“La settimana della moda è stata non soltanto una grande vetrina globale per Milano, ma anche un evento in grado di migliorare la fiducia degli italiani dell’8%, come documenta un’indagine di Astra Ricerche. Nel primo semestre 2012 le imprese milanesi attive nella moda al dettaglio ha registrato un saldo negativo di 5mila unità. Senza le emozioni positive che anche le sfilate sanno dare è impossibile ripartire”. Lo afferma Renato Borghi, vicepresidente di Confcommercio nazionale e di Confcommercio Lombardia, commentando la settimana milanese della moda che si è chiusa ieri.
Borghi, qual è l’importanza delle sfilate nell’attuale congiuntura?
E’ uno show business molto positivo per Milano in quanto capitale della moda, e che attrae una serie di acquirenti, visitatori e più in generale attenzione a livello globale. Crea per la città un evento di richiamo internazionale, che ci mette agli onori della cronaca in tutto il mondo, e comunica l’eccellenza della moda milanese ben oltre i confini dell’Europa. E’ una settimana che crea fermento in un momento storico nel quale i consumi interni e le esportazioni languono, fatta eccezione per i nuovi mercati come il Giappone, la Cina, la Russia, l’Ucraina e il Brasile.
Com’è stato il primo semestre 2012 per la moda italiana?
Il settore si regge soprattutto grazie alle esportazioni. Nei primi cinque mesi del 2012 queste ultime hanno segnato un incremento, ma non così importante come nel 2011. In un momento di crisi dei consumi, dove il mercato interno è in recessione e soltanto l’export riesce a reggere, occorre innanzitutto fiducia. Stimoli sensoriali, umori, emozioni e tutto ciò che riesce a comunicare la settimana della moda in termini di creatività può fornire i presupposti per il rilancio del settore. Se così non fosse, ci troveremmo davanti a soli dati negativi.
Può fornirci qualche numero?
Nel solo dettaglio del settore moda (abbigliamento, calzature, articoli in pelle, accessori, articoli sportivi e tessuti per la casa) nel primo semestre 2012 in Italia abbiamo registrato oltre 7mila chiusure di negozi, a fronte di poco più di 3mila aperture. Abbiamo dunque un saldo negativo di 3.983 negozi. E’ una situazione tanto più drammatica, se si pensa che in tutto il 2011 il saldo negativo è stato pari a 5.013 unità.
La settimana della moda ha risentito di questa situazione?
La sensazione di chiunque ha partecipato è stata la voglia di rilancio del settore fashion. La moda non soddisfa un bisogno primario, ma vive di umori, atmosfera, spontaneità e creatività. E’ da qui che nasce il consenso che riscuote la settimana di Milano sulla stampa internazionale. L’insieme di questi fattori può portare la donna a fare scelte dettate non soltanto dalla necessità, ma dal desiderio di trovare piacere nel vestirsi.
Gli italiani hanno ancora fiducia nel loro futuro?
Ogni mese Federmoda commissiona ad Astra Ricerche un’indagine sul “sentiment”, cioè sul clima di fiducia degli italiani. Quest’ultima in settembre, anche grazie alla settimana della moda, ha avuto un rialzo. A giugno aveva raggiunto il suo punto più basso dal Dopoguerra, in quanto il 66% degli italiani aveva una percezione negativa del loro futuro economico. A settembre il dato è sceso al 58%. Questo miglioramento dell’8% è importante perché, insieme al reddito disponibile, la fiducia è una delle due variabili che porta a incrementare i consumi. Secondo i dati Istat, nel primo semestre 2012 il potere di acquisto delle famiglie è diminuito del 2%. Combinato a un clima di fiducia sempre negativo, ciò comporta una continua contrazione dei consumi.
A febbraio 2013 sarà lanciato il nuovo salone della moda donna all’interno di Milano Fashion Week. Che cosa ne pensa di questa novità?
E’ un’occasione per riavvicinare la Fiera di Milano alla moda e lo vediamo come un buon auspicio per il rilancio del settore. Il salone è frutto di una partnership tra Comune, Fiera Milano e Pitti Immagine. Il fatto di rivalutare il ruolo della moda nella Fiera della città di Milano con un salone nel padiglione 3 può valorizzare l’apporto lombardo in un contesto sempre più globale. Può essere quindi un modo per mettere ulteriormente l’accento sulle settimane della moda.
(Pietro Vernizzi)