Sono oltre 14.000 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole medie ed elementari del Lazio. Esattamente sono 8.514 nella scuola primaria e 6.301 nella scuola secondaria di primo grado. Lo dice l’Istat, nell’indagine diffusa oggi, nella quale fotografa lo stato dell’integrazione di questi studenti negli istituti statali e non statali, relativamente agli ultimi due anni scolastici (2008-2009 e 2009-2010). Una indagine che sottolinea, innanzitutto, come nel Lazio – insieme all’Abruzzo – ci siano pochi insegnanti di sostegno per gli alunni disabili.
Nell’anno scolastico 2008-2009 – si legge infatti nel rapporto – i dati del ministero dell’Istruzione indicano che in Italia “nella scuola statale ci sono circa 60.529 insegnanti di sostegno nel complesso dei due ordini scolastici (primarie e secondarie di I grado), considerando sia quelli a tempo indeterminato sia determinato. Di questi, 33.556 lavorano nella scuola primaria e 26.973 nella scuola secondaria di I grado. La legge finanziaria del 2008 ha stabilito che, a livello nazionale, deve esserci un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità e ha limitato, contemporaneamente, l’accesso alle deroghe (l. 244/2007).
Nonostante l’obiettivo nazionale sembri essere stato raggiunto, sussistono alcune differenze regionali: la Basilicata, infatti, ha un numero medio di alunni con disabilità per insegnante di sostegno più basso (pari a 1,4), seguita dalla Calabria (1,7). Nel Lazio e in Abruzzo si riscontra, invece, un numero medio di alunni per docente più elevato, pari a 2,5.
Ma, al di là di questo dato, il processo di integrazione degli alunni con disabilità sembra avviato anche nella nostra regione sui binari giusti. È infatti in costante crescita – benché lenta – il superamento delle barriere architettoniche nelle scuole. L’80 per cento delle scuole primarie ha infatti scale a norma. E la percentuale sale a più dell’85 per cento nelle scuole medie. Meno bene nell’accessibilità dei servizi igienici e soprattutto dei percorsi interni ed esterni alle scuole. Ma, passando da un anno all’altro, conforta il fatto che la situazione relativa all’abbattimento delle barriere architettoniche migliori chiaramente per entrambi gli ordini scolastici.
Se poi si guarda all’offerta integrata di servizi, in termini di strumenti e persone, che le scuole statali e non statali mettono in campo per rispondere ai bisogni della popolazione scolastica con disabilità, la situazione si fa più complessa. L’Istat guarda a tecnologia e personale, cioè agli strumenti principali per l’integrazione.
E in particolare alla presenza di postazioni informatiche con hardware (periferiche speciali) e software specifico per la didattica speciale per alunni con diverse tipologie di disabilità. Ebbene, l’Istat qui osserva che c’è stato un sensibile aumento delle scuole con postazioni informatiche, portando la posizione della regione Lazio poco oltre la media nazionale: 68,61 nella scuola primaria e 78,19 nella secondaria di primo grado. La media nazionale è rispettivamente del 68,72 e del 76,95 per cento.
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La presenza della tecnologia informatica non garantisce però che questa sia effettivamente utilizzata per la didattica. Le scuole primarie e secondarie di I grado nelle quali nessun docente di sostegno utilizza la tecnologia per la didattica speciale sono, rispettivamente, il 16,7 per cento e il 11,3 per cento. Le regioni nelle quali più di un quarto delle scuole primarie non hanno docenti che utilizzano la tecnologia sono prevalentemente al Mezzogiorno. Anche qui il Lazio resta nella media nazionale.
Ma il processo di integrazione scolastica – sottolinea l’Istat – passa attraverso «lo sviluppo delle competenze dell’alunno negli apprendimenti, nella comunicazione e nella relazione nonché nella socializzazione, obiettivi raggiungibili attraverso la collaborazione ed il coordinamento di tutte le componenti in questione, nonché dalla presenza di una pianificazione puntuale» degli interventi da mettere in atto. Per quando riguarda l’apprendimento, la figura professionale di riferimento è quella del docente curriculare e del docente di sostegno. E qui, come si diceva, il Lazio zoppica maggiormente.