La Cina critica la città di Roma per le scarse garanzie di sicurezza che offre ai propri concittadini che ci vivono. E’ quanto si percepisce leggendo il comunicato rilasciato in questi gironi dall’ambasciata cinese nella capitale che invita i cinesi residenti ad aumentare le misure di sicurezza per proteggersi. Il riferimento è ovviamente al terribile duplice omicidio che ha visto (sembra, dagli ultimi sviluppi delle indagini, a opera di due magrebini) la morte per strada un cinese di 31 anni e la sua figlioletta di pochi mesi. Un omicidio che ha sconvolto non solo Roma, ma tutta l’Italia: adesso però la Cina accusa il nostro Paese di “eccessivo garantismo”. Sarebbero troppi negli ultimi mesi gli episodi in cui, a Roma, cittadini cinesi proprietari di ristoranti o di altre attività commerciali sarebbero stati aggrediti a scopo rapina. La conseguenza, secondo quanto si legge su alcuni giornali cinesi, è che alcuni tour operator avrebbero rinviato la partenza di gruppi di turisti verso l’Italia. Il motivo? La preoccupazione per la loro sicurezza. Secondo il professor Mario Morcellini, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma intervistato da IlSussidiario.net, “la Cina non è esattamente il Paese in grado di dar elezioni di garantismo e di rispetto verso le minoranze. In più, sempre secondo Morcellini, la città di Roma ha invece dato un toccante esempio di capacità di apertura multiculturale proprio in seguito all’episodio in questione.
Professore, la Cina lancia l’allarme Roma: ma è davvero così? Questo può cambiare la percezione che gli abitanti di quel Paese hanno della nostra città?
Trovo che dal punto di vista generale quello della Cina non è un contributo multiculturale e neanche positivo, perché se devo essere sincero non si può dire che quel Paese sia in condizioni di dare lezioni di apertura culturale e di rispetto delle differenze. Probailmente questa campagna avrà qualche effetto negativo, ma relativamente, sulla popolazione.
Come hanno reagito invece i romani secondo lei?
L’episodio di Roma è sconvolgente, ma occorre anche dire che è stato trattato come tale. Non si può cioè dire che sia stato trattato come un episodio come tanti di efferatezza criminale. La città di Roma si è letteralmente fermata per lo sdegno anche nella rassicurazione pubblica, complice magari anche quel minimo di bontà in più che c’è un po’ in tutti durante il periodo natalizio.
Ci spieghi meglio come secondo lei hanno vissuto questo fatto i cittadini romani, i media, le autorità.
Sia la cittadinanza, ma anche la magistratura cittadina cioè il sindaco, e anche i media nazionali hanno trattato questo fatto più a lungo del solito. Non si sono accontentati dell’emergenza e hanno raccontato anche le reazioni delle persone e quindi dal punto di vista mediatico è un raro caso in cui possiamo dire che dal punto di vista del bilancio finale sia un raro caso in cui la coesistenza multiculturale della città sia un bilancio positivo. Resta il dramma allucinante dell’inutilità e dello spreco di questa uccisione, ma questo è meno importante in questo momento del riconoscere che nessun italiano si sia fermato a pensare quale sia il colore della pelle delle persone uccise.
Una insospettata apertura multiculturale, dunque, a discapito di chi critica i media e gli italiani per una presunta mancanza in questo senso?
La rappresentazione che i media hanno dato di questo episodio è una rappresentazione assolutamente equivalente al fatto che le vittime fossero due cittadini cinesi. Anzi io ho trovato in questa rara occasione i media italiani più multiculturali del solito cioè non si sono soffermati a considerare il peso informativo della morte di un italiano o di un cinese. Direi ci sia stato uno scatto di dignità e di lucidità.
Però la Cina ci critica…
E’ impressionante che il potere pubblico e il potere economico cinese traggano da questo episodio un elemento di indebolimento della nostra capacità di mantenere l’ordine pubblico e di coltivare la coesistenza civile, mi sembra che sia una reazione eccessiva e francamente anche un po’ illogica.
Siamo stati tacciati anche di eccesso di garantismo.
I cinesi non sono un buon tribunale del garantismo nel senso che forse noi pecchiamo troppo, ma non possono essere proprio loro a dirlo. Mi sembra una terminologia inappropriata sulla loro bocca.