L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas non ha ancora confermato, ma ci ha pensato Nomisma Energia a lanciare l’allarme: a partire da luglio ci sarebbe una stangata in vista per i consumatori sulle bollette di luce e gas: si parlerebbe di una crescita del 2% sulla prima voce e fra l’1% e l’1,5% sulla seconda. Si tratta pur sempre di previsioni. E invita alla cautela Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni: “Le previsioni di questo tipo vanno prese con un minimo di cautela poiché l’Authority svolge il proprio lavoro sulla base di modelli e su di essi stima i bollettini trimestrali. Non è detto che le decisioni dell’autorità ricalchino perfettamente le aspettative degli analisti”.
Non resta, dunque, che attendere il 28 giugno, data del bollettino dell’Authority che, quasi sicuramente riserverà aumenti. “E’ abbastanza nella norma che il trimestre estivo sia quello in cui si registrano aumenti nei costi – dice Silvio Bosetti, Direttore generale Fondazione Energy Lab – Il punto focale è il valore assoluto dell’energia elettrica e del gas in Italia e il loro continuo aumento. Noi paghiamo il 20-25% in più rispetto alla media europea con punte del 40% in più rispetto alla Francia. Le nostre piccole e medie imprese pagano bollette maggiorate sino al 30%. I motivi sono tutti da attribuire alle anomalie del sistema elettrico italiano: sui costi di produzione energetica, siamo un Paese che ha la propria produzione incentrata sul gas naturale e siamo l’unica nazione che importa fra il 15% e il 20% dell’energia elettrica dalla Francia e dalla Svizzera, con surplus onerosi. Inoltre, cominciano a farsi sentire gli oneri aggiuntivi legati alla produzione di energia rinnovabile, cioè il fotovoltaico. Per quanto riguarda i costi di trasporto e distribuzione siamo, invece abbastanza in linea con la media Ue, tranne un paio di regioni del Sud, dove sono leggermente più onerosi”. A livello fiscale? “L’Iva e le accise applicate all’energia sono molto significative. E’ cosi da molti anni e prevedo che continuerà a esserlo per altrettanti”.
“Per quanto riguarda il metano – continua Stagnaro – i prezzi sono ancorati a contratti di lungo termine a quelli petroliferi, con un ritardo medio di sei mesi e questo riflette la fase di prezzi sostenuti che abbiamo alle spalle: il meccanismo funziona a onde lunghe. Se, probabilmente, avessimo un mercato competitivo, i prezzi sarebbero più bassi”.
A ottobre, sempre secondo Nomisma, si avranno cali nelle quotazioni dei prezzi del petrolio e di riflesso sulla benzina. Per ora, però, la preoccupazione rimane per l’elettricità e i conti sono presto fatti. “Sono due le componenti che causano i rincari – spiega ancora Stagnaro -: la principale fonte di generazione per l’energia elettrica è il gas e, perciò, sconta a catena i rincari e l’altra è che continua a crescere il contributo delle fonti rinnovabili che sono sussidiate: questo extraonere deve essere, per forza di cose, traslato sui consumatori. In più, ricordo che siamo in estate e, quindi, aumenta la produzione di energia solare”.
Se dovesse intervenire il governo a che livello potrebbe farlo? “Il Governo non potrebbe intervenire poiché sul mercato i prezzi sono liberi e per il resto è compito dell’Autorità definire le fonti tariffarie”. Di diverso parere Bosetti. “E’ un tema all’attenzione di questo Governo e di quelli precedenti che con piccoli interventi hanno mantenuti gli aumenti in una fascia piuttosto mitigata rispetto a ciò che poteva accadere. Il problema è il costo con cui si produce l’energia elettrica che è altissimo. Dieci anni fa si è pensato che le liberalizzazioni e le privatizzazioni potessero portare benefici, invece non è stato così: andrebbe ripensato l’intero sistema energetico italiano con nuove regole”. In che modo? “Occorrerebbe una diversificazione delle fonti combustibili. Nel nostro Paese non usa il carbone che, ad esempio, è usato nel resto del mondo per ricavare ben il 50% dell’energia. In Europa, poi, il 30% viene dal nucleare. Inoltre, in Italia, i permessi per l’estrazione dei giacimenti di idrocarburi vengono dati a singhiozzo. Infine, gli incentivi per il fotovoltaico, che si sono rivelati i maggiori d’Europa hanno pesato e non poco. Insomma, una serie di veti incrociati impedisce di intervenire”.
Per Paolo Cazzaniga, esperto per Altroconsumo di tariffe e mercati elettrici, del gas naturale, gli incentivi sulle rinnovabili hanno pesato sui futuri rincari in bolletta: “L’autorità per l’energia elettrica e il gas è titolare della responsabilità di definire l’aumento delle tariffe e ha rimandato di un mese l’applicazione dell’implemento sugli oneri di sistema proprio per chiedere al Governo un ripensamento sull’incentivazione sulle fonti rinnovabili che sono state ultra incentivate e occorrerebbe un intervento sotto questo aspetto”. Coldiretti ha calcolato che gli italiani spendono, attualmente, di più per combustibili e trasporti rispetto al cibo. “Se ci sganciamo un attimo dal discorso energia elettrica e ci spostiamo sul metano, storicamente è l’utenza per la quale si spende maggiormente in Italia: il gas costa caro perchè c’è poca concorrenza e la tassazione è elevatissima. Più del 40% della bolletta finisce in tasse. Non c’è quindi da stupirsi”.
(Federica Ghizzardi)