Tra le categorie che possono beneficiare dell’Ape agevolato ci sono i lavoratori dipendenti che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro subordinato per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e che abbiano concluso la prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi. Per ottenere questo sussidio i lavoratori che rientrano in questo profilo devono possedere almeno 30 anni di contributi. Si tratta di un reddito ponte, successivo all’indennizzo di disoccupazione, che li traghetta in pensione. C’è però una grave lacuna: non sono inclusi i lavoratori la cui disoccupazione è determinata dalla scadenza di un contratto a termine. Questi soggetti possono accedere alla Naspi ma non all’Ape sociale. I sindacati hanno provato a modificare questo aspetto, ma non è stato “toccato” dal Governo. Neppure i lavori autonomi che hanno cessato definitivamente l’attività commerciale e i collaboratori coordinati e continuativi in stato di disoccupazione potranno conseguire il sussidio.
Matteo Renzi ha voluto affrontare il tema del Def e della manovra aggiunta nella sua periodica e-news, facendo un accenno anche alla riforma delle pensioni del suo governo. L’ex Premier ha spiegato che l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ha deciso di aderire alla richiesta europea di ridurre il deficit, usando soldi provenienti da provvedimenti ideati in passato. Dunque non si può dire che il suo Governo abbia lasciato dei buchi, ma anzi ha lasciato un tesoretto che “contiene anche le risorse per affrontare le tre emergenze sociali, le tre P: pensioni, periferie, povertà”. A proposito di pensioni, Renzi ha ricordato che “è di stamani la firma del Presidente Gentiloni sulla cosiddetta Ape, l’anticipo pensionistico”.
Mentre è stato firmato il decreto attuativo sull’Ape, c’è chi non dimentica che esattamente un anno fa i sindacati manifestavano per una riforma delle pensioni che comprendeva la Quota 41 per tutti i lavoratori. Un traguardo che non può dirsi raggiunto. Per questo dal gruppo 41xtutti lavoratori uniti arriva la richiesta a Cgil, Cisl e Uil di mantenere gli impegni presi e di non fermarsi nel chiedere un cambiamento del sistema pensionistico. I sindacati sono in effetti ancora al tavolo con il Governo, ma per parlare ormai della cosiddetta fase due e non pare quindi essere ora all’ordine del giorno una loro richiesta di intervento sul fronte Quota 41. C’è tuttavia da dire che il Governo non sembra essere disposto a fare concessioni sul tema.
Il decreto attuativo sull’Ape social è stato firmato, mentre non si sa nulla dell’Ape volontaria. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, la data di partenza dell’Anticipo pensionistico garantito da un prestito bancario potrebbe slittare di due settimane. “Per far partire questo sistema di pensionamento anticipato, infatti, mancano anche diversi regolamenti, una nuova piattaforma elettronica e l’avvio di una di convenzione con le banche e le assicurazioni”, ricorda il quotidiano di Confindustria. Dunque è probabile che possa essere il 15 maggio la data vera e propria di partenza dell’Ape volontaria, considerando che quella social dovrebbe prendere il via il 1° maggio come previsto.
Il decreto attuativo sull’Ape social è stato firmato e per Cesare Damiano questa è senz’altro una buona notizia. L’ex ministro del Lavoro vorrebbe però che l’Anticipo pensionistico, misura principe della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio, parta come previsto il 1° maggio. “Ci auguriamo che tutto il pacchetto pensionistico, compreso il cumulo gratuito dei contributi e la pensione a 41 anni per i lavoratori ‘precoci’ che svolgono lavori gravosi, trovi una piena e rapida attuazione”, ha dichiarato il Presidente della commissione Lavoro della Camera, il quale ha evidenziato che non è a conoscenza dei contenuti specifici del decreto attuativo. Damiano ha poi ricordato che resta aperto il confronto tra Governo e sindacati sulla “pensione di cittadinanza” per i giovani e il meccanismo che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita.
Novità importante in tema di riforma delle pensioni: è stato infatti firmato il decreto attuativo relativo all’Ape Social. Ne dà notizia il sito del Governo, con un brevissimo comunicato che recita: “Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato il decreto attuativo dell’Ape Sociale”. Parole accompagnate da un foto che ritrae il frontespizio dell’atto e l’ultima pagina in cui si scorge la firma del Premier. Non si conoscono quindi al momento i dettagli del decreto, che con tutta probabilità cominceranno a diventare noti a partire da domani, quando alcuni quotidiani pubblicheranno alcuni stralci del testo. A questo decreto è collegata la norma approvata prima di Pasqua che prevede un cambiamento nei requisiti richiesti in caso di svolgimento di lavori gravosi.
