Negli ultimi quattro mesi dell’anno scorso le banche italiane si sono dimostrate più propense a erogare credito alle imprese, raggiungendo i livelli dei primi tre mesi del 2011. E’ quanto risulta da un rapporto di Bankitalia, da cui emerge però una notizia buona e una cattiva. Per quanto riguarda i mutui concessi alle famiglie la tendenza infatti è a “un moderato irrigidimento che ha riflesso il peggioramento delle prospettive sull’attività economica e del mercato immobiliare”. La domanda di prestiti da parte delle aziende continua comunque a essere bassa, in quanto risente del trend relativo agli investimenti fissi e delle richieste per capitale circolante e scorte. A diminuire è anche la domanda di mutui, conseguenza del peggioramento della fiducia dei consumatori e delle prospettive del mercato delle abitazioni residenziali. Nel quarto trimestre del 2012 gli intermediari riferiscono però un leggero incremento delle loro potenzialità di accesso ai mercati all’ingrosso. L’Italia del resto non rappresenta un’eccezione rispetto al panorama europeo. Negli ultimi quattro mesi dell’anno scorso nei paesi dell’area euro la disponibilità delle banche a erogare prestiti alle aziende è sugli stessi livelli dell’Italia. Ilsussidiario.net ha intervistato Rocco Corigliano, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Bologna e presidente di Bipiemme Vita.
Ritiene che il rapporto della Banca d’Italia rispecchi la situazione del credito nel nostro Paese?
Il rapporto corrisponde alla realtà, se Bankitalia pubblica questi dati è perché sono sicuri, accertati, verificati e non certo improvvisati. I risultati rispecchiano in particolare una maggiore rischiosità delle famiglie rispetto alle imprese. Le scarse disponibilità che hanno le banche per fare credito vanno prima alle imprese che alle famiglie: è un fatto consequenziale alla situazione critica che stiamo vivendo. Credito alle famiglie significa mutui, e il mercato immobiliare oggi è una grande incognita. E’ quindi naturale che le cose stiano proprio come afferma il rapporto di Bankitalia.
Non sono forse rischiose anche le imprese?
Certo che lo sono, in seguito all’aggravarsi della crisi e della congiuntura anche le imprese presentano mediamente maggiori gradi di rischio. Se vogliono guadagnare, però, le banche devono fare impieghi, e dunque scelgono quelli meno rischiosi e che tutto sommato fanno anche meglio al sistema. Capisco che la situazione per le famiglie sia sempre più difficile, perché sono tartassate sotto tutti i profili, ma purtroppo bisogna superare questa fase.
Per quale motivo la rischiosità dei prestiti alle famiglie continua ad aumentare?
La rischiosità delle famiglie segue l’andamento del ciclo economico. Quest’ultimo è negativo, c’è una recessione che dura da tempo, ciò significa che c’è meno reddito da distribuire, cui corrisponde una maggiore distribuzione. La conseguenza è che mediamente le famiglie hanno redditi più bassi e quindi stanno peggio. In una situazione di crisi inoltre anche il mercato immobiliare è una grande incognita, e quindi in questa situazione le banche non osano più fare mutui.
Che cosa può fare il governo per creare un circolo virtuoso del credito?
Non c’è nessun circolo virtuoso che possa innescare il governo nella situazione attuale. L’unica cosa che si può sperare è che finisca presto questa situazione di recessione, e si modifichi il ciclo. Il governo potrebbe solo ridurre la tassazione, ma questo si può fare solo nei limiti in cui non si pregiudichi la situazione della finanza pubblica.
I metodi con cui le banche identificano la rischiosità dei debitori possono essere migliorati?
No, non ci sono grandi spazi di miglioramento sotto questo profilo. Si sa ormai tutto quello che si deve sapere sulle metodologie di valutazione delle capacità di credito e del merito di credito. Le banche devono semplicemente applicare bene le cose che si sanno.
(Pietro Vernizzi)