-Fornero, senza limiti di età, un gruppo cospicuo di dipendenti regionali che maturano i 40 anni di contributi entro il 2020, ma non hanno presentato domanda in tempo rispetto alla finestra varata nel 2015”. Non è chiaro quante persone saranno interessate da questa misura, ma di certo saranno invidiate da quanti, con la stessa anzianità contributiva, ancora non possono accedere alle pensione per la mancanza del requisito anagrafico richiesto. Vedremo se la finanziaria siciliana verrà approvata dall’Assemblea regionale.
VITALIZI, LA CRITICA DEM A FICO
Non ci va leggera Democratica, il sito di informazione del Partito democratico. Un suo pezzo, infatti, è intitolato: “La fuffa di Fico sui vitalizi”. Nell’articolo si ricorda come Luigi Di Maio ha ripetuto come fosse importante che il Movimento 5 Stelle avesse la presidenza della Camera dei deputati “per portare avanti la battaglia contro gli stipendi dei parlamentari. Abbiamo chiesto la presidenza di Montecitorio perché qui ci sono più vitalizi da tagliare, più regolamenti da modificare”. Il punto è che, ricorda Silvia Gernini, autrice dell’articolo, in realtà è al Senato dove c’è più da tagliare, visto che non c’è un tetto agli stipendi e non c’è stato nemmeno il contributo di solidarietà previsto per i deputati. Prima con la Legge Fornero e poi con il ddl Richetti si è intervenuti abolendo i vitalizi e prevedendo un sistema previdenziale contributivo per i parlamentari. Solo che il disegno di legge del parlamentare dem non è mai stato approvato dal Senato.
IL RISCHIO DI UNA LEGGE FORNERO-BIS
Negli ultimi giorni si è tornati a ipotizzare la nascita di una maggioranza di governo Lega-Movimento 5 Stelle. I due partiti sono stati tra i più attivi, durante la campagna elettorale, nel promettere un’abolizione della Legge Fornero, graduale o meno. Tuttavia il rischio per l’Italia è quello di dover varare una Legge Fornero-bis. È quanto scrive Repubblica, spiegando che la Commissione europea presto dovrebbe diffondere l’Ageing Report 2018, con previsioni non proprio lusinghiere sul sistema pensionistico italiano. Dati che, spiega il quotidiano romano, non sono certi sconosciuto agli addetti ai lavori e che la Ragioneria dello Stato ha studiato e criticato. Ciò non toglie che Bruxelles ricorderà che “la gobba previdenziale – il picco di spesa italiana per le pensioni in rapporto al Pil che si avrà quando la generazione dei quarantenni attuali uscirà dal mercato del lavoro – salirà nel 2040 al 18,5% anziché al 16,3% come sostiene l’Italia, superiore al record storico del 2015 (15,7%)”.
Questo per via di una crescita asfittica del Pil, inferiore rispetto alle previsioni. Stefano Patriarca, consigliere economico di palazzo Chigi, riconosce che “se dovessimo crescere meno dell’1,5% medio, il futuro si tingerebbe di nero”. Tuttavia chiedere subito una manovra sulle pensioni all’Italia sembra davvero troppo, ma lo scenario descritto da Repubblica parla chiaro: la Commissione europea ritiene che i risparmi della Legge Fornero potrebbero essere bruciati nell’arco di dieci anni e non arrivare ai 30 previsti dall’Italia. Per questo Bruxelles potrebbe volere un intervento rapido.