“Less and better”: meno ma meglio, anzi “a maggior densità emozionale e sociale”. Questo uno megatrend del consumo agroalimentare nell’era dei “Millennials”: i 18-35enni nati attorno alla boa del millennio, che negli Usa hanno ormai superato i baby-boomers. E’ il sociologo Enrico Finzi di AstraRicerche a distillare una delle idee-forza di Food Summit, l’evento organizzato da “Food”, rivista leader nel settore italiano per i suoi 25 anni.
“Racconti dal futuro: idee, scenari e strategie per i mercati di domani” è stato il titolo del vertice che ha raccolto imprenditori ed esperti, moderati dal direttore editoriale di “Food”, Maria Cristina Alfieri. Main partner dell’appuntamento sono stati AlixPartners, gigante della consulenza strategica e Number1, gruppo leader in Italia nella logistica dei prodotti di consumo, fortemente focalizzato sul food.
Un lungo racconto è stato in effetti il quarto di secolo del magazine inventato da Paolo Dalcò: che ha aperto i lavori con una cavalcata di ricordi e aneddoti, puntellati a tutti i big names del Made in Italy agroalimentare, che hanno trovato nella rivista parmense uno specchio e una vetrina, soprattutto un think tank di frontiera. “Non sappiamo come sarà Food fra 25 anni, ma ci saremo ancora e da protagonisti”, ha assicurato Davide dalcò, figlio di Paolo, che sta raccogliendo l’eredità e la sfida dell’editore-fondatore, sbarcato anche negli Stati Uniti, ambasciatore del well-living italiano a tavola.
Due ore fitte e serrate di testimonianze – alcune in video internazionali – hanno lanciato suggestioni e provocazioni, perfettamente aderenti alla linea editoriale di Food. Trasformazioni radicali nel rapporto con il cibo sono in via di accelerazione su almeno due versanti: la modalità d’acquisto e quella di consumo. “Internet e la seconda grande invenzione nella storia dell’uomo dopo il fuoco”, ha sintetizzato Oscar Farinetti, fondatore di Eataly.
Ci hanno pensato Francesco Leone e Marco Eccheli e delineare le tendenze dell’e-commerce agroalimentare globale: nelle quali contano la crescita graduale dei volumi e degli investimenti (lo ha confermato François Nuyts, responsabile per l’Italia e la Spagna di Amazon, che sta puntando sui prodotti freschi) ma anche e forse soprattutto gli stili di vita associati all’acquisto via smartphone/tablet. Comprare/consumare cibo via web non sottomette le dimensioni squisitamente umane alla tecnologia, ma anzi enfatizza il gusto per la qualità/personalizzazione tipico dei “millennials”: attentissimi a tutte le “app” che possono dare profondità al consumo in termini di salute e benessere, oppure che consentono di catturare valore presso catene distributive attente a tutti gli aspetti del lifestyle.
“Il cibo di qualità è il lusso del futuro”: parola di Renzo Rosso tycoon-guru di Diesel, oggi partner di NaturaSi – catena di negozi di agroalimentare “bio” – quasi in naturale continuità con i successi nel fashion eternamente rivolto ai 18-35. Che, certamente, il made in Italy si debba confrontare con la globalità e le sue dimensioni, lo ha sottolineato Cathy Strange, responsabile degli acquisti di Whole Foods: “Il Made in Italy ha da sempre un vantaggio competitivo nel portare non solo qualità, ma una cultura del cibo, un modo di essere e di vivere sofisticato ed evoluto con l’alimentazione”. Ma attenzione a dare per scontato un “valore-Paese” come quello del food: se e come ci sarà ripresa verrà anche dall’agroalimentare Made in Italy, hanno ricordato l’ex ministro ed europarlamentare Paolo De Castro, il vicepresidente di Banca Imi (Intesa Sanpaolo) Gaetano Micciché e Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Federalimentare.
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