C’è in giro spesa e spesa, quella produttiva e quella improduttiva; per tutteddue onori ed oneri.
Di questo si è detto e scritto nell’economia della produzione.
Secondo George Reisman, “la spesa produttiva è sinonimo di spesa riproduttiva, in quanto trattasi di risorse che vengono al contempo consumate e ripristinate, in virtù della produttività della spesa… E questo essenzialmente perché, nel contesto del processo di cui è parte, la spesa in questione non costituisce un mero esborso di denaro. I fondi che vengono spesi in maniera produttiva producono un successivo ritorno economico, a cui solitamente è associato un profitto. Al contrario, i fondi che sono spesi improduttivamente, di regola, o non producono alcun ritorno, ovvero lo generano in misura alquanto limitata, e pertanto devono intendersi dei meri atti di consumo… In un caso, assistiamo alla ricostituzione e all’incremento. Nell’altro, semplicemente ad una perdita secca” (George Reisman, Capitalism: A Treatise on Economics, pag. 444).
Beh, nell’economia dei consumi tutt’un altro dire. Proviamo a dirlo.
Da Reisman, sempre lui, prendiamo in prestito la dritta produttivo/improduttivo: “In un caso assistiamo alla ricostituzione e all’incremento; nell’altro, semplicemente ad una perdita secca”.
Orbene, può considerarsi produttiva quella spesa, che pur migliorando i processi e i prodotti, porta al mercato più beni di quanto l’altra spesa possa acquistare?
Quando questo avviene, e avviene eccome, cambiano le carte in tavola: una volta spesi i soldi della spesa ma restano resti in magazzino, diventa ineludibile trovare il modo per ricostituire nuovi fondi, necessari per poter esperire quel resto della spesa altrimenti…
Altrimenti non vi sarà né ricostituzione né incremento cui dar corso con la spesa produttiva, anzi fortemente improduttiva.
Nel caso di specie si mostra per intero l’identità dell’economia dei consumi: vi è più valore nel consumare che nel produrre.
Si rende evidente pure dover ridefinire il ruolo delle spese redditizie ed apportatrici di valore aggiunto dentro il processo di produzione.
Vladimir Menshikov commentando gli studi di Reisman, lo scrive: “Nell’alveo di un’economia monetaria in cui opera la divisione del lavoro, tutte le spese devono essere valutate o come produttive ovvero come improduttive. Detto altrimenti, una data quantità di moneta e il volume della spesa possono essere ripartiti in conformità allo scopo della spesa stessa di consumo, ovvero di produzione”.
Fiuuuuu…. d’accordo. Lo sottoscrivo e chi ci guadagna, ci guadagna!