Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 137 del 15 giugno 2010, supplemento ordinario n. 128/L, i tre regolamenti di attuazione della riforma delle superiori, dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti (1 giugno 2010). I tre regolamenti erano stati adottati definitivamente a febbraio 2010 dal Consiglio dei ministri e poi emanati nel marzo scorso dal Capo dello Stato sotto forma di DPR. I tre regolamenti di riforma della scuola secondaria superiore troveranno graduale attuazione a cominciare dalle prime classi del prossimo anno scolastico.
Di seguito pubblichiamo alcuni contributi, quasi «reazioni a caldo», di esperti disciplinari. In questo articolo il contributo è relativo all’Insegnamento di Fisica.
SOMMARIO/ N° 88 – Settembre 2024 – Talento, Ricerca, Scoperta
Il percorso del liceo scientifico ha portato a un migliore equilibrio tra le materie umanistiche e quelle scientifiche. Questa scelta, accolta positivamente, è accompagnata da un’impostazione del modo di insegnare fisica, che chiede vari cambiamenti.
Non si tratta di organizzare diversamente il «programma» secondo uno schema pre¬stabilito in cui l’insegnamento della fisica è spesso un racconto con formule arricchito da esperienze originali. Nelle Linee generali e competenze si legge: «Al termine del percorso liceale lo studente avrà appreso i concetti fondamentali della fisica, le leggi e le teorie che li esplicitano, acquisendo consapevolezza del valore conoscitivo della disciplina e del nesso tra lo sviluppo della conoscenza fisica ed il contesto storico e filosofico in cui essa si è sviluppata.»
È necessario quindi che si attui una riflessione sul sapere scientifico in rapporto al sapere storico e filosofico, in modo da poter comprendere il nesso fra forme diverse di conoscenza e la genesi e la struttura della scienza stessa. Anche la storia delle scienze ha una funzione didattica preziosissima nella misura in cui non è vista come un’informazione «in più», spesso a margine nel manuale scolastico o in un capitolo preliminare come uno degli argomenti che si possono saltare; la scienza stessa ha nella sua struttura di razionalità la sua dimensione storica. In questa prospettiva è necessario evidenziare quei problemi e quelle domande che hanno innescato le principali ricerche, soprattutto in riferimento a nuovi campi di indagine e, d’altra parte, ripercorrere lo sviluppo di concetti fondamentali mostrando come certe domande sono riemerse magari riproponendosi in modi nuovi e come altre sono ancora aperte. In questa prospettiva si tratta di lavorare costruttivamente fra docenti per uscire da schemi consolidati che hanno ingabbiato la scienza in tecniche procedurali operative privandola della dimensione della storicità e della pratica sperimentale.
Più avanti si legge: «In particolare, lo studente avrà acquisito le seguenti competenze: fare esperienza e rendere ragione del significato dei vari aspetti del metodo sperimentale, dove l’esperimento è inteso come interrogazione ragionata dei fenomeni naturali, scelta delle variabili significative, raccolta e analisi critica dei dati e dell’affidabilità di un processo di misura, costruzione e/o validazione di modelli.» È più volte ribadito che l’attività sperimentale accompagnerà lo studente lungo l’arco del primo biennio ma anche negli anni successivi. Vorrei esprimere il mio parere positivo su questa impostazione, ma anche alcune considerazioni che nascono dalla mia esperienza lavorativa. L’attività in laboratorio con trenta studenti è molto impegnativa e richiede un’attenta preparazione e tempi comodi per condurli a risultati quantitativi da elaborare. Questo si verifica sia che si tratti di esperimenti di rilevanza storica, sia che si tratti di imparare ad adoperare semplici strumenti di misura o di verificare leggi fisiche. La scrittura di relazioni sull’attività sperimentale risulta utile ed efficace per ragionare sul procedimento seguito, soffermarsi sugli errori compiuti, ideare strade alternative per giungere alla correzione degli errori fatti. Questo metodo di lavoro è poco usato per tanti motivi, come il poco tempo a disposizione, la difficoltà a organizzare gli esperimenti, la valutazione delle relazioni. A ciò si aggiunge la difficoltà a lavorare in laboratorio dei colleghi con la laurea in matematica. In questa prospettiva si rende indispensabile un aggiornamento continuo per tutti i docenti.
Negli ultimi anni la mia scuola ha promosso collaborazioni varie con l’Università, come per esempio incontri di orientamento, stage, visita ai Laboratori Nazionali del Sud, partecipazione al Progetto Lauree Scientifiche. Il mio giudizio è positivo visto l’interesse e la curiosità suscitata per le discipline scientifiche nei ragazzi che hanno partecipato e la ricaduta didattica per l’intera classe. Credo però che queste proposte vadano fatte anche al primo e secondo biennio, calibrate secondo l’età dei ragazzi, aiutando gli insegnanti a valutare il percorso didattico di ogni singola classe.
EDITORIALE n. 88 - Talento, Ricerca, Scoperta
Obiettivi specifici di apprendimento
Sulla suddivisione degli obiettivi specifici di apprendimento condivido l’introduzione della fisica moderna al quinto anno che risulta più chiara rispetto alla Bozza del 14 marzo 2010. Visto che la programmazione andrà fatta per il primo biennio, per il secondo biennio e per il quinto anno è necessario che i libri di testo contengano tutti gli argomenti utili per la libera progettazione dei docenti e sia favorita la continuità didattica per almeno due anni o ancora meglio per l’intero quinquennio. Non risulta chiaro se la valutazione degli studenti debba avvenire attraverso verifiche scritte. È sicuramente utile svolgere esercizi e risolvere problemi in classe e a casa allo scopo di ragionare sul procedimento seguito e discutere il risultato. La soluzione di un esercizio anche un po’ complesso si presta a fare unità, a evidenziare nessi, collegamenti, analogie e raffronti. Nel porre problemi la scelta cadrà su quelli a carattere esemplificativo e il loro svolgimento diventerà utile se saranno svolti con il rigore che la matematica richiede. Nel primo biennio sarebbe utile avere sulla pagella due voti (valutazione orale e prova di laboratorio, in alternativa valutazione orale e prova scritta) o tre (valutazione orale, prova scritta e prova di laboratorio); in ogni caso nel secondo biennio è necessario l’inserimento della prova scritta di fisica. Infine è indispensabile che le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite dagli studenti siano adeguate ad affrontare i test di ingresso alle facoltà scientifiche.
Mi sono chiesta se gli obiettivi specifici di apprendimento del primo biennio consentano di raggiungere le tre categorie delle competenze di base presenti nel relativo certificato per l’asse scientifico – tecnologico. Credo che il terzo requisito: «essere consapevole delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie nel contesto culturale e sociale in cui vengono applicate», sia maggiormente presente nel secondo biennio. D’altra parte la scelta dei contenuti nel primo biennio, tenendo salda l’impostazione presente nelle indicazioni, mi sembra finalizzata al raggiungimento delle competenze di osservare e identificare fenomeni, formulare ipotesi utilizzando modelli analogie e leggi, fare esperienza e rendere ragione del significato dei vari aspetti del metodo sperimentale.
SCIENZAinATTO/ Leggere una grande storia nelle righe di uno spettro
Quadro Orario Annuale | 1° Biennio | 2° Biennio | 5° Anno |
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Liceo Scientifico – Opzione Scienze Applicate |
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Francesca Ferreri
(Docente di Matematica e Fisica al Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” di Catania)
© Pubblicato sul n° 39 di Emmeciquadro
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