Si torna a parlare oggi della proposta di legge di Marialuisa Gnecchi, riguardante la deroga alla riforma delle pensioni targata Fornero per l’ingresso in quiescenza di coloro che hanno raggiunto i 64 anni e possono contare su almeno 35 anni di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2012, se uomini, o 20 anni di anzianità contributiva se donne. Inoltre, la proposta di legge, ricorda Adnkronos, chiede che le donne possano accedere alla pensione in caso abbiano compiuto 60 anni al 31 dicembre 2012 e abbiano versati 15 anni di contributi, “qualora si tratti di lavoratrici rientranti nelle deroghe previste dall’articolo 2, comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503”.
La riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità ha portato anche l’ottava salvaguardia degli esodati che, si diceva, sarebbe stata quella definitiva. Purtroppo non è stato così, perché ci sono persone che ne sono rimaste escluse. Per questo Andrea Maestri ha presentato insieme ad alcuni colleghi di Possibile un’interrogazione scritta al Governo per chiedere se fosse a conoscenza della cosa e che cosa intenda fare “per sanare una situazione che appare agli interroganti non conforme al principio di eguaglianza”. Come viene ricordato sul gruppo Facebook “Comitato licenziati o cessati senza tutele”, una risposta dell’esecutivo non dovrebbe tardare ad arrivare in commissione Lavoro della Camera.
Come ormai consuetudine, Orietta Armiliato qualche giorno fa ha fatto il punto della settimana sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, dove ha ricordato dei temi importanti riguardanti la riforma delle pensioni. Certo si parla molto dell’Ape, ma la sue parole sono state concentrate sulla fase due del confronto tra Governo e sindacati, perché è lì che vi sono tre temi particolarmente interessanti: “considerazione del lavoro di cura ai fini previdenziali, maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, valutazione di ulteriori misure previdenziali per i lavori faticosi”. La Armiliato ricorda che “con l’avvento del mese di maggio questi temi animeranno la discussione, dandoci una reale visone di quelle che saranno le proposte sulle quali ragionare”. Come si può notare, si tratta di argomenti che vanno al di là dell’appartenenza a talune categorie o al fatto di essere uomini o donne, ma interessano un gran numero di persone.
Proseguendo la lettura del resoconto, non si possono che trovare condivisibili le parole contro il fatto che le richieste di un pensionamento anticipato per le donne siano da ascriversi come provenienti da nonne che vogliono aver tempo di occuparsi dei proprio nipotini. La Armiliato ricorda infatti che si vuole solo il riconoscimento delle attività che le donne svolgono al di fuori della mera attività lavorativa. Senza dimenticare che ve ne sono alcune che non hanno più in lavoro e sono in una fascia d’età che rende difficile il trovare un nuovo lavoro, ma anche il poter accedere alla pensione.
Continua la discussione sul blog di Beppe Grillo a proposito della parte del programma del Movimento 5 Stelle dedicata al lavoro. Uno dei punti più importanti è quello dedicato alla riforma delle pensioni e uno dei quesiti si cui si concentra il dibattito è “Con quali strumenti si deve superare l’attuale sistema previdenziale a ripartizione con contribuzione obbligatoria stabilita per legge e soglie rigide di uscita dal mondo dell’occupazione?”. Per il momento si è parlato di lavori usuranti, evidenziando anche come la normativa in merito sia probabilmente da aggiornare. Non è da escludere però che ci siano altri interessanti approfondimenti sulla flessibilità in generale, anche per chi non svolge attività gravose.
L’Ape social, una delle novità della riforma delle pensioni, dovrebbe debuttare il 1° maggio. Tuttavia, Morena Piccinini avverte che non sarà una passeggiata riuscire ad accedervi, perché “bisognerà fare i conti con le complesse operazioni di verifica individuale dei requisiti richiesti, ma soprattutto con i tempi contingentati per la presentazione delle domande, imposti dalla norma”. Da un articolo di Esperienze, la rivista del patronato della Cgil, possiamo vedere quelle che sono i punti critici evidenziati dalla Presidente dell’Inca rispetto all’Anticipo pensionistico versione social. Anzitutto, il fatto che c’è tempo solo dal 1° maggio al 30 giugno per presentare le richieste “Solo quando saranno resi noti i risultati del monitoraggio e se rimarranno risorse non utilizzate, l’Inps potrebbe esaminare le domande presentate successivamente al 30 giugno e fino al mese di novembre”. Il che, ovviamente, fa ritenere che ci sarà una corsa per presentare la domanda, anche perché sono stati stanziati 300 milioni di euro. Non bisogna poi dimenticare che l’Ape social consente di accedere alla pensione in anticipo senza alcuna penalizzazione sull’assegno che si andrà a incassare. Nell’arco di questi due mesi, bisognerà dunque fare tutte le verifiche sulle posizioni assicurative individuali, completare l’iter procedurale e ottenere, infine, la certificazione del diritto da parte di Inps”. Vista la situazione, l’Inca in qualità di patronato avrà un compito non semplice, ma proprio attraverso i suoi canali comunicativi cercherà di informare i potenziali beneficiari sui passi da compiere per raggiungere il “traguardo” dell’Ape social, che riguarda anche alcuni lavoratori precoci.