Oggi Andrea Stramaccioni ripenserà certamente al suo compleanno numero 36, un anno fa. 9 gennaio 2012, il giovane tecnico romano era “solamente” l’allenatore della Primavera dell’Inter, e certamente non immaginava che l’anno che doveva essere degli Europei, delle Olimpiadi di Londra, dello spread da abbassare e della profezia Maya da scongiurare, sarebbe stato anche il suo. Per la carità, il palmares con le giovanili della Roma era ottimo, e giustamente Ernesto Paolillo non si era lasciato sfuggire l’occasione di portarlo in nerazzurro per sostituire Fulvio Pea, approfittando del fatto che in giallorosso le porte della Primavera erano chiuse da un certo Alberto De Rossi. Già quella sembrava un’eredità difficile, visto che Pea aveva fatto benissimo con i giovani dell’Inter, e aveva pure instaurato un bel feeling con tal José Mourinho da Setubal…
Le cose andavano abbastanza bene alla Primavera, ma anche alla prima squadra, che proprio in quel periodo stava vivendo la serie delle otto vittorie consecutive di Claudio Ranieri che sembravano poter regalare all’Inter una grande rimonta dopo un pessimo avvio di stagione. Invece, passa circa un mese e la situazione dei “grandi” comincia a precipitare, mentre i “piccoli” vanno bene in campionato e soprattutto volano in NextGen Series, la nuova Champions League per le squadre Primavera – quando si dice il destino: il torneo che dà la ribalta a Strama era alla sua prima edizione. E così si arriva a marzo, quando tutti iniziano a pensare all’ipotesi Stramaccioni-traghettatore, fino a domenica 25. Questo è lo spartiacque: l’Inter perde a Torino contro la Juventus, l’Inter vince la finale di NextGen a Londra contro l’Ajax. Fuori Ranieri, promosso Stramaccioni.
Le battute e i titoli si sprecano, tutto quello che riguarda i nerazzurri diventa “Stra”, a partire dall’inno Pazza Inter Stramala. A dire il vero, però, pochissimi credono che la sua panchina avrebbe resistito oltre maggio: invece Stramaccioni sfrutta bene l’occasione, la sua Inter gioca spesso bene, vince oltre la metà delle partite, trionfa nel derby con la tripletta di Diego Milito (nonostante un rigore del tutto inesistente per il Milan) e così arriva la riconferma, sebbene la rimonta-Champions sfumi proprio all’ultima giornata. Ma il presidente Massimo Moratti è ormai innamorato del suo giovane mister, e la storia prosegue.
A questo punto Stramaccioni è già un personaggio notissimo, amato oppure invidiato da chi ha dovuto fare molta più gavetta per arrivare in alto. La stagione inizia bene: Strama vince un altro derby, e la sua dedica ai tifosi (“E’ vostro, è vostro!”) diventa un cult. Poi infila una serie di successi consecutivi, e il 3 novembre arriva l’apoteosi allo Juventus Stadium: dopo 18 secondi Vidal (in fuorigioco) sembra far crollare la spensierata Inter di Strama, invece il secondo tempo di quella partita entra di buon diritto nella storia nerazzurra. Da allora le cose hanno cominciato ad andare meno bene, per tutta una serie di motivi sui quali l’allenatore non sempre ha colpa, e sui quali comunque dovrà mostrare la sua maturità ai massimi livelli. Ma l’ultimo anno di vita di Andrea Stramaccioni, nato a Roma il 9 gennaio 1976, resta ugualmente memorabile e probabilmente irripetibile: comunque vada la sua carriera, un altro anno di crescita così impetuosa sarà ragionevolmente impossibile. 366 giorni fa (era un anno bisestile) chi mai avrebbe potuto pensare a un articolo sull’allenatore della Primavera dell’Inter?
(Mauro Mantegazza)