«Le contraddizioni del sistema previdenziale italiano si superano introducendo un reddito di cittadinanza che può essere reso sostenibile attraverso la moneta fiduciaria e i buoni acquisto». Ne è convinto il sindaco Inail, Nino Galloni. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso dell’audizione di fronte alle commissioni Lavoro di Camera e Senato aveva sottolineato: “Ci sono margini per ragionare sia sugli strumenti sia sugli incentivi per migliorare le opportunità per chi sta per andare in pensione e per chi deve entrare nel mondo del lavoro. In questo senso sono aperto a forme di finanziamento complementare”.
Il governo ha detto più volte di essere intenzionato ad attuare una riforma delle pensioni, ma finora non ha fatto nulla. Stavolta il messaggio di Padoan è più forte rispetto al passato?
Sì. Però nel nostro sistema quando si parla di pensioni obbligatorie bisogna sempre distinguere queste ultime da tutte le altre forme di previdenza complementare e integrativa. Il cosiddetto “secondo pilastro” richiede risorse e la sua redditività va valutata con sistemi attuariali seri, perché nei fatti potrebbe non dare tutti questi risultati. Inoltre se l’assegno erogato dalla pensione obbligatoria si riduce sempre di più, confidando in un aumento delle pensioni complementari, di fatto è come se ci trovassimo di fronte al gioco delle tre carte.
A quale modello si ispira il ministro Padoan?
Dalle sue dichiarazioni il ministro Padoan sembra ispirarsi ai sistemi previdenziali britannico o americano, che però sono molto diversi dal nostro. C’è una pensione minima, che è quella obbligatoria, sostenuta in parte con i versamenti dei diretti interessati e in parte con una componente di solidarietà fornita dai redditi più elevati. Questi ultimi beneficiano del fatto che hanno degli sgravi molto importanti sulla pensione complementare.
Lei ritiene che qualcosa di simile potrebbe funzionare anche in Italia?
Se introduciamo il reddito di cittadinanza o altri strumenti, poi possiamo ripensare l’intero sistema pensionistico. Paradossalmente in base a quello che ha detto il presidente Inps, Tito Boeri, invece di mandare le persone in pensione a 75 anni, si potrebbero abolire del tutto i versamenti e introdurre un reddito minimo a carico della fiscalità generale. Mentre ai più benestanti si assicura la possibilità di avere degli sgravi su un sistema previdenziale a capitalizzazione. Questa è una possibilità, anche se non sono sicuro di condividerla.
Quale ruolo avrebbero le banche in questa riforma?
Il governo invita le banche a entrare in questo business, anticipando l’assegno anche con bassi tassi d’interesse e garantendo così una pensione privata da aggiungersi a quella pubblica che si riduce.
Coinvolgere le banche è la strada giusta?
Secondo me questa non è la soluzione del problema, quanto piuttosto una parte del problema: la finanziarizzazione dei versamenti previdenziali e della previdenza complementare.
Quindi secondo lei qual è la strada da seguire?
Personalmente ritengo che si dovrebbe intervenire con una riforma della previdenza obbligatoria. Bisogna fare in modo che ci sia la possibilità di uscire anticipatamente dal sistema quando si vuole, con una pensione che ovviamente sarà proporzionata ai versamenti. Se poi si capisce che questo è incompatibile con un assegno minimo, comunque bisognerà mettere mano alla fiscalità generale a costo di emettere moneta fiduciaria e buoni acquisto a sostegno del reddito dei pensionati poveri.
Di fatto questo è un reddito di cittadinanza?
Sì, anche se non è attuato aumentando le tasse o distribuendo la ricchezza in modo più equo, bensì immettendo nel sistema mezzi di pagamento fiduciari che poi lo Stato recupera attraverso le entrate tributarie. Gli strumenti sono questi, la bacchetta magica non ce l’abbiamo ancora.
In base alla dichiarazione di Padoan, ci sono altre soluzioni possibili?
Quello di Padoan è un discorso generale. Siccome le pensioni di base si riducono o possono essere insufficienti, il suo invito è a incentivare quelle complementari attraverso sistemi a capitalizzazione che consentano maggiori entrate.
(Pietro Vernizzi)