La cordata Baldassare definita da qualcuno la “cordata fittizia” finisce alla sbarra. Si tratta di uno dei tre grandi tentativi che durante il processo di privatizzazione di Alitalia venne messo in atto per comprare la compagnia in forte stato di crisi. Antonio Baldassare è anche l’attuale presidente emerito della Corte Costituzionale. Quasi duemila (per l’esattezza 1700) tra lavoratori di Alitalia e investitori si sono infatti costituiti parte civile nei suoi confronti e nei confronti di altri soggetti come Guancarlo Elia Valori presidente della finanziaria Sviluppo Mediterraneo, e due manager della società (Claudio Prati e Danilo Doni). Secondo le accuse, tale cordata fece saltare l’acquisto di Alitalia da parte di Air France con documentazione falsa, provocando danni morali e patrimoniali agli investitori che adesso chiedono il rimborso. Secondo Andrea Giuricin, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto di trasporto aereo, contattato da IlSussidiario.net, «tutta quella trattativa, anche gli altri tentativi di acquisto di Alitalia, furono condotti con un livello di trasparenza davvero basso. Dal punto di vista delle liberalizzazioni fu un processo davvero debole con interventi pesanti dei sindacati e della politica. Una specie di farsa insomma». Che però alla fine ha portato il baricentro di Alitalia quasi del tutto a Roma. È l’occasione per fare anche il punto su quanto pesi oggi Roma per Alitalia.
La cordata Baldassare sotto accusa. Ricordiamo brevemente i passaggi di questa vicenda?
Si tratta del famoso processo di privatizzazione Alitalia quello durato dall’ottobre 2006 fino al fallimento dell’agosto 2008. Un processo che ha visto ben tre fasi.
Quella della cordata Baldassare che ruolo gioca?
Nessuna di quelle tre fasi andò bene. Una di queste era quella della cosiddetta cordata Baldassare che doveva acquistare la compagnia per cercare di rilanciarla proprio nel 2007. Allora erano interessate ad Alitalia anche Air France da una parte e Air One dall’altra. C’era anche Texas City Group. Si era in pieno processo di privatizzazione.
L’accusa di aver fatto saltare l’acquisto di Air France la trova d’accordo?
È un’accusa che dovrà essere valutata dai magistrati che stanno indagando. In ogni caso, quel processo di privatizzazione nacque male anche da un punto di vista politico.
Perché?
Va ricordato che all’interno del governo Prodi c’erano forti pressioni per far mantenere alcune condizioni che non era possibile sostenere se si voleva risanare la compagnia. Ad esempio, mantenere il numero dei dipendenti senza procedere ad alcun licenziamento. La parte più estrema della sinistra nella coalizione Prodi insisteva per questo e tale condizione era impossibile da accettare per qualunque acquirente che volesse ristrutturare la compagnia.
Che peso hanno oggi Roma e i suoi aeroporti nella gestione di Alitalia?
Oggi la base principale di Alitalia ormai è Roma, anche da un punto di vista operativo. Questo è vero soprattutto da quando è stato applicato il piano Prato, l’ex amministratore delegato di Alitalia, scelto nella fase di privatizzazione quando si abbandonò Malpensa.
Fu una scelta giusta?
Teniamo conto che prima Alitalia aveva un sistema con doppio hub che non funzionava e provocava un costo di 200 milioni di euro aggiuntivi. Da quando è stata abbandonata Malpensa il sistema di hub è stato ricentrato su Roma-Fiumicino.
Che risultati si sono dunque ottenuti?
Nel breve periodo i risultati non si sono fatti vedere, perché la vecchia Alitalia è fallita. Da quando è rinata l’unica strategia possibile era quella di rifocalizzarsi su un solo hub e questo per forza di cose doveva essere Roma Fiumicino, perché Malpensa era troppo vicino a Parigi, dove c’è Air France, che il socio di maggioranza della nuova Alitalia con il 25%.
Prospettive future per Alitalia?
Sono sempre stato abbastanza critico di Sabelli in passato, però bisogna riconoscere che il pareggio operativo raggiunto nel 2011 con i 6 milioni di perdita è un buon risultato, perché il prezzo del petrolio nel 2011 è salito parecchio e dunque il risultato raggiunto è abbastanza positivo. Sabelli ha dimostrato di avere molta flessibilità nella gestione dell’azienda. Il futuro non sarà facile, perché nel 2012 la recessione sarà durissima e il mercato aereo scenderà certamente, però Alitalia ha qualche possibilità in più di sopravvivere.
Si dice che la denuncia intrapresa contro la cordata Baldassare riporterà trasparenza ai mercati.
Non lo so. Trasparenza in quella trattativa ce ne fu pochissima e come si è dimostrato alla fine con la cordata italiana è stato un processo davvero debole nel contesto di privatizzazione. Come ho scritto nel mio libro “La privatizzazione infinita”, gli interventi dei sindacati della politica e delle elezioni hanno fatto sì che questo processo diventasse una sorta di farsa.