Oggi è una giornata campale per il Napoli. Infatti, nel tardo pomeriggio è attesa la sentenza della Corte di Giustizia federale, che dovrà esprimersi sul ricorso contro la penalizzazione di due punti in classifica per il caso del calcioscommesse e anche sui ricorsi di Paolo Cannavaro e Gianluca Grava contro le squalifiche di sei mesi ai loro danni, inflitte per omessa denuncia. Tutto ruota attorno alla derubricazione del ruolo di Matteo Gianello, il personaggio-chiave della vicenda. La difesa sia della società sia dei due giocatori si basa su questo assunto: se il portiere non ha detto nulla di rilevante per l’indagine, il suo ruolo deve essere derubricato. In questo caso non si potrebbe quindi parlare di illecito, ma di slealtà sportiva, e di conseguenza non si potrebbe penalizzare la società. Il Napoli – oltre a puntare all’annullamento della penalizzazione – si è messo anche alla guida di un movimento che punta alla riforma della giustizia sportiva sulla questione della responsabilità oggettiva. La formazione partenopea vuole riavere due punti in più in classifica, che porterebbe il distacco dalla Juventus a tre sole lunghezze, quelle che sono maturate in virtù dei risultati sul campo, e ritrovare anche i suoi due difensori. In caso contrario via al mercato per la retroguardia, perché l’assenza di Cannavaro richiederebbe nuovi innesti. In caso di sentenza avversa ai campani, è già sicuro l’appello del Napoli e di Paolo Cannavaro al Tnas, ultimo livello della giustizia sportiva.
Le parole del presidente Aurelio De Laurentiis nell’udienza del ricorso sono state molto dure: “Abbiamo accettato la sentenza di primo grado perché altro non si poteva fare, ma è ingiusta e offensiva. Percorreremo ogni strada per riavere ciò che ci è stato tolto. L’accusa è infamante, la nostra è sempre stata una condotta specchiata. Il nostro campionato ce lo giochiamo sul campo. Ci siamo ritrovati da innocente a colpevole condannato, con due punti da scontare in questo campionato e due giocatori fondamentali fuori gioco. Non è accettabile, non è plausibile. I miei giocatori mi hanno assicurato che nulla è stato posto essere da un soggetto a fine contratto, ormai estraneo alla squadra. Tutto questo è ridicolo. Mi appello alla certezza del diritto, alla regolarità del campionato che sono principi ineludibili da riconoscere al Napoli e a tutti i soggetti”.
L’avvocato del Napoli, Mattia Grassani, attacca invece Gianello, scaricando su di lui tutta la colpa: “Matteo Gianello è un Donnie Brasco (protagonista di un film in cui un agente dell’Fbi si infiltra in ambienti della mafia, ndR) al contrario, un emissario di malavitosi che cerca di infiltrarsi in una società sana. Un calciatore per hobby ma che di professione faceva lo scommettitore. Stiamo parlando di uno spettatore, un infiltrato, un cavallo di Troia capace di porre in essere atti volti all’alterazione di una gara. E’ il soggetto che in quella stagione ha visto finire un ciclo, era in scadenza di contratto con zero presenze e zero possibilità di scendere in campo e di rinnovare il contratto. Un soggetto che ha millantato con i suoi mandanti di poter predire i risultati del Napoli, una dote divinatoria più volte risultata infondata. La società Napoli non può risponderne con punti in classifica per un soggetto che non può tirarsi indietro rispetto a una rete in cui si è calato”. Vedremo cosa deciderà in merito la Corte.