È alla Scala sino al 5 febbraio, ma arriva a Roma il 3. Ovviamente in due edizioni totalmente differenti. Alla Scala è in scena “Les Contes de Hoffman”, capolavoro incompiuto di Jacques Offenbach in cui “Coppelia” la bambola meccanica cha danza, canta e soprattutto seduce è la protagonista del primo dei tre atti.
A Roma, arriva Coppélia. balletto pantomimico di Léo Delibes in tre atti, su libretto di Charles Nuitter e Arthur Saint-Léon. Ambedue i lavori hanno la loro origine in un racconto del proto-romantico poeta e scrittore tedesco E.T.A Hoffmann, Der Sandmann.
Ma il trattamento è molto differente. Nell’opera di Offenbach, la vicenda è vista con un sogno sofferto: l’amore impossibile del protagonista per una donna che si rivelerà essere una bambola. Negli altri due atti dell’opera, d’altronde, Hoffman è alle prese con altri due amori impossibili, sempre con finale amaro ove non tragico. Léo Delibes prolifico compositore del Secondo Impero e della Terza Repubblica, introduce la Francia elegante dell’aristocrazia e dell’alta borghesia in un mondo di fantocci, automi e bambole meccaniche, in cui gli spunti drammatici si risolvono nel grottesco personaggio di Coppelius.
Nell’edizione in programma a Roma, la messa in scena è interpretata dal francese Eric Vu-An, autore anche della coreografia, ha debuttato lo scorso dicembre all’Opéra de Nice e viene riproposta con i danzatori del Corpo di Ballo dell’Opera, diretto da Micha van Hoecke. Le luci sono di Patrick Méeüss. Una scelta appropriata perché i francesi meglio di altri possono filtrare la delicata musica di Delibes.
Ambientata in una immaginaria Galizia, la vicenda narra di Swanilda, gelosa del fidanzato Franz che sospetta innamorato di una misteriosa creatura, Coppelia, ignorando che si tratta semplicemente di una bambola. Per il coreografo Eric Vu-An è il secondo incontro con Coppélia, dopo la creazione per Avignone del 2004 in cui era Franz. “E’ un capolavoro compiuto – afferma durante una prova – Parto da Arthur Saint-Léon e Léo Delibes per ritrasmettere il balletto nella sua essenza, tenendo conto però dell’evoluzione dei fisici dei danzatori e del nostro gusto, rispettandone scrupolosamente l’umanità e la tenerezza che gli hanno permesso di essere applaudito fin dalla sua creazione, nel 1870”.
La prima rappresentazione assoluta dello spumeggiante balletto, con la coreografia di Arthur Saint-Léon, ebbe luogo all’Opéra di Parigi il 25 maggio 1870. Protagonista la quindicenne Giuseppina Bozzacchi, particolarmente adatta al ruolo di Swanilda per vivacità e freschezza. Il successo fu immediato. Dopo diciotto rappresentazioni l’Opéra fu però costretta a chiudere i battenti a causa della guerra franco-prussiana che premeva alle porte con l’assedio di Parigi, ma il celebre balletto, nelle sue numerose rivisitazioni, sopravvive ancora oggi nei cartelloni delle migliori compagnie.
I giovani danzatori del Ballet Nice Méditerrannée, l’uruguaiana Paola Acosta e l’italiano Alessio Passaquindici si alterneranno con la prima ballerina Gaia Straccamore e Alessio Rezza per dar corpo alla storia d’amore carica di contrasti e vitalità, di Swanilda e Franz dall’inevitabile lieto fine, molto differente quindi da quello di Offenbach. Nel ruolo del fabbricante di bambole Coppelius, lo stesso Eric Vu-An si alternerà con l’étoile dell’Opera di Roma Mario Marozzi
Per la prima volta sul podio del Teatro dell’Opera l’olandese Koen Kessels che farà rivivere la geniale partitura di Léo Delibes, piena di trovate e capace di ritrarre i personaggi con temi musicali ben caratterizzati.