“Non puoi sederti con 10 euro ad un ristorante in cui si mangia con 100”. La frase di Antonio Conte, pronunciata a maggio, risuona adesso come un inquietante passo d’addio. Non a caso, è stata ritwittata a ripetizione nella serata di ieri; quella in cui tutto è cambiato, quella in cui la Juventus riparte da zero. A ben guardare, gli indizi c’erano tutti. Le lacrime della moglie nel corso della festa per il terzo scudetto consecutivo, come di chi sapesse (adesso possiamo dirlo) che si fosse arrivati alla fine della corsa; le continue schermaglie con la dirigenza circa gli obiettivi di mercato; il tweet decisamente freddo con cui la Juventus aveva annunciato la continuazione del rapporto (senza rinnovo del contratto); la prima conferenza stampa della nuova stagione tenuta da Fernando Llorente, perchè Conte – adesso si sa – stava discutendo l’uscita di scena. Conte lascia la Juventus o la Juventus lascia Conte? Un po’ entrambe le cose, anche se certamente parte tutto dal salentino. Lo staff ha fatto sapere: “il mercato non c’entra, mancavano le motivazioni”. Già: non ce lo siamo mai immaginato il Conte alla Sir Alex Ferguson, il Conte che per dieci o vent’anni rimane nello stesso posto, fosse anche la sua squadra bianconera, quella a cui deve tutto o quasi. E’ stato l’”errore” di una certa parte di tifoseria: credere che sì, il matrimonio eterno potesse reggere. Ma Conte è un animo irrequieto: vuole vincere sempre e comunque, vuole giocarsela alla pari con tutti. In una parola, anzi due: voleva la Champions League. Qui si è scontrato con il progetto di Andrea Agnelli: l’Europa sì, ma per gradi. Ovvero: confermiamo la rosa, se necessario facciamo qualche cessione illustre, ci rinforziamo senza esagerare. Capite bene che per chi veniva eliminato dal Bayern Monaco futuro campione d’Europa e parlava di Javi Martinez comprato a 40 milioni di euro il discorso non potesse reggere. Valutata l’impossibilità di sedersi allo stesso tavolo degli squadroni continentali ha detto stop. Ci sta tutto di quello che si è detto: la mancanza di motivazioni (vincere il quarto scudetto avrebbe cambiato poco), un mercato poco soddisfacente, forse anche la constatazione che Iturbe se lo prende la Roma e che Vidal sta per raggiungere Van Gaal. In realtà c’è un altro fattore, che è passato quasi inosservato: la Nazionale. Certo, il nome del salentino è saltato fuori subito, a dimissioni avvenute. “Ecco, adesso va ad allenare l’Italia”. Sì;
Ma è probabile che la sequenza degli avvenimenti sia leggermente diversa. Che Conte cioè abbia ricevuto una chiamata dalla Federazione, e che quella chiamata abbia unito la sua fame di vittorie, la sua propensione alle grandi sfide e la “staticità” della situazione in bianconero. E che dunque, approfittando anche di un contratto che non c’era, l’addio sia stato più semplice. E ora? E ora, chissà. Massimiliano Allegri è il nome caldo, pare sia già a Torino e pronto a firmare. Forse però la soluzione migliore sarebbe stata quella di Massimo Carrera; che lavora alla Juventus da prima che arrivasse Conte (era coordinatore del settore giovanile), conosce l’ambiente e ha feeling con i giocatori. Sarebbe un nuovo inizio senza smantellare, una continuità tecnica che toglierebbe anche l’imbarazzo di dover dire all’allenatore che sì, siamo campioni d’Italia ma dal mercato non arriva nessuno. Sia come sia, ricordate la vicenda Del Piero? Ancora una volta ha vinto la linea di Andrea Agnelli: alla Juventus nessuno è indispensabile. Nemmeno l’allenatore dei tre scudetti consecutivi e dei 102 punti. Vista in un certo modo, ha ragione lui. Vista nell’altro, se l’andazzo era questo (e in società lo sapevano tutti) sarebbe stato meglio rivedere i tempi scenici.
(Claudio Franceschini)