«La separazione tra Snam ed Eni può davvero avvenire», commenta in questa intervista per Ilsussidiario.net Federico Pontoni, ricercatore presso IEFE, il centro di ricerca dell’Università Bocconi specializzato in economia e politica dell’energia e dell’ambiente, «e attualmente il problema principale è strettamente finanziario, perché, vista la situazione economica, non è facile trovare qualcuno disposto a fare una buona offerta che possa interessare Eni».
Però questa possibilità piace parecchio all’Autorità per l’energia…
Questa soluzione piace certamente all’Autorità per l’energia e all’Antitrust, perché la teoria economica vuole che chi controlla l’infrastruttura sia in grado di distorcere il funzionamento del mercato a proprio favore, quindi è chiaro che una Snam non controllata da operatori che agiscono nell’importazione e nella vendita può diventare più imparziale. Rimane il fatto che Eni, anche se dovesse separarsi da Snam, ancora oggi avrebbe il controllo di alcuni gasdotti internazionali.
Quello attuale di Eni si può considerare un monopolio?
Quello di Eni non è un vero e proprio monopolio, ma certamente è l’operatore dominante. Gestire l’infrastruttura significa semplicemente trasportare il gas per conto terzi, quindi la domanda fondamentale che dobbiamo porci è questa: chi è in grado di comprare gas all’estero e poi venderlo in Italia? Oggi lo fanno Eni ed Edison, fondamentalmente, perché sono società in grado di andare all’estero, comprare il gas o addirittura estrarlo, e rivenderlo in Italia.
Quindi?
Anche se obbligassimo Eni a vendere il gas ad altri operatori italiani, rimane il fatto che è stata sempre Eni a comprarlo all’estero, quindi bisognerebbe aumentare il numero di importatori per avere operatori in grado di commerciare e trattare con Russia, Libia, Algeria, Quatar e così via, e portare il gas in Italia. Il problema è che nel nostro Paese ci sono poche grandi società che hanno la possibilità di farlo, e tutte le nostre municipalizzate sono relativamente piccole. Al di là della separazione tra Eni e Snam, che certamente può essere un aiuto, ci potrà essere vera concorrenza solo quando avremo società capaci di comprare gas all’estero.
Invece i consumatori che tipo di benefici potrebbero trarre da questa ipotetica separazione?
Con la separazione altri operatori potrebbero decidere di operare sul mercato italiano. Possiamo quindi fare una ipotesi: oggi sono solo Eni, Edison e pochissime altre società a portare il gas in Italia, perché tutte le altre sono spaventate dal fatto che Eni controlla Snam e da tutte le difficoltà che ne conseguono. Invece, con una Snam separata, allora avremmo un mercato con un funzionamento perfettamente trasparente, quindi anche altre grandi società potrebbero decidere di operare in Italia per ridurre i margini di Eni.
Questa separazione converrebbe davvero al nostro Paese?
Ecco uno scenario possibile: dalla vendita di Snam, Eni ottiene un grosso capitale che probabilmente investirà per continuare a estrarre gas e petrolio. Ci ritroviamo quindi con un operatore internazionale come Eni ancora più grande e qualche altro operatore che invece ha acquistato Snam, quindi la situazione non cambia poi così tanto. Però potremmo chiederci: una Snam così indipendente che è ancora più trasparente nella gestione, può portare nuovi operatori sul mercato? Se la risposta è sì, allora i prezzi potrebbero ridursi e certamente questo sarebbe un bene, ma se questo non accade non cambia praticamente niente.
È stato detto che per evitare la separazione basterebbe che Eni dimostrasse che Snam e Stogit, la divisione che si occupa dello stoccaggio, siano indipendenti nella gestione. Secondo lei, questo è possibile?
È possibile e c’è un’Autorità che in teoria regola Snam in maniera totale, stabilendo costi e ricavi, e approvando il suo codice di rete, cioè tutti i criteri per essere ammessi a immettere gas nella rete. Con lo stoccaggio avviene lo stesso, ed è sempre regolato dall’Autorità, che se si dimostra veramente forte può essere in grado di garantire che Snam e Stogit operino in maniera trasparente. D’altra parte, un’Autorità debole non è invece in grado di offrire questo tipo di garanzie, e in questo caso possiamo supporre che Snam e Stogit stiano operando a favore di Eni. Se l’Autorità è debole e Eni è stata costretta a vendere Snam e Stogit, non è comunque detto che queste due operino in maniera trasparente, ma semplicemente lo farebbero in maniera indipendente, e andrebbero comunque a favore non più di Eni, ma dei nuovi proprietari.
(Claudio Perlini)