Se pensate che nel mondo dello sport la cabala non esiste, che le scaramanzie con tanto di cornetti portafortuna appesi al collo, strani rituali di palloni fatti rimbalzare contro il muro degli spogliatoi o gesti scaramantici da ripetere con spasmodica ossessione mal si addicano al calcio, allora non conoscete la storia recente di Cagliari-Roma. Forse non è il caso di scomodare antiche leggende metropolitane e numeri da far impazzire gli assidui giocatori delle più svariate lotterie e i maniaci del gratta-che-tanto-non-vinci; dall’altra parte dell’Oceano schiere di appassionati in berretto da baseball e maglie griffate da nome e numero dell’eroe di turno sarebbero pronti a snocciolarvi dati, aneddoti e luoghi mitici per portare acqua al mulino di stelle e pianeti che si sono allineati per impedire la vittoria della squadra del cuore; e ci sono esempi straordinari e anche un po’ inquietanti a testimonianza della forza delle superstizioni. Non ci credete? E allora, chissà come mai i Pittsburgh Pirates, che si avviavano a chiudere una stagione di baseball sopra il 50% di vittorie per la prima volta dopo 19 anni, hanno inanellato una striscia clamorosa di sconfitte e al momento in cui scriviamo sono a 74 vinte e 74 perse, sull’orlo cioè dell’ennesimo incubo. E chissà come mai, per tornare all’argomento che ci interessa, la Roma non vince a Cagliari dal 29 ottobre del 1995, da quando cioè Daniel Fonseca (un ex, tanto per aggiungere sale alla ricetta) infilò due volte la porta dei rossobu di Sardegna e regalò i tre punti ai capitolini. Poi, più niente: undici partite con quattro pareggi e sette sconfitte. Una sequenza infinita di grandi fallimenti, di partite pessime, di esoneri causati (quello di Carlos Bianchi, che nell’aprile 1997 concluse la sua avventura al Sant’Elia ma fece in tempo ad inaugurare una striscia di quattro sconfitte consecutive nella terra dei quattro mori). Nel 2000 l’incubo sembrava finito: il Cagliari retrocedeva in serie B, a maggio dell’anno seguente la Roma di Capello si laureava campione e chi ci pensava più, all’isola maledetta. E invece no, perchè le maledizioni, nello sport, tornano sempre a meno che non vengano spezzate per mezzo di complessi rituali (può anche essere un rigore molto discutibile, per dire). La Roma nel suo terrore personale ci si è nuovamente tuffata nel marzo del 2005: Zola, Esposito e Suazo firmavano il 3-0 rotondo che sprofondava i giallorossi di Delneri nel silenzio stampa e sempre più giù in classifica. Certo, quella era la stagione dei cinque allenatori, dal Prandelli che mai si sedette sulla panchina dell’Olimpico al Bruno Conti che in qualche modo chiuse la stagione; ma le cose non sono cambiate nemmeno con il ciclo di Spalletti. E’ vero che il toscano era riuscito a fermare l’emorragia di sconfitte bloccando il Cagliari sullo 0-0, ma già l’anno seguente perdeva 3-2, inchiodandosi poi sull’1-1 la volta successiva. Ancora due pareggi (per 2-2), quindi le ultime due batoste: 5-1 subito da quello stesso Ranieri che aveva sfiorato lo scudetto, poi il 4-2 incassato da Luis Enrique che in quel pomeriggio di gennaio riuscì perfino a resuscitare Thiago Ribeiro, che la mise nel sacco in due occasioni. In totale fanno diciassette anni. E adesso? Adesso c’è Zeman, c’è nuovo entusiasmo e c’è una squadra che corre a mille all’ora; eppure, neanche il boemo tanto amato dal popolo giallorosso era riuscito, all’epoca, a infrangere la maledizione. Lui tre gol li aveva fatti fare ai suoi, e però ne aveva presi quattro. Cosa c’è di nuovo? Un appiglio al quale aggrapparsi con tutte le proprie forze:
Cagliari-Roma non si giocherà al Sant’Elia, bensì nel nuovo stadio, la Is Arenas di Quartu, che peraltro è ancora inagibile e quindi chiuderà le porte al pubblico. Parlavamo di rituali con cui venir fuori dalle maledizioni? Ecco: a Cagliari, abituati a non perdere mai contro la Roma, stanno cercando tutto il ferro a disposizione con l’intenzione di rimanerci aggrappati fino alle 17 di domenica. Una volta sancito il triplice fischio, si vedrà il risultato: forse, se la Roma sarà riuscita a spuntarla, chissà che non si torni a parlare di grandi obiettivi. Dicono a Roma: tutto vero, ma nel 2001 abbiamo comunque vinto lo scudetto. Rispondono dalla Sardegna: già, ma noi eravamo in serie B, e Cagliari-Roma non ci fu. Detto questo, buona partita a tutti.